Luka Jovic è tornato dall’oblio per ridare un senso alla stagione del Milan

La doppietta nel derby di Coppa Italia è un premio alla sua tenacia, alla sua attesa. E alla scelta di Sergio Conceição, che l'ha ripescato all'improvviso e ha trovato un attaccante perfetto per il suo gioco.

Dire che bastava farlo giocare limita l’analisi: se le cose fossero state così semplici, la carriera di Luka Jovic sarebbe andata diversamente. Eppure questi due anni al Milan sono stati dei veri e propri teaser di ciò che ha vissuto prima: tanti saliscendi, una continuità mai trovata, qualche raggio improvviso di talento. Di quelli che possono anche decidere le partite, magari anche decidere un derby in semifinale di Coppa Italia. Sergio Conceição ha ripescato il centravanti serbo nelle ultime settimane, quasi una mossa della disperazione: buttato dentro nel secondo tempo a Napoli per abbassare la linea difensiva azzurra, fino a quel momento comandata alla Braveheart da Alessandro Buongiorno, Jovic ha fatto esattamente quello. E ha pure segnato. Sembra poco, ma nel Milan di quest’anno non lo è. Perché Morata, Abraham, Camarda e infine anche Giménez hanno fatto una fatica mostruosa a fare gol, per tutta la stagione.

Quella notte al Maradona è stata una scintilla, Sergio Coinceiçao è stato bravo nel metterci sotto la brace che serviva per alimentarla. In che modo? Stuzzicando Jovic, investendo su di lui la moneta della fiducia. Sembrava impossibile, dopo la pubalgia, l’operazione all’inguine, le zero presenze tra campionato e Champions per tutti i mesi di ottobre, novembre, dicembre, poi qualche apparizione un po’ random entrando dalla panchina. E invece è avvenuto il rilancio, il recupero. Non è un miracolo, ma il frutto del lavoro: «Nelle ultime settimane Luka si sta allenando benissimo», ha detto il tecnico del Milan dopo il derby. «Ha perso un po’ di peso, era importante. E adesso ci dà quello che ci serve, quello che vogliamo».

Ecco, questo è un punto importante: Jovic è un uomo d’area di rigore, su questo non c’è dubbio, ma è anche un attaccante dal profilo atipico, una specie di centravanti di raccordo che ama venire dietro a duettare con i compagni, a legare il gioco, che preferisce questo genere di movimenti all’attacco della profondità. L’abbiamo visto anche contro l’Inter, nella sua notte magica: il primo gol della partita nasce da una sua apertura di sinistro nel cerchio di centrocampo, ovviamente dopo una corsa all’indietro per ricevere la palla. Mentre Theo, Reijnders, Fofana e Jiménez cuciono l’azione, il centravanti serbo si inserisce alle spalle della difesa dell’Inter, poi si insinua tra Bisseck e Darmian e schiaccia la sfera in porta con un gran colpo di testa.

Jovic inizia e finisce l’azione

Chi ha visto la partita sa benissimo che Jovic ha messo in fila tutta una serie di giocate di questo tipo, di questo tenore. Fatte con la stessa qualità, la stessa padronanza, si può dire anche con la stessa calma. Poi è arrivato il carico del secondo gol, un tiro di rapina su azione d’angolo, che ha chiuso il cerchio di una serata perfetta. Di una serata che potrebbe anche fargli svoltare la carriera, perché no? A giugno, infatti, Jovic dovrà scegliere se esercitare o meno l’opzione per il rinnovo di contratto con il Milan. Un dilemma importante per un 28enne: restare in rossonero con un posto da titolare non garantito? Oppure scendere un po’ di livello per provare a giocare di più? In passato ha sperimentato entrambe le situazioni: nel 2019 ha comprensibilmente accettato l’offerta del Real Madrid, che per lui aveva sborsato 60 milioni, visto che ai Blancos serviva un vice Benzema. Alla fine Jovic ha finito per soffrire il peso della sua aura, del grande club, ha provato la carta del ritorno a Francoforte e ha funzionato solo in parte.

Dopo un altro anno al Real, vissuto quasi tutto in panchina, nell’agosto del 2022 ha scelto Firenze per ripartire: 50 partite e 13 gol, stagione con pochi acuti. Poi il Milan da comprimario, un unico buon momento – a cavallo tra dicembre 2023 e gennaio 2024 – e infine l’oblio da cui l’ha ripescato Conceição. Da cui lui ha saputo uscire, facendosi trovare pronto nel momento del bisogno. Era infortunato, era sul mercato, è stato la terza se non addirittura la quarta scelta di Fonseca e poi di Conceição. Oggi è l’attaccante che ha indirizzato il quinto derby stagionale in cui il Milan ha fatto soffrire l’Inter, che ha portato la squadra rossonera in finale di Coppa Italia, che in poche partite ha saputo dare un senso tutto nuovo all’esperienza italiana di Sergio Conceição, alla sua stagione. A volte basta una scintilla, perché si inneschi un incendio.

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