Con Ranieri e senza Dybala, stiamo vedendo il vero Soulé

Il derby consegna finalmente Matías Soulé alla Roma: merito dell'allenatore e della pazienza dell'argentino, bravo a trasformare l'assenza di Dybala in una grande occasione.

Una magia all’incrocio a salvare il derby. Ci voleva una serata del genere per trasformare Matías Soulé da comprimario a protagonista: anche nella Roma, dopo un avvio deludente, lontano dai riflettori. Eppure, molte volte è solo questione di pazienza. Soprattutto per un giocatore che compie 22 anni il 15 aprile. Servivano gli uomini giusti, i momenti giusti. E oggi l’argentino, che soltanto un anno fa stregava la Serie A con la maglia del Frosinone, finalmente li ha trovati. Anche in una dimensione superiore, come quella della Roma.

Le aspettative erano tante, solo che esercitavano pressione nel contesto peggiore possibile. Soulé si era presentato alla prima esperienza in una big con oltre 30 milioni sul groppone – questo il prezzo pagato alla Juve, che possedeva il suo cartellino – e nel giro di due mesi, con giusto una manciata di occasioni da titolare, si è ritrovato nella tempesta dei due esoneri, prima De Rossi e poi Juric. Il suo primo gol con la Roma – 3 novembre 2024 – è passato pure in sordina, fagocitato da quel che probabilmente ha rappresentato il punto più basso del de profundis giallorosso targato Juric – il caotico 3-2 per mano dell’Hellas Verona.

Poi venne Ranieri. E tutto cambiò. Non da subito, in verità, perché la fatica di Soulé era dovuta anche a un’irraggiungibile ambizione tecnico-societaria: raddoppiare sul campo l’estro di Dybala, magari con le due mezzepunte argentine a supporto di Dovbyk (soprattutto dopo che l’addio della Joya, paventato negli ultimi tempi, non si è più concretizzato). Qualcosa che magari può stuzzicare la fantasia su Football Manager, ma che nel calcio reale va a cozzare con la realtà. E cioè: per caratteristiche, piede sinistro e qualità, Matías ha potenzialmente gli stessi colpi di Paulo – con il quale tra l’altro è legatissimo: lo considera un “fratello maggiore” e anche domenica sera, dopo il gol contro la Lazio, è corso ad esultare insieme a lui. Ritagliarsi spazio in questa Roma – la Roma che più di tutti negli ultimi anni è stata di Dybala – era anche gerarchicamente impossibile.

Ranieri ha avuto il merito di allentare la pressione sul nuovo arrivato, dando tempo al tempo. Al resto ci ha pensato il caso: il fisico di Dybala con l’anno nuovo rallenta, poi crolla fino al grave infortunio al tendine di qualche settimana fa, uno stop che l’ha costretto all’operazione chirurgica con chiusura anticipata della sua stagione. Nello stesso frangente, Soulé ha iniziato a salire in cattedra con prestazioni sempre più di spessore. Buona personalità, fantasia offensiva, un assist in Europa League contro il Francoforte e infine il picco, il gol in casa del Parma, due mesi fa. «Il futuro è suo», garantiva Ranieri già allora. Lo ribadisce oggi, dopo una stracittadina complicata: «Matías ha tutto per esplodere. Ha colpi importanti e trova la porta: se parte dall’esterno, può prendere la Roma per le mani».

Colpi importanti, appunto

Così, in poche settimane, l’inerzia è radicalmente cambiata. Soulé ha risposto presente – ora è a quota quattro in Serie A, gli ultimi tre centri sono stati tutti decisivi – e Dybala avrà presto 32 anni, con una condizione atletica che sta iniziando inevitabilmente a chiedere il conto. A prescindere dal talento di un fuoriclasse a cui soltanto per cause di forza maggiore la Roma era disposta a rinunciare. Il ragazzino intanto ha dimostrato una forza mentale non da poco, raccogliendo l’eredità – anche solo temporanea – del fantasista titolare. Può chiudere il campionato in crescendo. E dall’estate in poi potrà contare sulla rassicurante presenza di Ranieri in versione senior advisor giallorosso: un consiglio alla società, sull’importanza del numero 18, l’ha già dato forte e chiaro. Senza bisogno che lui arrivasse a segnare un gol alla Dybala, sotto quella Sud che tante volte aveva urlato il nome di Paulo.

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