Sergio Mattarella bimbo dello sport italiano

Il presidente della Repubblica è solo ligio agli impegni istituzionali o si diverte davvero?

Questa mattina, alle 11, al Quirinale si è tenuta la cerimonia di consegna del Tricolore da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai portabandiera delle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024: Arianna Errigo e Gianmarco Tamberi (26 luglio-11 agosto) e Ambra Sabatini e Luca Mazzone (28 agosto-8 settembre). Lo sport, per il Capo dello Stato, rientra negli ordinari impegni istituzionali, e anche quando ne parla Mattarella sembra piuttosto diplomatico, super partes, come impone il suo ruolo. Non conosciamo la sua squadra di calcio del cuore (anche se i ben informati suggeriscono Palermo e Inter) e uno dei suoi primi ricordi sportivi è legato a un classico dello sport italiano, la vittoria di Fausto Coppi al Giro d’Italia del 1949, con la memorabile radiocronaca di Mario Ferretti all’inizio del collegamento della tappa Cuneo-Pinerolo: «Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi».

Eppure, scavando un po’ negli archivi di internet, emerge un Sergio Mattarella davvero appassionato di sport. Un’ultima conferma è arrivata proprio in questi giorni durante gli Europei di atletica che si sono disputati a Roma. Mattarella avrebbe dovuto presenziare allo stadio Olimpico martedì sera, per assistere alla finale del salto in alto poi vinta da Gianmarco Tamberi, e si è fermato un’ora in più per aspettare la fine della gara. Ma non solo: senza che fosse stato annunciato, Mattarella è stato inquadrato sugli spalti dell’Olimpico anche mercoledì sera, nell’ultima sessione degli Europei, in cui l’Italia ha vinto l’undicesimo oro della manifestazione con la staffetta 4×100 metri maschile e altri tre medaglie con Larissa Iapichino (argento nel salto in lungo), la staffetta 4×400 maschile (argento) e Pietro Arese (bronzo nei 1.500 metri). Come se la sera prima si fosse divertito, e quindi ha voluto tornarci. E in effetti, proprio durante la cerimonia di consegna del Tricolore, ha spiegato: «Ieri ho commesso un’infrazione alla prassi di protocollo che vi è al Quirinale, andando una seconda volta al medesimo evento, ma vi assicuro che ne valeva la pena».

Una volta, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il presidente della Repubblica ha rivelato: «Non ho motivo di nascondere che, quando mi è possibile, seguo la pallavolo e i suoi successi». Una passione che sembra sincera, perché già nel 2018, ospitando al Quirinale la Nazionale femminile di volley vicecampione del mondo, aveva detto: «Alle atlete potrei dire che sono bravissime, ma vi confido che da tempo seguo la pallavolo, e quando mi è possibile riesco ogni tanto a vedere le gare di campionato maschile e femminile. Questo non fa di me un esperto, ma avete messo in mostra la miglior pallavolo del mondiale. Non avete raggiunto l’oro e so che avreste preferito vincerlo, ma nel tie-break con le valorosissime serbe siete state a vertice del Mondiale».

Sempre in quell’intervista alla Gazzetta, Mattarella ha poi svelato che da giovane ha praticato il tennis e il calcio, seppur senza straordinari risultati: «La racchetta da tennis mi ha accompagnato fin da ragazzo e mi dispiace ancora di avere interrotto decenni addietro. Come tutti i miei coetanei giocavo anche a calcio, anche se il mio ruolo era abitualmente quello della panchina». E proprio a proposito di tennis e calcio, come dimenticare due memorabili battute di Mattarella ai protagonisti delle ultime grandi imprese dello sport italiano, la vittoria degli Europei di calcio nel 2021 (e lui tra l’altro era a Wembley, un po’ come Pertini a Madrid) e il trionfo di Jannik Sinner agli Australian Open di quest’anno. Riferendosi a Gianluigi Donnarumma, il presidente della Repubblica parlò delle sue «manone», mentre a Sinner, che in quella finale rimontò il russo Daniil Medvedev da due set a zero di svantaggio, disse: «Quella domenica avevo un impegno e ho iniziato a guardare la finale dal quarto set e questo ha giovato al mio umore. Ma subito ho avuto la certezza che avrebbe vinto».