Nico Paz, un predestinato a Como

Era uno dei giovani più apprezzati della Fábrica, il vivaio del Real Madrid, ma ha scelto di mettersi alla prova da protagonista in Serie A.

«Nel momento del mio esordio ero nervoso. Sono entrato, ho guardato in alto verso gli spalti e mi si è rivoltato lo stomaco». Queste parole le ha pronunciate Nico Paz, descrivendo il momento in cui i suoi occhi hanno incontrato quelli dei 68.509 spettatori presenti al Santiago Bernabéu. La partita era Real Madrid-Braga della Champions League 2022/23, e Nico è entrato al minuto 77′ al posto di Valverde. Eppure, nonostante il nervosismo, il debutto è filato via liscio: i blancos hanno gestito il 3-0 maturato fino a quel momento e Paz ha potuto assaporare, per la prima volta, la sensazione che si prova quando si gioca coi grandi. Gli stessi grandi che poi lo hanno elogiato, riconoscendone il talento e le qualità, costruendogli intorno l’aura del predestinato.

E allora come è successo che un predestinato, un calciatore cresciuto nelle giovanili del Real Madrid, tra le investiture dei migliori giocatori/allenatori del mondo, si ritrovi a giocare nel Como? Per cercare di inquadrare questo centrocampista ventenne dai capelli biondi e gli occhi verdi, è opportuno definirne alcuni aspetti biografici e caratteriali, prima ancora di quella tecnica sfavillante che mette in mostra sul rettangolo verde. Intanto, tanto per cominciare, Nico Paz è un figlio d’arte: suo padre Pablo ha giocato come difensore dai primi anni Novanta fino al 2013. La prima squadra in cui ha giocato è lo stesso Newell’s Old Boys in cui, proprio in quegli anni, cresceva un giovanissimo Lionel Messi – il futuro idolo di suo figlio Nico. Poi Pablo è emigrato in Europa ed è arrivato fino alla Nazionale, con cui ha accumulato 23 presenze e ha disputato anche il Mondiale del 1998.

È stato lo stesso Nico Paz a raccontare, al canale YouTube JRI Madrid, come suo padre – da buon argentino – gli abbia messo un pallone tra i piedi non appena ha iniziato a camminare. E che lui, con quel pallone, ha sempre saputo cosa farci. Dal suo papà, Nico ha appreso rapidamente l’amore per il fulbo, il calcio come lo intendono gli argentini – un gioco fondato sulla passione, sulla giocata, sul padroneggiare la sfera meglio degli altri. La figura di Pablo Paz e l’idea di famiglia hanno un peso enorme nella formazione di Nico: in diverse interviste, una delle quali rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Nico ha affermato che, se dovesse dire un grazie, lo direbbe a suo padre, di cui da piccolo seguiva tutte le partite; sempre alla Gazzetta, il centrocampista del Como ha raccontato che ha scelto il numero 79 perché è l’anno di nascita di sua madre.

Pablo Paz ha giocato le ultime stagioni della sua carriera alle Isole Canarie, laddove suo figlio Nico ha iniziato ad allenarsi. Non è un caso che sia diventato il centrocampista che ammiriamo oggi nel Como, proprio come stile: negli ultimi vent’anni la la scuola dell’arcipelago ha prodotto atleti come David Silva, Pedro e Pedri, ed è storicamente nota per innestare nei suoi calciatori una concezione del gioco brillante per tecnica, eleganza e capacità di andare via nello stretto. Paz fa suoi questi concetti nelle giovanili del Tenerife, il trampolino di lancio che gli apre le porte della Fábrica, laddove il Real Madrid alleva i suoi giovani: stiamo parlando del vivaio più florido del mondo, e non solo perché è l’espressione della squadra di calcio più prestigiosa che c’è.

È in questo punto, in questo momento, che l’idea della predestinazione di Paz inizia a prendere forma. Nelle giovanili del Madrid, Nico passa sotto le mani di Álvaro Arbeloa e di Raúl Gonzalez Blanco, che lo allenano rispettivamente nella Juvenil-A e nel Castilla, ovvero l’under-19 e la squadra B del Real. Arbeloa, come riportato da Planeta Real Madrid, intravedeva un futuro luminoso per Paz già ad inizio 2023: «Sarà una stella, prima o poi entrerà in pianta stabile in prima squadra». Raúl si è unito al coro qualche mese più tardi, dopo aver osservato con i suoi occhi le qualità dell’ispano-argentino: «Avrà le sue chance in prima squadra, non c’è dubbio». E in questo puzzle di elogi, l’ultimo tassello lo mette Toni Kroos: «Questo ragazzo deve allenarsi sempre con noi perché è fortissimo».

Se avere tra i suoi estimatori due dei più grandi simboli della storia del madridismo contemporaneo può sembrare abbastanza, per inserirlo nel club super-esclusivo del predestinati, i primi assaggi con la squadra di Ancelotti alimentano ulteriormente questa sensazione. Come detto in precedenza, infatti, l’8 novembre 2023 arriva il debutto in prima squadra, e venti giorni è già il tempo del primo gol con la camiseta blanca: è la rete del 3-2 realizzata nella vittoria contro il Napoli, e lo rende il terzo calciatore più giovane ad aver segnato in Champions League col Real Madrid. Soltanto Rodrygo e Raúl sono stati più precoci di lui, nella gloriosa storia dei blancos. E il gol che realizza è tutt’altro che banale, nonostante la complicità di Meret: gioco di prestigio con una finta di corpo, saltando secco Cajuste, e tiro in porta da fuori area.

A volte basta un dribbling per cambiare una partita

Quella che vedete sopra è un’azione in cui Paz lascia intravedere due dei fondamentali che caratterizzano maggiormente il suo gioco: la qualità nell’uno contro uno e la conclusione dalla distanza. Anche Ancelotti, dopo la partita con il Napoli, lo mette al centro della scena: «È una notte molto speciale per Nico. È un giocatore per il futuro del Real Madrid, perché ha molte delle qualità che un giocatore della prima squadra deve avere. Ha aiutato la squadra in un momento di difficoltà, ed è ciò di cui abbiamo bisogno».

Quando però il tappeto rosso del Bernabéu sembra pronto a srotolarsi per una nuova stella, Paz vede ridursi sempre più il suo minuaggio. Dopo l’exploit autunnale, non gli vengono concessi altre apparizioni in prima squadra, al punto che termina la stagione con il Castilla. Quando inizia il mercato c’è un0enorme incertezza sul futuro, l’idea che aleggia itorno a Paz è quella di una separazione. La Fábrica, come detto, negli ultimi anni è stata utilizzata non tanto per popolare la prima squadra, ma per generare profitti: Hakimi, Theo Hernández e Marcos Llorente sono solo alcuni degli esempi di calciatori formatisi nell’accademia madridista e diventati grandi in giro per l’Europa, dopo essere stati ceduti.

Dal canto suo, Paz sa che ha bisogno di giocare. Non solo per mettersi in mostra, ma perché ama farlo. La sua unica via è sempre stata il calcio: «A scuola ero uno da 6» ha dichiarato. «Se non avessi fatto il calciatore, avrei provato a diventare personal trainer o professore di educazione fisica». Nico è un ragazzo con la testa sulle spalle, consapevole delle sue qualità e delle occasioni da cogliere. E la decisione di andare a Como, che ad alcuni è parsa strana, ad altri esotica, è in realtà la scelta di una persona matura, che ha fiutato un’opportunità intrigante e non si è tirato indietro nel coglierla. Del resto, il Como rappresenta la chance di crescere dentro un progetto giovane e di farlo da protagonista, guidato per altro da un maestro del calcio spagnolo come Cesc Fàbregas. Un ex giocatore che, in qualche modo, aveva qualcosa di simile a Paz: il tempismo negli inserimenti, il raggio d’azione nella trequarti avversaria, la tendenza a farsi dare il pallone e la personalità di farlo negli spazi stretti, cosa che Ancelotti gli aveva chiesto di fare già nei primi allenamenti con il Real.

Per questo motivo, la sorpresa generale per il suo impatto sul nostro campionato si sta già trasformando in abitudine. Anche perché lo stile di gioco del Como sembra incastrarsi perfettamente con le peculiarità di un centrocampista/trequartista come Paz, alto un metro e ottantasei ma che salta l’uomo in modo creativo, mescolando i movimenti argentini alla Dybala con quelli canari che richiamano David Silva, che usa tanto il sombrero quanto la croqueta, che ama calciare da fuori ma sa anche imbucare per il compagno in profondità. I giocatori che lo circondano si sono già adattati alla forza di attrazione gravitazionale che sembra esercitare nel corso delle sue partite, e allora fanno in modo di occupare gli spazi giusti per dialogare con lui. Ecco dunque che Cutrone si muove in verticale, Strefezza e Fadera stringono la loro posizione, Sergi Roberto lo aiuta facendo da collante con Perrone in mediana. A tutto ciò, Paz aggiunge un’ottima capacità di giocare con il piede debole, e nonostante non spicchi per velocità e potenza riesce comunque ad andare via anche in percussione. Questa tendenza era stata notata un bel po’ di tempo fa da Diego Nogales, uno dei suoi primi allenatori nelle giovanili del Real, le cui parole descrivono benissimo la consapevolezza di Paz nei propri mezzi tecnici: «Non è troppo rapido, non è troppo potente, ma vede passaggi che altri non vedono. Non a caso, viene da dire, Paz ha già messo insieme tre assist nelle prime sei giornate di campionato.

La sensazione, però, è quella di aver appena intravisto solo la punta dell’iceberg. Di questa cosa è certo Francesco Mauri, assistente di Ancelotti al Real Madrid. Mauri, intervistato dalla Gazzetta, ha detto tre cose belle impegnative, su Nico Paz: «Mi sarei aspettato ricevesse più richieste anche da grandi squadre. Anche perché ha grande fiuto del gol e perché credo che, in prospettiva, possa essere un giocatore da Real Madrid». Lo stesso club campione d’Europa è fermamente convinto delle qualità di Nico Paz: nell’accordo con il Como, è stato inserito un diritto di recompra. Insomma, al Real la concorrenza sarà pure spietata, ma è veri pure che che Paz è un potenziale diamante da non lasciarsi sfuggire. E di questo potenziale si è accorto anche Lionel Scaloni, che non ha esitato a convocarlo per gli impegni della Nazionale argentina, dandogli la possibilità di allenarsi con il suo idolo Messi. Il fatto che Nico abbia scelto la nazionale campione del Mondo dimostra quanto sia legato all’idea passionale del fulbo, quella che gli ha trasmesso suo padre, del dribbling beffardo con cui scherza gli avversari, con quei movimenti degni dei migliori ballerini di tango.

Un’idea che piace a tutti, perché Nico è uno dei pochissimi che cerca sempre la giocata complicata in una zona di campo dove i difensori gli sono immediatamente addosso. Lo ha dichiarato lui stesso: «Qui in Italia mi sto accorgendo della preparazione tattica delle squadre. I difensori, oltre a essere più grossi, ti lasciano meno spazi. Però mi piace». Ecco, in quel mi piace c’è l’ennesimo indizio sul fatto che Paz non avrebbe potuto fare altro che il calciatore. Sarà interessante capire dove potrà arrivare, sarà divertente – ma soprattutto sarà un privilegio – scoprirlo da vicino, dal vivo, almeno fino a giugno. Poi si vedrà: se i predestinati si confermano tali, succede sempre che alla fine vadano via. Che tornino a casa.