Il nono posto in classifica nel 2023/24, un monumento come Ruben Baraja in panchina, un po’ di giovani interessanti lanciati senza paura nella squadra titolare: per quanto fosse ancora immerso nella mediocrità, sembrava che il Valencia avesse ritrovato un po’ di serenità sportiva. Almeno quella, viene da dire: da anni, infatti, la gestione sconclusionata della proprietà che fa capo a Peter Lim ha fatto precipitare il quarto club di Spagna –per numero di titoli, per blasone, per pubblico – in una delle realtà peggio gestite del calcio europeo, soprattutto a livello economico. Il fatto che i problemi di fondo restino irrisolti, però. ora si sta facendo sentire anche in campo. Di nuovo, e in modo piuttosto inquietante: nelle prime nove giornate di campionato, il Valencia ha messo insieme sei punti, frutto di una vittoria, tre pareggi e quattro sconfitte. Solo due squadre, Valladolid e Las Palmas, hanno fatto peggio degli uomini di Baraja. E il guaio è che questo rendimento è la coda lunga del finale dello scorso campionato: nelle ultime sette gare della Liga 23/24, il Valencia ha messo insieme soltanto due punti.
A questo punto, inevitabile conseguenza, anche lo stesso Baraja è finito sotto accusa. Lo scrive El País in un articolo in cui viene agitato lo spettro di una possibile retrocessione: «Il Valencia è nel dramma, così non è assurdo pensare che una delle squadre più importanti di Spagna possa rivivere l’impresa al contrario del 1986, quando finì in Segunda División. I tifosi sono inferociti, adesso anche nei confronti di Baraja. Le critiche contro Lim vanno avanti da dieci anni, ma in questa situazione nemmeno un totem come l’ex capitano può salvarsi dalle accuse». Per la prima volta si parla di un possibile esonero del tecnico, e se questa eventualità dovesse materializzarsi il Valencia arriverebbe toccherebbe quota 16 cambi in panchina negli ultimi dieci anni.
Quando un grande club va in crisi, di solito, l’allenatore ha pochissime colpe. Ecco, quello del Valencia è proprio un caso del genere: Baraja, infatti, ha dovuto e deve far quadrare i conti tecnici di una squadra/società che ha un debito strutturale di 335 milioni di euro, di cui 135 da rifondare nei prossimi dodici mesi. Di conseguenza, come succede ormai da anni, la gestione sportiva può contare su pochissime risorse: dal 2020 a oggi, il Valencia ha investito 30 milioni sul mercato in entrata a fronte di oltre 200 milioni di introiti derivati dalle cessioni; nell’ultima sessione di trasferimenti, sono stati acquistati calciatori per 1,35 milioni di euro, investiti solo per Luis Rioja, 30enne centrocampista ex dell’Alavés. Tutte le altre operazioni in entrata – tra cui si segnalano l’arrivo di Barrenechea e quello di Rafa Mir – sono state finalizzate in prestito e/o a parametro zero.
Insomma, non è che Baraja abbia questo grande margine di azione e di intervento. Anche se in rosa ci sono discrete individualità come Pepelu, Mosquera e Javi Guerra, è chiaro che non può fare miracoli. E infatti il Valencia ha messo insieme cinque gol in nove partite, l’unico calciatore ad aver superato più di una volta è Hugo Duro. Alla base di tutto, però, c’è la chiara sensazione di precarietà trasmessa dalla società. Basti pensare che il miglior giocatore della rosa in questo momento, il 24enne portiere georgiano Giorgi Mamardashvili, è già stato ceduto al Liverpool ed è rimasto soltanto in prestito. Come dire: anche il futuro è ipotecato. In realtà, come scrive Relevo in questo articolo, qualcosa si sta muovendo, almeno a livello societario: il club ha incaricato la banca americana Goldman Sachs di trovare investimenti per 120 milioni di euro, in modo da rifinanziare il suo debito e anche per completare il Nou Mestalla, lo stadio abbozzato nel 2007 e mai completato – i lavori dovrebbero riprendere a gennaio 2025. L’idea è quella di affrancarsi da Lim, in modo da preparare il terreno per la cessione delle quote azionarie, ma naturalmente si tratta di un processo lungo e complicato. E affrontarlo con una squadra a rischio retrocessione, come dire, lo renderà ancora più difficile.