Paradosso al Parc OL. Da mesi il Lione versa in una spaventosa crisi societaria, quasi 500 milioni di euro di debiti e lo spettro della bancarotta – con simultaneo fallimento sportivo – non ancora scongiurato. Da qualche giorno si appresta a giocare senza allenatore in panchina fino al prossimo 30 novembre: la maxi-squalifica di Paulo Fonseca è appena cominciata. Eppure la squadra vola. Ha un piede e mezzo ai quarti di Europa League, dopo il successo per 3-1 nei minuti finali di Bucarest (davanti agli occhi dell’ex rossonero: la sanzione si applica soltanto per la Ligue 1). Ha il vento in poppa in campionato, con tre vittorie nelle ultime quattro e la zona Champions distante appena quattro lunghezze. E lo spogliatoio sembra un concentrato di compattezza: dopo il gol di Tagliafico, ieri contro lo Steaua, tutti si sono fiondati verso la panchina ad abbracciare un Fonseca già in lacrime. Senza più nulla da perdere, in una stagione nata senza futuro, il Lione rischia di trovare sul campo il momento più felice dei suoi ultimi anni.
Sarà anche retorica, il leitmotiv della squadra che sboccia nelle avversità. Eppure i fatti vanno tutti in questa direzione. In termini gestionali, il fondo di John Textor – azionista di maggioranza del club – sembra in grado di tamponare le perdite almeno fino a fine stagione. Si naviga a vista: impossibile immaginare le ripercussioni sulla competività ad alti livelli del blasonato Olympique – oggi al suo 75esimo anno di vita – la sua liceità a fare regolarmente mercato. Ma da qui a giugno, anche la Ligue 1 sembra aver dato sufficienti rassicurazioni alla piazza. Così tanto basta per stare sul pezzo, non accontentarsi – lo stesso Fonseca è arrivato a gennaio, sostituendo l’esonerato Pierre Sage – ed estraniarsi dal resto del mondo e delle sue pericolanti vicende buttandosi a capofitto nell’agone dei 90 minuti.
Dall’arrivo del portoghese, il Lione viaggia a quasi 3 gol di media a partita (17 in 6 gare). Entrambe le volte in cui ha incontrato una formazione superiore, contro Marsiglia e Psg, ha perso – doppio 3-2 – giocandosela però a viso aperto fino all’ultimo. È chiaro che è presto per intravedere gli effetti tecnici del calcio di Fonseca. Ma caratterialmente la direzione è già quella giusta. A tal punto che la società non ha mai avuto dubbi, nemmeno dopo la mazzata comminata dalla Federcalcio all’allenatore dopo il testa a testa con l’arbitro di Lione-Brest che ha fatto il giro del mondo. “Ha sbagliato, ma è l’uomo giusto per il Lione e dobbiamo preservarlo”, ha dichiarato subito Textor. “La sanzione è di una severità estrema e senza precedenti: oggi più che mai il club è unito e concentrato sugli obiettivi sportivi”. Detto fatto, notte di coppa atto primo. Se per Fonseca l’unico modo di esultare al fianco dei suoi ragazzi è quello di allungare il cammino europeo, beh: il tabellone è impervio – Man United, Roma e Athletic sullo stesso lato – ma il calendario si protrae fino alla finale del 21 maggio al San Mamés di Bilbao. Stimoli sufficienti. Chiedere allo Steaua.
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