L’Arabia Saudita ha già finito di divorare il calciomercato?

Rispetto a un anno fa, acquisti e investimenti sono decisamente inferiori. Ma in realtà era tutto programmato.

Esattamente un anno fa, nel corso della torbida e torrida estate 2023, qui in Europa gli appassionati e gli analisti di calcio si ritrovarono a friggere – verbo perfetto, viene da dire – per via di quello che stava succedendo in Arabia Saudita. Ricorderete: alcuni club della Saudi Pro League, guidati da quelli rilevati dal fondo statale PIF, si misero a investire cifre enormi per sottrarre giocatori alle squadre degli altri continenti. Soprattutto a quelle delle cinque leghe top in Europa. Neymar, Milinkovic-Savic, Koulibaly, Benzema, Mahrez, Gabri Veiga, Mané e tanti altri protagonisti del calcio internazionale, praticamente dal giorno alla notte, si ritrovarono nel Paese incastonato tra Mar Rosso e Golfo Persico. Insomma, la centralità storica di alcuni movimenti calcistici – Inghilterra, Spagna, Italia, Germania e Francia – era stata messa in discussione. E nel modo più plateale possibile: oltre 830 milioni di euro investiti per l’acquisto di 97 giocatori, di cui molti famosissimi, non potevano passare inosservati.

Oggi, un anno dopo, l’emergenza sembra rientrata. O meglio: la gran parte dei giocatori arrivati un anno fa sono rimasti in Arabia Saudita, ma nel frattempo non ci sono stati gli stessi botti, cioè gli stessi investimenti. Nella pagina Transfermarkt dedicata agli affari ufficiali della Saudi Pro League, i nomi che spiccano di più sono quelli di Moussa Diaby (preso dall’Al-Ittihad), Pierre-Emerick Aubameyang (acquistato dall’Al-Qadisiah) e Houssem Aouar (anche lui finito all’Al-Ittihad), e non è esagerato dire che non c’è nulla a che vedere con l’estate 2023. Ma allora il grande progetto dell’Arabia Saudita è già finito? I club del fondo PIF hanno già smesso di divorare il calciomercato?

La risposta a queste domande, ve lo diciamo subito, è no. O meglio: a una prima occhiata sembrerebbe proprio che l’Arabia Saudita abbia deciso di limitare le spese sul mercato. La verità, però, è che questo rallentamento era già stato pianificato. Che era ed è una parte importante dell’enorme progetto varato dalla Famiglia Reale e dai manager del Fondo PIF. Come scrive The Athletic in questo lungo reportage, che cita anche dei portavoce della Saudi Pro League, «il budget per la nuova stagione, in realtà, è più ampio rispetto a quello stanziato nel 2023. Dobbiamo rispettare tutti gli accordi stipulati un anno fa, ma vogliamo anche mantenere un approccio strategico che ci permetta di crescere».

Insomma, per i club sauditi il vero obiettivo dell’estate 2023 è quello di trattenere i migliori atleti arrivati nel Paese. E per farlo servono grandi investimenti, a cominciare da quelli nelle strutture che accolgono e coccolano i giocatori. Ma serve anche una certa lungimiranza sul mercato: un dirigente della Saudi Pro League ha spiegato che «il nostro impegno, adesso, è quello di assicurarci i migliori talenti, giocatori che colmino le lacune tecniche dei club e che abbiano un prezzo congruo al loro valore di mercato». In effetti, dopo l’enorme esposizione di un anno fa, era giusto rientrare un po’ nei ranghi. Ed era anche inevitabile. Lo conferma un agente – che ha preferito rimanere anonimo – intervistato da The Athletic: «Quando una società saudita compare sulla scena, i club europei vogliono chiudere l’affare in fretta e solo alle loro condizioni. In questo modo, le valutazioni dei giocatori risultano gonfiate. Ora le cose sono cambiate, c’è più attenzione al budget».

Le cose stanno cambiando anche dal punto di vista puramente procedurale. Fino a un anno fa, la progettazione delle squadre saudite avveniva in modo particolare, completamente diverso rispetto a qualsiasi altro Paese del mondo: i proprietari dei club e i dirigenti sceglievano dei giocatori da prendere. chiudevano la trattativa e poi, solo in un secondo momento, informavano l’allenatore in carica. Adesso, invece, l’arrivo di nuovi manager con grande esperienza nel calcio europeo – Fernando Hierro è il nuovo direttore sportivo dell’Al-Nassr, l’ex Barcellona Ramon Planes è stato assunto nello stesso ruolo dall’Al-Ittihad, con Laurent Blanc scelto come nuovo tecnico – ha modificato lo scenario in modo radicale: «Alcuni dei migliori dirigenti calcistici al mondo ora lavorano nei nostri club: vogliamo costruire una struttura solida, che ci consenta  di crescere, di apportare valore all’ecosistema calcistico e ai suoi stakeholder», ha spiegato il portavoce della SPL.

In questa direzione vanno anche delle nuove regole, introdotte quest’anno, e che in qualche modo agevolano l’ingaggio e la valorizzazione dei giovani: gli otto slot per giocatori stranieri concessi fino a un anno fa sono diventati dieci, a patto che i due posti extra vengano riservati a calciatori nati dopo il 2003; il campionato Under 19 è diventato Under 18, così da garantire «un ingresso più precoce nel calcio vero ai nostri talenti», almeno secondo le parole raccolte da The Athletic.

L’obiettivo a medio-lungo termine, dunque, è che la Saudi Pro League inizi a generare ricavi. Per farlo, i dirigenti e i funzionari governativi pare siano pronti a fare scelte di grande impatto dal punto di vista commerciale e di immagine. Una possibilità, scrive The Athletic, è che venga fatto un tentativo di emulazione rispetto alla MLS: «I giocatori più importanti potrebbero aver accesso alle azioni delle società in cui giocano, un po’ come è successo a Beckham e a Messi negli Stati Uniti. Il governo sta incoraggiando la privatizzazione dei club, un passo fondamentale per la crescita dell’intero sistema. Soprattutto in vista della Coppa del Mondo 2034».