La 2. Bundesliga è quel magico mondo in cui, se hai la fortuna di essere tifoso, ti può capitare di trovare il tuo capitano che un lunedì di marzo ti lancia caramelle da un carro di legno. Ok, a Colonia diventa facile perfino trovare un campione del mondo come Podolski alla parata di carnevale. In questo angolo di Vestfalia che guarda al Reno, i carri sono religione. Eppure non è usuale che ce ne sia uno organizzato dal Colonia. È questo che rende speciale la seconda serie tedesca: il rapporto diretto, scala 1:1, tra città e club. L’incidenza dei tifosi è una caratteristica del calcio in Germania, basti pensare alla famosa regola del 50+1, per cui la maggioranza delle quote di una società deve appartenere a un azionariato popolare e non a singoli imprenditori o cordate.
Negli ultimi anni ci sono state diverse sorprese nelle promozioni dalla Zweite alla Bundesliga, e così sono cambiate le gerarchie. Squadre nobili come Hertha Berlino, Hannover, Kaiserslautern, Norimberga, Schalke 04 e Hertha Berlino hanno-pagato la tassa retrocessione, per far spazio a realtà emergenti come Heidenheim, Hostel Kiel e Union Berlino. Queste non si sono rivelate delle classiche squadre yo-yo, destinate a tornare in seconda divisione, ma club strutturati in grado di centrare posizioni europee. In 2. Bundesliga si è quindi formato un grande ingorgo in testa alla classifica. Due, infatti, sono le società direttamente promosse. La terza si gioca lo spareggio con la terzultima della Bundesliga. Ne sa qualcosa l’Amburgo, retrocesso per la prima e unica volta nel 2022 e da allora impantanato nella seconda divisione, nonostante parta quasi sempre con il favore del pronostico. Nella passata stagione ha anche dovuto vedere il successo dei cugini del St Pauli, vincitori del campionato.
Quest’anno i Dinasaurier stanno provando seriamente a tornare in Bundes: sono primi a pari merito con il Kaiserslautern, a quota 42 punti. Sorprende, però, quanto sia corta la classifica. Ci sono addirittura nove squadre in sei punti: altro che la Serie A, dove ce ne sono “solo” quattro. Dall’Amburgo al Karlsruhe, tutte possono sperare di giocare all’Allianz Arena l’anno prossimo. In questo gruppo sono presenti club di grande tradizione come Colonia, Fortuna Dusseldorf e Hannover, ma anche delle realtà nuove che si sono affacciate da pochissimo ai vertici del calcio tedesco. Come l’Elversberg, club di un comune di 11 mila abitanti nel Saarland, a due passi dalla Francia: solo due anni fa disputava la quinta divisione, ora pensa davvero di poter ospitare a casa sua il Bayern Monaco o il Borussia Dortmund.
Proprio gli stadi sono un requisito fondamentale per crescere. La media spettatori è la più alta tra le seconde divisioni europee e si attesta intorno alle 29mila persone per match. Merito certamente delle big decadute e dei lori impianti, ma in realtà i settori pieni si trovano dappertutto. Il principio è molto chiaro. Puoi avere tutti i trofei che vuoi in bacheca, ma senza organizzazione non vai da nessuna parte. Un esempio? Hertha e Schalke, nove titoli di Germania in due, ora sono relegate alla soglie della zona playout. Nelle ultime annate nessuno ha fatto più di 70 punti, le squadre promosse si sono fermate poco prima. Quest’anno inevitabilmente la quota si abbasserà, assestandosi intorno ai 60. Conteranno tantissimo gli scontri diretti, in un calendario pazzo in cui nei prossimi dieci week-end quasi tutte si scontreranno tra di loro. Impossibile fare previsioni, anche perché ogni anno bisogna sempre aspettarsi una sorpresa.
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