Il calcio è davvero strano. Un mese fa a quest’ora facevamo i conti con la stasi del Napoli, una sola vittoria su sette gare di campionato mentre l’Inter metteva la freccia per lo scudetto sbancando il campo dell’Atalanta. Poche settimane dopo, lo sfogo di Antonio Conte – il primo di una serie ormai lunga – sul proprio futuro e le prospettive degli azzurri era sembrato perfino una dichiarazione di resa. Si è rivelato l’inizio della riscossa: Napoli cinico, perfetto, ritrovato, a trazione McTominay fino al clamoroso controsorpasso in vetta. E nerazzurri implosi di colpo – Bologna, Milan, Roma: trittico da incubo in sette giorni – dopo l’impresa di Champions contro il Bayern. Dunque com’è possibile finire la benzina o ritrovarla a distanza di così poco tempo, a questo punto della stagione? Cosa si intende per stanchezza psicofisica? E c’è un metodo più di altri per buttare il cuore oltre l’ostacolo, quando tutto il resto si mette a girare storto?
La constatazione da cui partire, ben nota a tutti, è che «la stagione sportiva di una squadra come l’Inter, impegnata su tutti i fronti fino ad aprile inoltrato, ha i connotati di una maratona. Viaggi, alta tensione, energie emozionali e nervose: sicuramente un accumulo che ora i nerazzurri stanno pagando caro», spiega a Undici Alberto Bartali, preparatore atletico per quarant’anni e attraverso una ventina di squadre. Dalla Fiorentina alla Sampdoria, dallo Zenit al Galatasaray. Passando per Lecce e Napoli, che adesso osserva con occhio interessato. «Il calendario più leggero degli azzurri – i giocatori di Conte hanno accumulato 15mila minuti di gioco in più rispetto a quelli dell’Inter, ndr – si sta dimostrando un fattore sempre più determinante. Dall’altra parte, la condizione complessiva di Lautaro e compagni ne risente. Dal punto di vista del morale, quest’ultima settimana può diventare una mazzata: dietro i risultati negativi ci sono anche problemi di distress». Cioè, in termini meno tecnici, quella condizione di mancato adattamento ai fattori avversi. Quelli che Simone Inzaghi definisce «un periodo un po’ così: rimesse laterali, assenze, rigori». Ma senza dare alla stanchezza il beneficio dell’alibi.
«Ora i nerazzurri dovranno dimostrare una capacità di reazione da campioni», continua Bartali. «Sono un gruppo assodato: club, ambiente, allenatore e giocatori hanno tutta l’esperienza per gestire la situazione. Ma resta delicata: ora c’è subito il Barcellona», che al contrario viaggia sulle ali della Coppa del Re. «Le pause sono molto corte, diventa difficile riorganizzare le energie in così poco tempo. E a questo punto il Napoli si ritrova senz’altro avvantaggiato nella corsa allo scudetto».
Ma cosa può essere successo esattamente in queste ultime partite? Può bastare una sconfitta al novantesimo a squagliare le certezze di una squadra che ambiva al Triplete? Risponde Bartali: «Non è mai facile capire il confine tra testa e corpo», tra crollo emotivo e debito d’ossigeno. «Il problema è sempre multifattoriale: in un piano di allenamenti, più dati abbiamo relativi alla valutazione del carico interno e più siamo in grado di capire come risolvere una determinata componente. Anche dei semplici esami del sangue possono fornire elementi utili a presagire un calo di condizione atletica. Ma andavano individuati almeno due mesi fa: di sicuro i grandi club professionistici lo fanno e prendono tutte le dovute precauzioni».
Eppure la macchina talvolta s’inceppa. Altre invece sembra storta l’intera stagione. L’infermeria perennemente piena: il Milan ieri e l’Inter oggi, e tra i nerazzurri solo Bastoni – fra i giocatori di movimento – è stato risparmiato dagli infortuni, se guardiamo all’annata 2024/25. «Lo staff medico e atletico svolge tutto per bene», continua Bartali. «Poi però possono comparire piccole patologie non preventivabili, come tendiniti e particolarità individuali che emergono nel lungo termine di un’annata sportiva. Ci sono poi giocatori gravati dal carico aggiuntivo degli impegni in Nazionale. Non è semplice andare nel dettaglio, calibrare i carichi di allenamento uno per uno”.
Secondo Bartali, «l’Inter ha accusato sicuramente un problema di gestione dei minutaggi: nell’arco di una stagione da 50 partite si trovano curve e ostacoli improvvisi. Poi spuntano nuove necessità a seconda delle situazioni di gioco, che portano l’allenatore a dover prendere delle scelte forzate». Un attacco senza Thuram, tanto per fare un esempio, l’Inter non l’aveva preso in considerazione: «Le strategie di gestione delle risorse», spiega Bartali, «sono un aspetto del lavoro molto bello ma altrettanto complesso. Spesso è davvero questione di dettagli, piccole circostanze che possono stravolgere l’equilibrio emozionale della squadra». Prodezze di Orsolini e dintorni: «Da fuori non si possono dare soluzioni», conclude il preparatore. Secondo cui, però, la priorità però dev’essere chiara: «L’aspetto del recupero è il fattore più importante: adesso non c’è più niente da allenare, soltanto da rigenerare. Riuscirci in pochi giorni, dalla Serie A all’Europa, è un’impresa da grande squadra». E dunque alla portata dell’Inter.