L’Arsenal ha trollato Haaland con un pezzo di Kendrick Lamar

All'Emirates, dopo il 5-1 dei Gunners, il dj ha fatto partire "Humble": una canzone scelta non a caso.

Arsneal-Manchester City è finita con un eloquente 5-1 in favore dei Gunners. Un risultato che, di fatto, ha riportato la squadra di Guardiola dentro la sua crisi epocale. E che ha permesso ai tifosi dell’Emirates di prendersi una bella rivincita nei confronti dei loro rivali degli ultimi anni. Il modo in cui si è consumata questa rivincita, al di là di ciò che è successo in campo, è stato piuttosto creativo: alla fine della partita, nel tripudio generale, il dj dell’Emirates ha fatto partire un pezzo di Kendrick Lamar. Il pezzo in questione si chiama “Humble”.

Chi ricorda e quindi può capire, a questo punto, ha già capito. Ma facciamo un piccolo riepilogo per gli smemorati. In occasione dell’ultimo scontro diretto, la gara d’andata giocata a Etihad e finita 2-2, con pareggio finale dell’Arsenal arrivato al minuto 98′, Erling Haaland ebbe un piccolo alterco con Mikel Arteta, manager dei Gunners. La frase che gli disse è diventata subito virale-iconica: «Stay humble eh! Stay humble!». Non che Haaland fosse nuovo a questo tipo di comportamenti, ma quelle parole e quel modo di rivolgersi, come dire, finì per colpire tutti. A qualche mese di distanza, evidentemente, l’intero mondo-Arsenal non aspettava altro che la prima occasione per trollare il centravanti norvegese. Ed ecco che “Humble” di Kendrick Lamar, pezzo dell’album Damn uscito nel 2017, ha fatto esattamente al caso dei Gunners:

Anche nel corso della partita, Haaland è stato beccato dal pubblico di Emirates con un coro/insulto che conteneva la parola humble. Insomma, si può dire che l’Arsenal e la sua gente si erano preparati una bella accoglienza per il centravanti norvegese. Che tra l’altro ha anche segnato il gol del pareggio dopo l’iniziale vantaggio del connazionale Odegaard, ma poi le reti di Thomas Partey, Lewis-Skelly, Havertz e Nwaneri hanno rovinato la giornata del City. E hanno dato il via a una festa-vendetta che a Londra, precisamente nel Nord della città, non vedevano l’ora di cominciare.