L’Atalanta è nella storia. Per tante, tantissime ragioni: per aver vinto la sua prima coppa europea dalla fondazione (nel 1907), per essere stato il primo club italiano a sollevare l’Europa League — perché nel 1999 il Parma vinse quella che ancora si chiamava Coppa UEFA — e per aver messo in bacheca, dopo tre finali perse da quando c’è Gasperini in panchina, il primo trofeo conquistato dalla Dea in oltre sessant’anni. Ne sono passati infatti 61 dall’unica Coppa Italia conquistata dalla squadra bergamasca: era il 1963, e la Dea sconfisse il Torino in finale per 3-1 sul campo neutro di San Siro.
Ma torniamo al 2024: la vittoria contro il Bayer Leverkusen è stata, a tutti gli effetti, la chiusura del cerchio. E non solo perché ha permesso alla squadra di Gasperini di sollevare l’Europa League. Lo è stata per lo stesso Gasperini, che ha finalmente accantonato la reputazione da “perdente di successo” entrando nella storia del calcio, italiano ed europeo allo stesso tempo. Lo è stata per lo stesso Ademola Lookman, che a 26 anni ha trovato la sua dimensione come uomo e come calciatore, incastonandosi alla perfezione negli schemi dell’Atalanta come non si vedeva dai tempi del miglior Papu Gómez e consacrandosi come uno dei più forti esterni/seconde punte d’Europa. L’attaccante nigeriano è entrato di prepotenza anche nella storia del calcio europeo e africano: l’ex Leicester e Fulham è stato infatti il primo calciatore a segnare una tripletta in una finale europea dai tempi di Jupp Heynckes — Borussia Monchengladbach contro Twente, Coppa Uefa del 1975 — e anche il primo calciatore africano di sempre a segnare più di un gol in una partita decisiva per la vittoria di un trofeo internazionale. Per Lookman non ci poteva essere modo migliore per chiudere la sua seconda stagione a Bergamo, anche perché ha segnato in tutti i modi: con la cattiveria da rapace d’area (molto old school) con cui anticipa Palacios per l’uno a zero, con il destro preciso da fuori area per il secondo gol e con il mancino di potenza, sotto l’incrocio, che ha chiuso la finale di Dublino.
Se andiamo a spulciare negli archivi, come è obbligatorio fare in queste occasioni, si scopre che nessun giocatore africano, ovviamente prima di Lookman, aveva mai segnato più di un gol nella finale di una coppa europea. Inoltre, la tripletta di Lookman ha fatto anche la storia nella storia dell’Atalanta: un calciatore che segna tre gol in una finale non è un evento inedito per i tifosi della Dea, almeno per quelli più stagionati. Nel giugno del 1963, infatti, l’Atalanta vinse per 3-1 la finale contro il Torino. E anche allora la partita si risolse grazie a una tripletta. A realizzarla fu Angelo Domenghini. Lo stesso Domenghini che, tra gli anni Sessanta e Settanta è stato uno dei migliori attaccanti del panorama italiano. Perché è stato uno dei primi grandi prodotti del florido vivaio dell’Atalanta, perché ha vinto tutto quello che si poteva vincere con l’Inter di Herrera, perché è stato un pezzo fondamentale della Nazionale campione d’Europa nel 1968 e vice-campione del mondo nel 1970. E poi perché, come se non bastasse, ha vinto da protagonista uno degli scudetti più significativi nella storia del calcio italiano: quello del Cagliari di Riva nel 1970.
La sintesi della finale di Coppa Italia 62/63