Audi alla Design Week, ovvero il progresso all’insegna della Flexability

Gli eventi della Casa dei Quattro Anelli raccontano un brand che sa adattarsi all'evoluzione. E che porta la sua visione anche in altri mondi: lo sport, il cinema, la divulgazione scientifica.

La Design Week e il FuoriSalone di Milano sono un multiverso di eventi e momenti e appuntamenti che anticipano il futuro. O che provano a farlo, quantomeno. In un contesto del genere, un’azienda come Audi è inevitabilmente protagonista: la Casa dei Quattro Anelli lavora da sempre mantenendosi in equilibrio tra performance, innovazione e sostenibilità, senza mai dimenticare il design. Per tener fede a questo tipo di approccio, è fondamentale sapersi adattare al tempo che viviamo, alle cose che cambiano e che si evolvono: una capacità che si può declinare utilizzando il termine Flexability, su cui Audi ha fondato la sua presenza all’edizione 2025 del FuoriSalone. Fkexability è un neologismo in cui si fondono i concetti di flessibilità e abilità, alla base di un percorso che guardi allo sviluppo di soluzioni sempre più avanzate, sempre più sofisticate, ma che assecondano le esigenze del contesto. Quello dell’automotive e della mobilità, ma non solo.

Dal punto di vista degli spazi e della proposta, per la sua dodicesima presenza al FuoriSalone Audi ha scelto “House of Progress”: al centro del Portrait, pochi passi più in là rispetto a Piazza Duomo, è stata allestita un’opera interattiva – progettata dal duo di artisti olandesi DRIFT – ispirata al movimento causato da una folata di vento su una distesa d’erba. Ben 22 steli luminosi si attivano al passaggio degli ospiti, come a voler raccontare l’impatto diretto dell’uomo sull’ambiente, l’interazione che abbiamo con il mondo che ci circonda. Poi naturalmente ci sono le auto. In occasione della Design Week è stata presentata in anteprima mondiale la nuova Audi A6 Avant, massima espressione della “flessibilità tecnologica” del brand: motori benzina, diesel abbinati alla tecnologia mild hybrid a 48V si aggiungono a una versione 100% elettrica. Un’altra auto protagonista è Audi A6 e-tron, basata sulle due piattaforme premium, elettrica e termica – sempre per tornare al concetto di Flexability.

Ovviamente questo tipo di visione, che da sempre è il motore propulsivo di Audi, può andare ben oltre il settore dell’automotive. Ed è per questo che l’appuntamento con Audi Talk ha esplorato mondi che sembrano diversi, distanti, ma in realtà sono perfettamente collegati a questi concetti. Quello dello sport, grazie alla presenza di Mauro Panichi, preparatore atletico e performance coach di Jannik Sinner; quello del cinema, attraverso il contributo del regista, scrittore e sceneggiatore Paolo Genovese (che ha firmato film come Perfetti Sconosciuti e Follemente); quello della divulgazione scientifica, grazie alla presenza di Stefano Gandelli, content creator di Geopop.

Introdotti e moderati da Guido Guerzoni, docente dell’Università Bocconi, i tre ospiti di Audi hanno raccontato come e quando la flessibilità diventa un’abilità fondamentale. Per Genovese, uno degli esempi più significativi che vengono dal suo mondo, anche se in negativo, è stato quello di Blockbuster: «Un’azienda che sembrava indistruttibile e che è fallita, semplicemente perché non è riuscita ad adattarsi alle evoluzioni del mercato. E così è stata letteralmente spazzata via da Netflix». Per quanto riguarda lo sport, è chiaro che Panichi doveva necessariamente partire dal lavoro fatto per, con e su Sinner: «Jannik, come tutti i grandi campioni modificare il suo stile, il suo approccio alle partite in base a ciò che succede. Per primeggiare, soprattutto in uno sport come il tennis, bisogna saper uscire dalle proprie comfort zone e crearsene di nuove. Alla fine l’abilità non è un dono, ma un’attitudine. L’obiettivo deve essere il risultato, non l’ostacolo: quello bisogna imparare ad aggirarlo».

Inevitabile, visto il contesto e il tempo in cui viviamo, anche un accenno all’impatto dell’intelligenza artificiale: Gandelli ha detto che «stiamo parlando di uno strumento dalle potenzialità immense, ma come tutti gli strumenti deve essere utilizzato bene, nel modo e nei tempi giusti». Nel cinema, secondo Genovese, l’arrivo dell’IA «è qualcosa di antitetico rispetto al concetto di creatività, visto che si basa su qualcosa che esiste già, che abbiamo già visto». In ogni caso, però, secondo il regista il coinvolgimento delle persone «è sempre importante: dà interesse a ciò che facciamo, altrimenti ci ritroveremmo ad annoiarci. Una delle migliori intuizioni che ho mai visto su un set di un mio film è arrivata grazie al suggerimento di un macchinista». Difficile pensare a un aneddoto più “flexability” rispetto a questo.