Dopo le voci dei mesi scorsi, adesso è ufficiale: la CONMEBOL, ovvero la confederazione calcistica del Sud America, ha presentato una proposta ufficiale per un ulteriore allargamento della Coppa del Mondo. In vista dell’edizione 2030, infatti, il presidente Alejandro Domínguez ha suggerito che la fase finale veda 64 squadre al via. Il motivo? Semplice: festeggiare il centenario dando a più Nazionali la possibilità di partecipare. «Una ricorrenza del genere si festeggia una volta sola», ha detto Domínguez. «Ecco perché proponiamo, per la prima volta, di celebrare questo anniversario con 64 squadre, in tre continenti contemporaneamente. Ciò consentirà a tutti i Paesi di avere l’opportunità di vivere un’esperienza mondiale e nessuno sul pianeta rimarrà escluso dalla festa».
L’intento è apparentemente nobile, ma nasconde anche un certo interesse “partigiano”: con 64 Nazionali qualificate, infatti, la CONMEBOL si ritroverebbe senza necessità di organizzare un torneo di qualificazione, visto che nel nuovo format con 48 qualificate, in vigore per l’edizione 2026, ci saranno sei rappresentative sudamericane; con l’eventuale passaggio a 64, come dire, è molto probabile che tutte le 10 rappresentative CONMEBOL (Argentina, Brasile, Uruguay, Cile, Paraguay, Perù, Colombia, Ecuador, Bolivia e Venezuela, l’unica che non si è mai qualificata alla Coppa del Mondo) verrebbero ammesse alla fase finale.
Forse è per questo che la proposta di Domínguez e della CONMEBOL, per usare un eufemismo, non è stata accolta con grande piacere. Ad aprire la danza delle critiche ci ha pensato Aleksander Ceferin, presidente UEFA, secondo cui «non si tratta di una buona idea, anzi è strano che non sapessimo nulla di tutto questo prima che la proposta arrivasse alla FIFA». Stessa reazione anche da parte dello sceicco Salman bin Ibrahim Al Khalifa, presidente della Confederazione asiatica (AFC): «Un’ulteriore espansione porterebbe al caos più totale. ualcuno potrebbe arrivare e chiedere di aumentare il numero a 132 squadre. Dove andremmo a finire allora?». Per ultime, ma solo in ordine di tempo, sono arrivate le parole di Victor Montagliani, massimo dirigente della CONCACAF (la Confederazione di Nord e Centro America): «Abbiamo sempre dimostrato di essere aperti al cambiamento, abbiamo sostenuto l’espansione della Coppa del Mondo femminile e di tutti gli eventi per rappresentative nazionali. Non credo che espandere la Coppa del Mondo maschile a 64 squadre sia la mossa giusta per il torneo in sé e per l’ecosistema calcistico in senso generale. Non abbiamo ancora sperimentato l’impatto della nuova Coppa del Mondo a 48 squadre, quindi personalmente non credo che l’espansione a 64 squadre debba essere nemmeno presa in considerazione».
Insomma, il fronte del “no” sembra abbastanza compatto. Anche se al momento mancano le prese di posizione dei vertici CAF (Confederazione africana) e OFC (Confederazione oceanica), è chiaro che tre risposte negative – diciamo anche critiche – su tre sono un segnale piuttosto eloquente: il mondo del calcio, ora come ora, ritiene che la Coppa del Mondo debba continuare a essere una competizione elitaria, o comunque abbastanza selezionata. Certo, le cose potrebbero cambiare da qui a un anno, quando l’edizione 2026 determinerà nuovi pareri, nuove idee, forse anche nuove aperture. Magari le Confederazioni si renderanno conto di aver cambiato idea, e allora torneranno sull’idea di Domínguez. Chissà.
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