Il PSG sta sistemando i conti con le cessioni dei suoi esuberi in Qatar

Dopo Diallo e Verratti, tra poco toccherà anche a Draxler. E nessuno può farci niente.

Siamo a metà settembre, ormai il calciomercato sembrerebbe essere finito per tutte le leghe: per quelle top in Europa, per quelle medio-borghesi del Vecchio Continente, persino per la Saudi Pro League, grande protagonista di quest’ultima sessione. E invece no. C’è un Paese che non ha ancora chiuso le sue liste trasferimenti. Si tratta del Qatar, che continua ad accogliere giocatori nella Qatar Stars League, nome ufficiale del massimo campionato locale. L’ultimo colpo è stato l’acquisto di Marco Verratti da parte dell’Al-Arabi SC, squadra di Doha che in questa sessione aveva già completato l’operazione relativa ad Abdou Diallo, difensore centrale. Anche Diallo, esattamente come Verratti, era un esubero del Paris Saint-Germain. Prezzo totale delle due operazioni, entrambe finalizzate a titolo definitivo: 60 milioni di euro.

Le ultime notizie in arrivo dalla Francia hanno spostato i riflettori su un altro calciatore: Julian Draxler. Anche Draxler, esattamente come Verratti e Diallo, era ed è considerato un esubero del nuovo progetto del PSG. E anche Draxler, esattamente come hanno fatto Verratti e Diallo, sta per trasferirsi in Qatar. Non all’Al-Arabi, piuttosto nell’Al-Ahli SC. Un club che, per prenderlo, si dice sia pronto a versare più di 20 milioni di euro al PSG e a fargli firmare un contratto fino al 2025. Draxler inizialmente sembrava riluttante ad accettare l’offerta, lamentava problemi personali che non gli avrebbero permesso di trasferirsi in Qatar. Ma ora pare che tutto si sia risolto. E così il PSG potrà incassare altri 20 milioni, forse anche di più.

È qui che si crea un evidente cortocircuito. Il PSG, come sanno tutti, è di proprietà del QSI (acronimo di Qatar Sports Investments), dipartimento sportivo del fondo sovrano Qatar Investment Authority. Per dirla brutalmente: le azioni del club appartengono direttamente alla famiglia dell’emiro Tamim Bin Fahad Al Thani. Che, a sua volta, risulta essere il presidente dell’Al-Arabi SC, vale a dire la società che ha acquistato Marco Verratti e Abdou Diallo. Difficile pensare che una personalità del genere non abbia una certa influenza anche sull’Al-Ahli SC, e su qualsiasi altro club della Stars League.

Se guardiamo a questi vasi comunicanti, fare valutazioni, somme e sottrazioni diventa una cosa piuttosto semplice. E allora si può dire in modo chiaro, senza timori di smentite o di essere tacciati come complottisti: il PSG sta sistemando i conti con le cessioni dei suoi esuberi in Qatar. Lo sostiene, insinuando anche che esista una sorta di azione a tenaglia manovrata da parte degli emiri, anche il quotidiano Le Parisien: «Il PSG sta sfruttando il vantaggio di trattare e lavorare con se stesso. Certo, questo tipo di operazioni sollevano la questione relativa alle multiproprietà, ale parti correlate, al conflitto di interessi. In fondo sono le stesse persone a fissare prezzi e commissioni, il che potrebbe aiutare in termini di Fair Play Finanziario. Si può considerare come un modo malizioso di giocare con le regole, fino al punto di aggirarle?».

Va detto che il PSG non sta facendo nulla di clamoroso e/o di illegale. Nulla che non si sia già visto, per altro. Pochissime settimane fa, in fondo, era avvenuta la stessa identica cosa nella galassia del Newcastle United: il club inglese, posseduto e gestito dal fondo saudita PIF, ha ceduto Allain Saint-Maximin a un club dell’Arabia Saudita – anche in questo caso si chiama Al-Ahli – posseduto e gestito dal fondo PIF. In pratica, i dirigenti dello United hanno trattato con loro stessi e alla fine hanno concordato il trasferimento del giocatore in cambio di 35 milioni di euro.

Gli interrogativi intorno a quell’affare sono stati fugati, o comunque messi a tacere, dal vuoto legislativo sulla multiproprietà transcontinentale: la Fifa non ha ancora regolamentato i rapporti di “parentela” tra club che non militano nella stessa confederazione, e che quindi non si possono affrontare se non nel Mondiale per Club. Di conseguenza, nessuno può impedire che due società con lo stesso proprietario facciano operazioni di calciomercato tra loro, a patto che abbiano sede in due continenti diversi. Neanche se uno dei club in questione si giova di questa situazione, magari aggirando i paletti del Fair Play Finanziario. Insomma, nessuno possiede gli strumenti per impedire alle squadre europee di migliorare i propri bilanci usando i club arabi come cassaforti. E allora è sempre più urgente intervenire su questo punto, al di là dei valori reali dei giocatori, dell’effettiva utilità calcistica di questi affari, persino della presunta scorrettezza dei comportamenti. Se non ci sono regole, in fondo, nessuno può infrangerle.