Dopo due ore e diciannove minuti di gioco Berrettini ha appena fallito l’occasione di chiudere il match contro Zverev servendo sul 5-4 del terzo set. Altre due palle break per tornare in vantaggio svaniscono, e quindi sul punteggio di 5-5 40-40 inizia lo scambio più lungo della partita, un palleggio estenuante che dura un minuto e dieci secondi. Un punto al quale, di fatto, i due tennisti affidano l’esito della partita.
Zverev è a suo agio in queste situazioni, scandisce il ritmo dello scambio con un rantolo che incute timore, perché il tedesco potrebbe andare avanti per ore senza sbagliare. Berrettini cerca di colpire sempre con il dritto anche dal lato del rovescio, lascia scoperto tantissimo campo ma una, due, tre volte corre in disperato recupero e si salva con dei dritti in chop, il pubblico trepida e riprende fiato con un “ohhh” di meraviglia ad ognuno di questi portentosi recuperi. Quando Zverev manda una palla corta sul rovescio di Matteo pensa di essere al sicuro, perché l’italiano su quel lato non è mai incisivo, invece Berrettini prende coraggio e lascia partire un rovescio lungolinea che costringe Zverev a una rimessa corta, preludio al vincente di Matteo che di lì a poco chiuderà la partita più importante della sua vita, vinta proprio perché si è ricordato di essere Matteo Berrettini: un giocatore coraggioso.
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— Tennis TV (@TennisTV) April 8, 2025
Il cambio di preparatore
Alla vigilia della partita, Berrettini aveva dichiarato che, essendo questa la prima partita di Zverev sulla terra battuta, «ci sono le condizioni per fare il colpaccio». L’azzurro aveva esordito contro Navone, uno specialista del rosso, con una vittoria di sostanza. La terra battuta è la superficie sulla quale Matteo è cresciuto di più, un anno fa ha vinto tre tornei sul rosso e giocare sul centrale di Monte Carlo contro il numero due del mondo non ha bisogno di motivazioni extra. Da molti mesi, poi, Berrettini stava giocando grandi match, quello che gli mancava era l’impresa, la grande vittoria, che per esempio Matteo aveva sfiorato contro Fritz nei quarti di finale di Miami perdendo 7-5 al terzo set, forse proprio per aver perso l’abitudine a confrontarsi a certi livelli. Ma l’azzurro ha continuato a lavorare, forte dei progressi che si erano visti in campo in questi mesi, specie dal punto di vista fisico dopo il cambio di preparatore atletico.
Umberto Ferrara, dopo aver smesso di lavorare con Sinner, è diventato il preparatore fisico di Matteo Berrettini, un giocatore martoriato dagli infortuni negli ultimi anni. Basti pensare che Matteo non gioca a Roma da tre anni. Ferrara è stato uno dei protagonisti della trasformazione di Sinner da grande giocatore a campione: l’attuale numero uno del mondo ha sempre colpito bene e ha cominciato a vincere quando è diventato un muro da fondo campo grazie alla incredibile capacità di copertura del campo. I frequenti infortuni che frenavano Sinner nel periodo con Piatti sono praticamente spariti da quando c’è stato Ferrara a curare la parte atletica. Ferrara ha eliminato quindi il problema fisico dalla testa di Sinner, lasciandolo concentrare solo sul tennis.
E la stessa cosa sta succedendo ora con Matteo Berrettini, che ha avuto fiducia in Ferrara, affidandogli un fisico di 1 metro e 96 centimetri per 95 chili. A Monte Carlo, il preparatore ha rilasciato le prime dichiarazioni in merito al lavoro svolto con Matteo. Il tennista azzurro ha perso qualche chilo e poi si è affidato alle cure del suo nuovo collaboratore, che ne ha studiato il fisico e poi ha predisposto una preparazione fisica adeguata. «Io non so come si allenasse prima, ma ora noi cerchiamo di fare dei lavori che possano aiutarlo a evitare certi problemi», ha dichiarato Ferrara prima del match contro Zverev a Ubitennis.
Berrettini ora è più leggero
A differenza di Sinner, che ha un fisico molto elastico, Berrettini è un giocatore esplosivo. Naturalmente la preparazione fisica è sempre personalizzata, ma il metodo però non cambia: «Ogni atleta ha le sue caratteristiche», ha detto Ferrata. «E noi cerchiamo di partire da lì, è il bello del nostro lavoro: trovare la chiave per farli esprimere al massimo del loro potenziale». E quello che ne è venuto fuori è un Matteo Berrettini che pare leggero sul campo. E non solo per quanto riguarda la tenuta fisica, ma anche per la rapidità degli spostamenti, anche perché l’azzurro è un tipo che vuole giocare sempre con il dritto e quindi anche in situazioni nelle quali potrebbe colpire da fermo lui sceglie consapevolmente di girare intorno alla palla, di spostarsi sulla mattonella di sinistra da fondo campo, un movimento che Matteo fa di continuo e che necessita di una fenomenale rapidità di gambe e coordinazione motoria.
Ma Berrettini non è migliorato solo dal punto di vista fisico: il rovescio sarà sempre il colpo meno sicuro sotto pressione, ma Berrettini versione 2025 lo usa decisamente meglio, da quella parte arriva qualche passante in più che rimane in campo. E anche la risposta è decisamente più solida. Ma la vera forza di Berrettini è sempre stata quella di credere fortemente in se stesso, di esaltarsi partita dopo partita. Per un giocatore offensivo come lui la fiducia e tutto, e sono proprio le vittorie come quella contro Zverev che lo rendono ancora più forte e consapevole. Berrettini aveva già battuto un top 5 per cinque volte, ma erano due anni che non ci riusciva, dal gennaio 2023 quando riuscì a battere Casper Ruud. In ogni caso, Matteo non aveva mai battuto comunque un giocatore classificato al numero due del ranking.
Le nuove prospettive di Berrettini
Questa vittoria apre nuove prospettive per la stagione dell’azzurro, che ora ha la possibilità di fare il vero colpaccio, e cioè incamerare tanti punti nei tornei su terra battuta – tornei che l’anno scorso, praticamente, non ha giocato. Berrettini non ha punti da difendere nei tornei di Madrid, Roma e Parigi, quindi ogni vittoria conquistata sulla terra battuta gli permetterà di incrementare il suo Ranking. L’azzurro deve capitalizzare questo momento della stagione per risalire nella top 20 della classifica ATP, un traguardo distante circa 600 punti, questo prima di passare alla sua amata erba, sognando un’altra annata magica come quella del 2021, quando vinse al Queen’s e conquistò poi la finale a Wimbledon persa contro Djokovic.
Nell’intervista alla vigilia di Monte Carlo aveva detto di sentirsi pronto per la terra battuta: “Posso fare bene, in fondo sono cresciuto su questa superficie, il mio gioco ci si adatta bene, voglio godermi questa parte dell’anno, in passato sono rimasto fermo anche a lungo per problemi fisici. Ora sto bene e sono carico: iniziamo con il botto a Montecarlo». Ora che il botto c’è stato, siamo curiosi di vedere cosa sarà capace di fare un Berrettini tornato nel pieno delle sue potenzialità. I grandi campioni sono avvisati: non dovranno preoccuparsi solo di Sinner, per quanto riguarda gli italiani c’è anche questo un giocatore ritrovato. E di cui è giusto avere paura.
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