Piccolo esperimento di un post Real-Barça: aprite Instagram e, sotto l’hashtag #ElClásico, guardate la foto o il video che compare di più. Ok, prevedibile, c’è Lamine Yamal che, dopo il gol dello 0-3 al 77esimo minuto, esulta alla Cristiano Ronaldo, nello stadio che è stato di Cristiano Ronaldo. Eppure per capire davvero la partita del Bernabéu bisogna fare un piccolo rewind di undici minuti: Lewandowski è in mezzo all’area e sta schiacciando di testa il pallone dello 0-2, il secondo colpo al mento del Real in due minuti. L’allenatore del Barcellona, Hansi Flick, in piedi di fronte alla panchina, mima il gesto dell’attaccante. Flick è un uomo in simbiosi con la sua squadra, con i suoi gioctori. Se il Barça è tornato a dominare a Madrid, se il Clásico, come dicono in Spagna, è tornato «quella roba lì», tanto lo si deve a questo mancato banchiere renano che sta facendo saltare il banco della Liga.
A vederlo così da fuori, Flick c’entra poco col mondo blaugrana. A cominciare dal look: Guardiola, Luis Enrique e Valverde vestivano sempre in giacca e cravatta, Xavi aveva sdoganato il maglioncino – ma era appunto Xavi, se lo poteva permettere. Flick si presenta in jeans, girocollo e giacchetto con la zip. Stile casual, semplice come il suo calcio. Fin dai primi giorni in Catalogna ha trovato la chiave giusta per aprire la box dei problemi nascosti. Prima di tutto, la condizione fisica. Troppo spesso, nella scorsa stagione, il Barça crollava al 70esimo. Adesso vola soprattutto nei finali di partita. Per cambiare le cose, Flick ha ragionato in maniera binaria: ha alzato il telefono e ha chiamato Julio Tous, preparatore atletico di Conte al Tottenham, all’Inter e alla Juventus, a cui ha assegnato il compito di rigenerare i giocatori blaugrana. Poi ha pensato di risparmiare energia modificando il sistema di gioco: niente 4-3-3, come imporrebbe il dna del Barça, si gioca 4-2-3-1 con la linea di difesa a metà campo e 25-30 metri di distanza tra le punte e i centrali difensivi. Una scelta estremista che, se da una parte ti espone a continui uno contro uno, dall’altra ti permette di riaggredire la palla persa molto rapidamente.
Dopo la convincente vittoria contro il Bayern in Champions League, in Spagna ci si interrogava se anche Flick avesse chiesto a Cubarsì e Iñigo Martinez di salire a 50 metri dalla porta anche in vista del Clásico, della sfida contro Vinicius e Mbappé. «I nostri principi sono questi e non li abbandoneremo» aveva spiegato il tedesco in conferenza stampa. Detto, fatto: centrali sul cerchio di centrocampo e Real finito 12 volte in fuorigioco. Con una difesa così lontana dall’area di rigore, ci vuole un portiere che sappia uscire molto alto. Iñaki Pena non sarà Neuer, ma il coraggio non gli manca.
Quella di Flick è una filosofia quasi manichea: o recupero palla o ti mando in offside. Alla lunga potrebbe non pagare, specialmente contro squadre che aspettano l’imbucata palleggiando con qualità, per esempio Manchester City o Arsenal, ma per ora i blaugrana sono stati praticamente perfetti in tutte le gare giocate. C’è anche un altro aspetto di cui bisogna tenere conto: una densità centrale così accentuata consente di creare ampi spazi sugli esterni in cui lanciare Yamal e Raphinha, per mandarli al duello uno contro uno ed esaltarne le skills in velocità. A fine agosto erano due giocatori che vivevano su due pianeti diversi. Il brasiliano sembrava fuori dal progetto, escluso per far posto a Nico Williams. Un famoso tiktoker catalano, David Suárez, aveva addirittura postato una foto con la maglia numero 11 (quella di Raphinha) e la scritta Nico Williams, salvo poi scusarsi. Due mesi dopo il basco gioca ancora all’Athletic Bilbao e Raphinha si è ripreso il Barcellona, con quattro gol in mezza settimana, tripletta al Bayern e sigillo dello 0-4 al Bernabéu. L’ex esterno del Leeds, con dieci gol stagionali, ha eguagliato il record delle due stagioni vissute in Spagna.
Yamal, invece, andava solo accompagnato sul sentiero che porta al Parnaso del calcio. Dopo averlo osservato spadroneggiare all’Europeo, Flick si è posto un unico obiettivo: togliergli la pressione di dover per forza risolvere da solo la partita. Negli ultimi mesi con Xavi, Yamal sentiva il peso di dover spazzare via le difficoltà della sua squadra con una giocata. Ora le cose sono cambiate, Lamine è tornato a fare Yamal, a essere un ragazzino che si diverte a saltare gli avversari, solo che non lo fa sui sintetici della Masía, ma sui campi di Liga e Champions. Nell’esultanza verso la camera bassa del Bernabéu c’è tutta la sua natura: la personalità nella reference a CR7, la gioia nel balletto e la consapevolezza di essere ancora un liceale, quando mostra l’apparecchio ai denti. Il più giovane marcatore in un Clásico indossa la 19, ma è un Bignami tecnico degli ultimi grandi 10 del Barcellona: il tunnel di Neymar, le sgasate di Messi e i filtranti di Ronaldinho, come quello con cui ha mandato in porta Raphinha contro il Bayern. La passione per la maglia blaugrana non è un elemento da sottovalutare: «Voglio diventare una leggenda del Barça», ha dichiarato prima del match. In una situazione debitoria disastrosa avere una superstar tifosa meno può essere un grande vantaggio.
Già, i debiti. L’impatto del Covid sulle casse del Barcellona, già a dir poco pericolanti, è stato devastante. Il buco era da oltre 1500 milioni di euro. Tra il 2022 e il 2023 il presidente Joan Laporta ha venduto tutto il possibile: il 25% dei diritti televisivi e il 49% della filiale commerciale. L’intento era fare un po’ di cassa, circa 800 milioni, per andare “all in” sul progetto Espai Barça che comprende la ristrutturazione del Camp Nou, la costruzione di un nuovo stadio “Johan Cruyff”, del Nou Pala Blaugrana e del Campus Barça. Risultato attuale: l’indebitamento è salito fino 2000 milioni di euro, ma in futuro, secondo gli analisti, gli introiti legati all’indotto delle nuove strutture dovrebbero cominciare a coprire le incombenze. Per fare mercato il club ha dovuto tagliare gli stipendi più onerosi, motivo per cui Messi nel 2021 aveva davanti poteva solo giocare gratis, oppure trasferirsi. Sappiamo come è andata a finire. LaLiga da anni ha adottato un sistema di fair play finanziario che stabilisce la regola dell’1-1, ovvero si possono acquistare calciatori per una cifra uguale a quella ottenuta dalle cessioni. Se si vuole comprare un giocatore che costa 50 milioni, devono uscire 50 milioni. Non potendo spendere e spandere, il Barça ha dovuto necessariamente tornare a guardare alla Masía.

Flick è stato bravissimo nel dare un ruolo ben preciso ai ragazzi della cantera. Yamal, Cubarsì, Pedri e Baldé si erano già imposti con Xavi, ma Casadò e Fermin sono le grandi novità di questo avvio di stagione. Flick li ha resi centrali nel suo progetto: il primo deve pulire tutti i palloni, verticalizzando il più velocemente possibile; il secondo, invece, ha il compito della prima pressione in fase difensiva e deve muoversi tra le linee in fase offensiva. Ad alzare l’età media della squadra a 23,4 anni ci pensa un centravanti 36enne che, non è difficile immaginarlo, ha iniziato a fregarsi le mani fin da quando è arrivato l’annuncio dell’accordo tra il Barça e Flick. Con l’allenatore tedesco, infatti, il centravanti polacco ha vissuto il migliori anni della sua vita: il 2020, quando ha alzato sei trofei su sei disponibili, e il 2021, quando ha sancito il record di gol in una singola Bundesliga (41), superando Gerd Müller. In totale, tra Bayern e Barcellona, Lewa ha giocato 101 gare con Flick in panchina, segnando 120 reti, quasi una e mezza a partita. Nelle prime 11 giornate di Liga ha già segnato 14 gol, cinque in meno di tutta la scorsa stagione. I motivi alla base del suo rendimento super sono tattici ma anche emotivi: le continue imbucate dei suoi compagni esaltano le sue doti di ricerca della profondità, e in una squadra con baricentro alto gli risulta più facile lavorare di sponda. Come detto, però, c’è anche dell’altro: ora Lewandowski si sente finalmente il centro dello spogliatoio. Nemmeno al Bayern gli era mai capitato: rimaneva un uomo importante, ma i leader erano altri.
Il 4-0 ottenuto nel Clásico è un risultato storico per diverse ragioni: perché il Barcellona ha interrotto una striscia di 42 gare di fila senza sconfitta del Madrid in campionato, perché Yamal si è laureato all’università del fútbol e soprattutto perché il Barça è tornato a insegnare calcio al Bernabeu. I tifosi blaugrana hanno vissuto un ritorno al passato, hanno percepito le vibrazioni dei Clásicos con Messi, quando dominavano in casa dei rivali. «Doveva essere la Liga di Mbappè, sta diventando la Liga di Flick», ha scritto Marca. La Liga di un quasi sessantenne renano che sta ricostruendo l’aurea potentissima del Barcellona, e lo sta facendo grazie alla sua normalità.