Per ultimo venne Hugo Ekitiké: glaciale contro il Tottenham nel giovedì di Europa League, per nulla intimorito dal raccogliere la pesante eredità offensiva lasciata vacante all’Eintracht Francoforte. Che puntualmente macina gol – attorno a un nome o due – per poire vende e riparte da nuovi interpreti altrettanto prolifici sotto porta. Un ciclo che si ripete da qualche anno a questa parte: i tedeschi incassano, a volte vincono trofei (come l’Europa League del 2022). Per i tifosi è ogni volta un affronto emotivo – quante maglie comprate invano – ma per il club funziona. Eccome. Fino ai vertici del calcio tedesco, come non accadeva da tempo.
Il filotto è notevole. In origine fu Luka Jovic, oggi in Italia pallida copia del cannoniere ammirato lungo il Reno: venduto per 60 milioni di euro al Real Madrid nel 2019. Poi tocca a Randal Kolo Muani, vicecampione del Mondo durante la sua unica prolifica stagione all’Eintracht (23 reti nel 2022/23) e quindi diretto al PSG all’inizio dell’annata successiva per 75 milioni. Altro giro stessa cifra, nell’ultima sessione di calciomarcato: Omar Marmoush chiamato alla corte del mal ridotto Manchester City, dopo sei mesi da incorniciare, viaggiando alla media di quasi un gol a partita. Soltanto da queste cessioni, l’Eintracht ha incassato quasi 250 milioni di euro bonus compresi. Roba da camparci di rendita.
Ed Ekitiké si candida seriamente a essere il prossimo della lista: classe 2002, stella dell’Under 21 francese, nell’annata in corso ha già messo insieme 20 gol e otto assist, molti dei quali dopo la partenza di Marmoush (con il Francoforte che resta terzo in Bundesliga). Ekitiké è una punta molto tecnica, forte nel dribbling e nel controllo palla con entrambi i piedi. Ma soprattutto, all’Eintracht ha trovato l’ambiente perfetto per la sua crescita di rendimento, dopo essere stato frettolosamente scaricato dal PSG di Messi e Neymar: nel 2022 i parigini l’avevano pagato dal Reims 36 milioni, per poi liberarsene a meno della metà dopo appena un anno. Voilà. E oggi il ragazzo ne vale quasi 60.
La lezione da imparare è che il club biancorosso ha metodo e consistenza per far fiorire i suoi talenti. Senza paura di perderli una volta sbocciati: secondo la visione del direttore sportivo Markus Krosche, la dimensione dell’Eintracht è fornire il miglior tramite possibile a quei top club che lui definisce «conclusivi» per il percorso di un giocatore. E farlo traendone il massimo profitto, con plusvalenze da record. Più che cinismo è pragmatico realismo, visto che spesso sono i calciatori stessi a volere il trasferimento verso Madrid o Manchester. Destinazioni con cui Francoforte non può competere, e non vuole nemmeno farlo. L’unico modo per zittire i brontolii dei tifosi, che si affezionano sistematicamente al Marmoush di turno salvo poi vederlo partire sul più bello, è continuare a migliorarsi sul piano sportivo. Di promessa in promessa. Ekitiké è il prossimo certificato di garanzia.
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