Parliamo tanto e giustamente della “professionalizzazione” che ha cambiato il calcio negli ultimi 25 anni. I dirigenti sono diventati manager, le loro competenze si sono ampliate e approfondite per stare al passo con club che si ingrandivano e arricchivano, diventano aziende a tutti gli effetti. Servono i manager, per fare il calcio oggi. I trofei li vincono i dirigenti, lo abbiamo detto. Ma ogni medaglia ha due facce, i trionfi di alcuni stanno ad appena 180 gradi di distanza dai disastri degli altri. Sulla stessa medaglia sulla quale stanno i successi – facciamo esempi facili – di Inter, Real Madrid, Manchester City e Bayer Leverkusen stanno anche i fallimenti di altri. Facciamo un altro esempio facile, facilissimo: il Barcellona. Dopo aver scoperto che l’affare Lewandoski è stato tutt’altro che un affare per i blaugrana (non certo per colpa del giocatore, che ha fatto il suo e anche di più, sempre e comunque), adesso Marca racconta che l’apocalisse gestionale del Barcellona continua con la discussione sulla permanenza o sulla cacciata di Xavi.
Stando a quanto scrive Luis F. Rojo, infatti, il club vorrebbe esonerarlo – oltre che per i pessimi risultati di quest’anno anche per un atteggiamento definito ingrato nei confronti di un club che la scorsa estate si è dato all’ingegneria finanziaria pur di costruire una squadra vincente – ma deve esercitare la massima cautela nella decisione perché l’esonero di Xavi potrebbe essere un altro chiodo nella bara economica del Barcellona. Stando sempre a quanto scritto su Marca, nel contratto fino al 2025 di Xavi c’è una clausola che dice che, in caso di anticipata interruzione del rapporto di lavoro, all’esonerato spetterebbe una buonuscita di 15 milioni di euro. Probabilmente presi dall’ottimismo nei confronti delle magnifiche sorti e progressive, in sede di firma i dirigenti del Barcellona ci hanno buttato dentro anche cinque milioni per lo staff dell’allenatore. Perché crepi l’avarizia, «ma sì, fai vedere che abbondiamo! Abbondandis in abbondandum!».
La situazione, ovviamente, sta influendo sulla strategia del Barcellona e sulla scelta del prossimo allenatore (se un prossimo allenatore ci sarà). La prima scelta pare sia Hansi Flick, che però costa moltissimo visti i suoi trascorsi al Bayern Monaco. E quindi, se la sostituzione in panchina avverrà sarà un’operazione a basso costo, al costo più basso possibile. Ed ecco quindi che il favorito per la successione è improvvisamente diventato Rafa Márquez, l’allenatore della Squadra B, pupillo di Joan Laporta. Anche perché il contratto di Márquez è già firmato, e penali da venti milioni di euro non ce ne sono. Almeno, ce lo auguriamo per il Barcellona. Anche se non si sa mai e Laporta farebbe meglio a controllare bene, di persona.