Guida agli Europei – Girone E

La presentazione di Belgio, Slovacchia, Romania, Ucraina.

Belgio
Raggiunta senza troppi problemi la qualificazione in un girone piuttosto morbido, il Belgio si presenta a Euro 2024 senza il peso delle aspettative che aveva caratterizzato in negativo le ultime esibizioni internazionali della fu Golden Generation. E con la certezza di essere, oggi più che mai, la squadra di Kevin De Bruyne: il fuoriclasse del Manchester City è infatti uno dei pochi punti fermi di una squadra che sembra ancora in cerca d’autore e identità. Soprattutto da quando, a febbraio 2023, Domenico Tedesco ha assunto il ruolo di ct: l’ex allenatore del Lipsia ha sperimentato tanto, passando dal 3-4-3 al 4-2-4 ultraoffensivo con Doku e Lukebakio sugli esterni, ma la sensazione è che, quando conterà davvero, si tornerà a un 4-3-3/4-2-3-1 in cui De Bruyne avrà totale libertà d’azione nella fascia centrale del campo, con Onana e Mangala a guardargli le spalle e a orientare la fase di non possesso nella metà campo difensiva. Le perplessità maggiori riguardano essenzialmente il portiere e il centravanti: gli infortuni di Courtois, oltre agli screzi avuti con il ct a seguito della decisione di affidare a Lukaku la fascia di capitano in occasione della partita contro l’Austria, hanno dato il via a una curiosa alternanza tra Matz Sels e Koen Casteels. Un’alternanza da cui sembra essere uscito vincitore il trentaduenne estremo difensore del Nottingham Forest, schierato titolare in quattro delle ultime cinque partite tra qualificazioni e amichevoli: «Courtois è il miglior portiere del mondo ma ne abbiamo comunque di eccellenti» ha dichiarato Tedesco in una intervista alla Gazzetta dello Sport. E poi, come detto, c’è l’affaire-Lukaku: la titolarità di Big Rom potrebbe essere messa in discussione dalla freschezza e dal dinamismo di Loïs Openda (28 gol in 45 partite con il Red Bull Lipsia) e dalla multidimensionalità di Charles De Ketelaere, che potrebbe essere qualcosa di più di una soluzione da provare a gara in corso qualora il tecnico ricercasse una maggiore fluidità posizionale nell’ultimo terzo di campo. Il Belgio riparte da qui, da una rosa vecchia e nuova che cercherà di costruire il proprio destino di vittoria sulle macerie di una grandezza mai raggiunta.

Slovacchia
Francesco Calzona, Marek Hamsik, Stanislav Lobotka: la santissima trinità tecnica e dirigenziale che ha portato la Slovacchia al terzo Europeo di fila parla un perfetto italiano. Anzi, forse si esprime meglio in napoletano. E poi ci sarebbe anche Milan Skriniar, altro ex di lusso del nostro calcio. Il problema è che non c’è molto altro: sì, magari Hancko può essere considerato un difensore valido, ma il miglior marcatore delle qualificazioni – con soli tre gol segnati – è stato Lukas Haraslin, che i più intrepidi ricorderanno al Sassuolo. E allora è giusto essere chiari, onesti: forse la Slovacchia si giocherà un posto agli ottavi, ma è difficile pensare a qualcosa di più.

Romania 
Gli algoritmi di Transfermarkt hanno rilevato che la rosa della Romania è quella che ha il valore aggregato più basso tra tutte quelle qualificate a Euro 2024 (96 milioni di euro). E se guardiamo alle convocazioni fatte dal ct Iordanescu, notiamo che ci sono solo quattro calciatori che giocano stabilmente – più o meno – in un club delle cinque leghe top in Europa: Moldovan (Atlético Madrid) Rațiu (Rayo Vallecano), Dragusin (Tottenham) e Marin (Empoli). Questi dati dicono tanto, forse tutto, sulle prospettive della Romania in vista degli Europei. Ma il girone è uno dei più abbordabili di sempre, e allora pensare di giocare un match a eliminazione diretta – l’ultimo risale all’edizione del 2000 – non è un’utopia.

Ucraina 
Sono servite due vittorie in rimonta contro Bosnia e Islanda (entrambe per 2-1, dopo aver chiuso il primo tempo in svantaggio) per permettere all’Ucraina di accedere per la quarta volta consecutiva alla fase finale degli Europei. Una delle tante metafore nella vita di una nazione che, dal febbraio 2022, ha capito che deve conquistarsi tutto, compresa una qualificazione attraverso gli spareggi dopo aver fatto 14 punti in un girone con Inghilterra e Italia. Il ct Rebrov ha costruito un 4-2-3-1 che punta tutto sulla capacità degli esterni offensivi (Mudryk a sinistra, Tsygankov o Zubkov a destra) di risalire velocemente il campo per creare superiorità numerica e posizionale sulla transizione offensiva, lasciando a Zinchenko il compito di creare connessioni e relazioni all’interno del terreno di gioco. In porta Lunin dovrebbe aver scavalcato Trubin e Bushchan nelle gerarchie, mentre in attacco Dovbyk è favorito su Yaremchuk per il posto da titolare: nelle competizioni brevi conta saper cogliere i segnali del destino, e una stagione da 24 gol con il Girona – e con il titolo di capo-cannoniere della Liga – lo è, eccome se lo è.