Il Bodo/Glimt gioca gare ufficiali senza fermarsi da oltre un anno, e continuerà fino a dicembre

Il cammino in Europa League ha reso incredibilmente fitto il calendario del club norvegese. Che nel frattempo ha finito e poi ha ricominciato anche il campionato nazionale.

Beninteso: qualunque giocatore o tifoso del Bodo/Glimt avrebbe firmato per ritrovarsi in questa situazione. Titolo di Norvegia da difendere e semifinale di Europa League – la prima di sempre per un club norvegese – tutta da giocare. Foss’anche in contemporanea. E così sarà, senza interruzione alcuna. Se qualche squadra nostrana dovesse lamentarsi di un calendario esageratamente fitto di partite, farebbe bene a guardare quello del Bodo: ininterrotto da oltre un anno, almeno fino al dicembre prossimo. Fatti salvi altri exploit europei.

L’incredibile filotto di impegni è iniziato il primo aprile 2024, in casa del Fredrikstad. Da allora, Hauge e compagni hanno disputato almeno un match ufficiale al mese per 13 mesi di fila, che diverranno 22 alla fine del 2025. La pausa più lunga è stata a cavallo dell’anno nuovo, tra una partita e l’altra della fase a gironi dell’Europa League. In totale, finora, fanno 58. Una ogni 6,7 giorni, roba da stacanovisti del pallone. Come nessun altro club partecipante a competizioni UEFA.

Tutto ciò si deve a una duplice combinazione, di per sé non così impensabile: il particolare calendario del campionato norvegese e la costante ascesa del Bodo nel panorama europeo. Basta rispolverare le immagini del match di andata contro la Lazio, avvolto nella neve un paio di settimane fa, per capire che l’Eliteserien non può uniformarsi agli altri tornei nazionali. Ogni stagione comincia tra fine marzo e inizio aprile, per poi terminare tra fine novembre e inizio dicembre. La finestra dell’anno solare in cui insomma il clima è sufficientemente mite – soprattutto a latitudini come quella di Bodo, piccola cittadina costiera appena più a Nord del circolo polare artico.

Al contempo, la squadra di Kjetil Knutsen ha scalato le gerarchie della Norvegia come mai prima d’ora. C’erano stati gli anni d’oro del Rosenborg, fino ai quarti di finale di Champions League nel 1997. Ma era ancora un altro calcio, con calendari meno densi e pause più lunghe tra un turno e l’altro. È insomma la prima volta nell’era moderna che un club del nord Europa arriva così in alto – e per diversi anni di fila: quarti di Conference, spareggi di Champions e ora semifinale di Europa League, tutto dal 2022 in poi. Più quattro titoli nazionali.

Un ciclo d’oro che i gialloneri si tengono stretto, ma al contempo da dosare con cura. Patrick Berg, il capitano, ha ammesso che la fatica è ormai un fattore e che non c’è più occasione di riposarsi o recuperare da un infortunio da tempo immemore. Mentre lo stesso Knutsen, l’artefice del capolavoro, riconosce che un’agenda del genere non era mai stata parte del piano: così il Bodo ci ha preso gusto, vincere aiuta a vincere. E ora dovrà escogitare metodologie di allenamento o di rotazione degli interpreti – fino all’espansione della rosa – che permettano alla squadra di centellinare le risorse fisiche e mentali. Anche perché contare sul supporto logistico della Federcalcio norvegese, altrettanto impreparata alle circostanze, al momento sembra poco probabile. Tocca adattarsi. Alla luce di tutto questo, la resistenza con gol nei supplementari dell’Olimpico va applaudita ancora di più. Il Bodo non sa più come ci si ferma.

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