Cosa significa la prima vittoria di Hamilton con la Ferrari

Anche se in pole partirà la McLaren di Piastri, il sabato del GP di Cina ha portato il primo successo della Rossa (e di Sir Lewis) nella sprint.

Diciannove giri di apnea ma anche di gestione e di controllo, da Hamilton vero. La prima gioia di Sir Lewis con la Ferrari è un mix tra il suo scientifico talento e l’identità e del cuore di Maranello che il sette volte campione del mondo ha saputo già inghiottire. Hamilton ci teneva tantissimo che il primo successo con la Rossa arrivasse in Cina, subito dopo il complicato week-end australiano. Non voleva disperdere l’entusiasmo visto a Fiorano nei primi test e nella presentazione al Castello Sforzesco di Milano. Non voleva che gli annunci fatti prima dell’accensione dei motori a Melbourne fossero percepiti come le solite speranze vane. Non voleva semplicemente che un evento che desiderava fin da bambino, come la festa con lo champagne rosso, si spostasse troppo in là nel tempo.

Ok è solo uno sprint, ma vale triplo, perché è anche il primo successo suo e del Cavallino in una sprint, format introdotto nel 2021. Dopo aver spinto al massimo la macchina nelle qualifiche di ieri, Hamilton ha gestito alla grande il deterioramento delle gomme. Un rebus che ha condizionato la gara di Verstappen e Piastri, partiti dalla seconda e terza fila. Il campione del mondo olandese ha visto squagliarsi l’anteriore negli ultimi giri, mentre l’australiano ha preso una paga, come si dice a Maranello e dintorni, di quasi sette secondi da Hamilton. Non sono pochi, in 100 chilimetri. Tutti ottimi segnali in vista della gara lunga di domenica (sveglia alle 8, anzi un po’ prima almeno ci si piazza sul divano con cappuccio e brioche).

«Tagliare il traguardo per primo è stato ‘wow’, davvero speciale», Hamilton ha dichiarato a Sky Sport. «L’ultima gara è stata dolorosa, ma sapevamo del potenziale della macchina. Questo weekend ho fatto dei cambiamenti e la vettura ha preso vita. Questa è stata la mia prima vera simulazione gara, guidando per tanti giri consecutivi con questa vettura, ed è andata alla grande». Sensazioni positive che si accompagnano a qualche sassolino tolto dalla scarpa: «Ho sentito che tanta gente ha sottovalutato quanto sia complesso arrivare in un nuovo team, ambientarsi, comprendersi a vicenda, imparare le comunicazioni» ha ammesso ai canali ufficiali della FIA. «C’è stata un’incredibile quantità di critiche e di persone che ha blaterato a vanvera. È stato fantastico qui sentirmi più a mio agio nella macchina come a Melbourne non era successo, sul pezzo sin dal primo giro, grazie al gran lavoro con ingegneri e meccanici per ottimizzare la vettura».

Con gli otto punti conquistati nella sprint, l’inglese sale a nove in classifica mondiale, uno in più dal compagno di squadra Leclerc. Il monegasco, da parte sua, non ha vissuto una gara esaltante. Ci ha provato nei primi e negli ultimi giri, quando ha attaccato Piastri e Russel, condizionato anche lui dal graining delle gomme. Penalizzato dalla partenza in terza fila, è rimasto un po’ ingolfato nel gruppo. Decisamente peggio è andata al leader del mondiale Lando Norris, che dopo un brutto largo in avvio è scivolato al nono posto. Ha riguadagnato solo una posizione su Stroll ma ha litigato costantemente con i pneumatici, tanto da parlare di suo «peggior incubo».

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Considerando il recente perfezionamento del circuito di Shangai, nessuno si aspettava un asfalto con così tanto grip. Nelle qualifiche, scattate questa mattina alle 8 ora italiana, si è piazzato più in alto chi ha lavorato meglio con le gomme. A parte un problema di riscaldamento per Leclerc, il Q1 non ha segnato particolari sorprese, eccezion fatta per Lawson che proprio non ha trovato il feeling con la sua RedBull. Il neozelandese ci sarà rimasto male quando ha visto il sesto posto dell’ex compagno di box Tsunoda alla Racing Bull nella sprint ed è stato eliminato nel Q1 per la seconda volta consecutiva, cosa che non gli era mai capitata neanche con il team satellite.

È stata una qualifica diversa da quella della sprint. La Racing Bulls ha volato, sistemando entrambi i suoi piloti nei primi dieci. Le Ferrari ha optato per uscire subito con gomma vecchia, ma ha trovato delle difficoltà, perdendo un po’ di prestazione. Il tempo di Hamilton è in linea con quelli del venerdì, il problema è che le Mclaren e le Mercedes si sono svegliate. Negli ultimi tre minuti, tutti hanno girato con gomma nuova, creando così una mini qualifica dentro la qualifica. Piastri ha fatto anche più del suo, centrando la pole con il record della pista a 1:30:641, ma il vero capolavoro l’ha compiuto Russell, che si è inserito in prima fila tra le due Mclaren.

Norris ha chiuso terzo, complice anche un errore nel secondo tentativo lanciato, come ha ammesso lui stesso ai canali ufficiali della F1. Poi il solito Verstappen, Hamilton, Leclerc e le due Racing Bulls di Hadjar e Tsunoda che hanno chiuso nel panino Kimi Antonelli, al primo Q3 della sua carriera. A chiudere la top 10 un ottimo Albon, sempre performante al sabato. In Cina la pole conta tanto, perché avere la pista libera dallo sporco ti dà una spinta per guadagnare un buon margine per scappare. La differenza, però, starà nella gestione delle gomme, che potrebbe rivoluzionare l’andamento della corsa. Magari favorendo le Ferrari che sembrano comunque avere un convincente passo gara.