Il mercato, i nomi nuovi, le aspettative. La fibrillazione che accompagna ogni nuovo acquisto è tale, in ogni categoria e a ogni latitudine. Capita, però, che possa durare pochissimo: quando, per esempio, l’addio del neotesserato arriva subito dopo. FourFourTwo raccoglie alcuni tra i trasferimenti più brevi, nonché surreali, della storia.
Sol Campbell
Nel 2009, dopo tre anni passati al Portsmouth, Sol Campbell accettò di scendere addirittura in quarta serie per vestire la maglia del Notts County: firmò un quinquennale, convinto dalla presenza di Sven-Göran Eriksson e da presunte ambizioni della società. Il debutto in casa del Morecambe fu ampiamente dimenticabile, con il County che perse 2-1. Appena cinque giorni dopo, Campbell rescisse il contratto con il club, dandosi del «credulone» per essersi lasciato abbindolare dalle promesse di grandeur del proprietario del County, che aveva promesso di arrivare in Premier nel giro di pochi anni.
Clive Allen
Clive Allen era appena 19enne quando l’Arsenal lo ingaggiò per una cifra elevata (1,25 milioni di sterline). Di Allen si diceva un gran bene, anche perché con il Queens Park Rangers aveva appena concluso una memorabile stagione da 32 gol in 49 partite. Una volta in maglia Gunners, però, Allen giocò tre amichevoli precampionato, non riuscendo a segnare in nessuna di queste. Timorosi di aver sbagliato acquisto, l’Arsenal decise così di silurarlo subito e di mandarlo al Crystal Palace, in cambio di Kenny Sansom e Paul Barron. Per la cronaca, in quella stagione (1980/81), Clive Allen segnò 9 gol in 25 partite con il Palace. A metà anni Ottanta ebbe una felice esperienza quadriennale con il Tottenham.
Stéphane Guivarc’h
Stéphane Guivarc’h aveva appena vinto il Mondiale del 1998 con la Francia, giocando spesso da titolare (finalissima con il Brasile compresa). Nonostante non avesse mai segnato nel torneo (ma ne aveva fatti 21 nell’ultima stagione con l’Auxerre), il Newcastle lo ingaggiò in quella stessa estate: lo voleva fortemente Kenny Dalglish, e al debutto contro il Liverpool segnò la sua prima rete inglese. Dalglish però venne immediatamente esonerato e rimpiazzato da Ruud Gullit, che senza tanti complimenti mise alla porta Guivarc’h. Così, dopo appena quattro partite con i Magpies, il francese si trasferì ai Rangers, e anni dopo venne votato come peggior attaccante della storia della Premier League. «Non me ne frega niente — disse a tal proposito — è solo un modo per prendermi in giro. Gli inglesi, cos’hanno vinto dal Mondiale del 1966?».
Kevin-Prince Boateng
«Boateng sarà sicuramente un giocatore del Genoa. Ma non giocherà con noi, vedremo con quale squadra troveremo l’accordo». Così Preziosi, nell’estate del 2010, sul trasferimento lampo per eccellenza della Serie A. I rossoblù lo acquistarono dal Portsmouth per 5,7 milioni di euro più il cartellino di Vanden Borre, ma appena un giorno dopo l’ufficialità lo girarono in prestito al Milan (accordo tramutatosi qualche giorno dopo in comproprietà). Sulla prospettiva di un ritorno a Genova, Preziosi disse: «Sì, è possibile, ma in un modo che spero non avvenga».
Robert Jarni
Robert Jarni, visto anche in Italia con le maglie di Bari, Torino e Juventus, nel 1998 era stato uno dei protagonisti della bellissima Croazia ammirata ai Mondiali francesi, competizione che i balcanici chiusero al terzo posto. Jarni era stato anche l’autore del gol del provvisorio 1-0 contro la Germania ai quarti di finale. Dopo l’avventura in Nazionale, il croato, che all’epoca giocava nel Betis, si accordò con il Coventry. Poco tempo dopo, però, il Real Madrid, fresco campione d’Europa, si offrì per acquistare il giocatore e il Coventry lo cedette subito. In molti pensavano fosse una strategia comune tra inglesi e merengues, visto che il Betis non voleva cedere il giocatore ai madrileni. Jarni spiegò così la sua scelta: «È stata una decisione di famiglia: ho figli piccoli, mia figlia va a scuola in Spagna e abbiamo deciso di rimanere qui anziché trasferirci in Inghilterra».
Steed Malbranque
Dopo dieci anni trascorsi in Inghilterra tra Fulham, Tottenham e Sunderland, nel 2011 Steed Malbranque decise di fare ritorno in Francia, al Saint-Étienne. Dopo appena un mese e una partita di campionato, però, il centrocampista rescisse il contratto. Si diceva che avesse lasciato perché il figlio era malato di cancro, e lui stesso stava pensando al ritiro. Qualche giorno dopo, però, Malbranque fece pubblicare un comunicato: «Steed vuole rassicurare tutti, queste dicerie non hanno fondamento. Steed non ha nemmeno un figlio, e tutta la sua famiglia gode di ottima salute». L’anno dopo fece ritorno al Lione, squadra dei suoi esordi.
Hameur Bouazza
Hameur Bouazza ha giocato in numerosi Paesi, tra cui Inghilterra, Francia, Spagna. Di certo, l’Europa sud-orientale non rientra nelle sue grazie. Nel 2009, dopo aver lasciato il Birmingham City, l’algerino accettò il trasferimento ai turchi del Sivasspor. Fece giusto in tempo a giocare una disastrosa partita contro lo Shakhtar nel preliminare di Europa League: dopo cinque giorni, salutò la Turchia perché, disse, la città non gli piaceva. Nel 2012, dopo un’altra esperienza britannica con il Millwall, si ripeté: si accordò con l’Omonia Nicosia, ma neanche Cipro lo convinceva. Lasciò dopo due settimane.
Bebé
Nel 2010 Bebé si era guadagnato le attenzioni delle big portoghesi: giocava in terza serie con l’Estrela Amadora, che attraversava problemi economici, così per il Vitoria Guimarães fu facile prelevarlo a poco prezzo. Il suo nuovo club fissò subito un’alta clausola di rescissione: 7,4 milioni di sterline. E, chissà come, funzionò. Il Manchester United, in quella stessa estate, pagò l’intera cifra ai portoghesi. Nonostante le premesse, Bebé finì per non giocare mai nei successivi anni: due presenze con i Red Devils, tre con il Besiktas, una con il Benfica.