Durante il Mondiale di Qatar 2022, il presidente della commissione arbitri della Fifa, Pierluigi Collina, chiese espressamente ai direttori di gara di prolungare i tempi di recupero delle partite per ridurre o quantomeno disincentivare la pratica di effettuare i cambi o di fingere piccoli acciacchi negli ultimi minuti, con il solo fine di perdere un po’ di tempo in attesa del triplice fischio. Il risultato fu una media di quasi 12 minuti di recupero a partita, con l’apice che venne raggiunto durante Inghilterra-Iran, peraltro terminata con un netto 6-2, in campo fino al 119°. La pratica fu introdotta, all’inizio della stagione 2023/24, anche nei campionati nazionali, tanto che in Premier League nell’ultimo anno si è giocato quasi quattro minuti e mezzo in più rispetto all’annata 2022/23. La Uefa, però, ha imposto un dietrofront, tanto che, durante Euro 2024, i minuti di recupero saranno ridotti al minimo. La spiegazione? Preservare il più possibile la salute dei calciatori delle Nazionali.
La Uefa si è mostrata coerente con le sue posizioni. In Champions League infatti (così come in Europa e Conference League) non sono mai stati introdotti i “maxi recuperi”: questo perché, come spiegato dal capo degli arbitri Roberto Rosetti, il tempo di gioco effettivo supera già i 60 minuti, non rendendo necessario il prolungamento della partita a fronte di sostituzioni, infortuni, cartellini, proteste e esultanze dei giocatori. Maheta Molango, amministratore delegato della PFA (l’associazione dei calciatori professionisti nel Regno Unito) ha già dato da tempo il suo sostegno all’approccio della Uefa: «Il carico di lavoro dei giocatori è la questione numero uno quando parlo con i membri dell’associazione che giocano sia per il club sia per la Nazionale», ha spiegato Molango al Times, «è totalmente insostenibile e continuerò a dirlo. Non possiamo continuare a spingere i giocatori finché non si rompono».
Proprio la stessa PFA ha condotto un sondaggio su tutti i calciatori che militano in Premier League, raccogliendo le lamentele di circa il 60% di essi per questi nuovi, lunghissimi, tempi di recupero. Anche la Fifpro, la Federazione internazionale dei calciatori professionisti, ha deciso di supportare la scelta della Uefa, intrapresa in un’ottica di riduzione dello spettacolo per i broadcaster che si controbilancia con un aumento della tutela nei confronti dei giocatori, che hanno un calendario sempre più fitto — e nel 2025 arriveranno anche la nuova Champions League e, forse, il super discusso Mondiale per Club. Insomma, a Euro 2024 non vedremo più con regolarità partite che finiscono oltre il 100° minuto, dove i giocatori si trascinano in campo: non saranno contenti solo gli atleti, ma anche i tifosi, se a guadagnarne sarà la bellezza delle partite.