L’immagine più forte di un pomeriggio confuso arriva nel recupero del secondo tempo. La telecamera della regia della Lega Serie A stacca sulla panchina interista. Lautaro Martínez ha lo sguardo fisso nel vuoto, Bastoni si mette le mani tra i capelli. Entrambi attoniti, spaventati, preoccupati, soprattutto consci che il pomeriggio di Parma voglia dire due punti buttati in nove minuti. Dal 60esimo al 69esimo l’Inter è andata in error 404 e non è riuscita a controllare il doppio vantaggio firmato Darmian e Thuram. In questo blocco ci sono degli alert già intravisti settimana scorsa, a San Siro contro l’Udinese. Segnali di una squadra che da un paio d’anni sembra spesso un sistema perfetto, ma che, almeno nelle ultime settimane, pare che si inceppi di fronte all’imprevisto.
Dopo un primo tempo controllato in maniera agevole, infatti, l’Inter ha sofferto i cambi di Chivu. L’allenatore del Parma ha condotto una masterclass tattica su come mettere in difficoltà gli avversari. Prima slide della lezione: il cambio di modulo. Insieme al suo staff che comprende anche Antonio Gagliardi, tattico della nazionale di Mancini campione d’Europa, ha stravolto la formazione, sconfessando le scelte della vigilia. Ha avuto il coraggio di richiamare in panchina Hernani e Mann, che specialmente nei primi minuti aveva triangolato bene con Bonny, costringendo Acerbi e Bisseck ad allargarsi e a lasciare campo alle spalle. Ha poi sostituito l’altro esterno offensivo, Almqvist, svagato e disperso per la trequarti, per inserire un centrale di difesa, Leoni. Dal 4-3-3 al 3-5-2, con Del Prato e Valeri a fare i laterali a tutta fascia e Pellegrino, altro ingresso, davanti, in coppia con Bonny. Fin dall’inizio del secondo tempo, Chivu, ex della partita, ha deciso di giocarsela sui duelli. E fin da subito, si è visto che il flusso del match era diverso.
La mossa ha sorpreso l’Inter. Nel primo quarto d’ora della ripresa il Parma ha vinto quasi tutti gli uno contro uno, ha catturato le seconde palle, ha coperto meglio il campo. In quattro parole, ne aveva di più. Un’ondata magari un po’ disordinata ma sicuramente straripante, spinta dal Tardini che di colpo si è acceso. L’Inter si è spaventata come non le capitava da mesi, forse dal derby di andata con il Milan. Ha perso riferimenti, distanze e uscite, le è mancata soprattutto la forza di tenere alta la linea di difesa. Il gol dell’1-2 di Bernabé è scaturito proprio da un errore di questo tipo. Prima che lo spagnolo calciasse in porta, ci sono stati un paio di appoggi, di Pellegrino e di Bonny che in area l’Inter di solito non concede, o perché Acerbi e Bisseck provano l’anticipo o perché la mezzala aiuta in raddoppio.
Nonostante il vantaggio dimezzato, Inzaghi riteneva ancora di poter gestire la partita. Sperava di poter alzare di nuovo il ritmo e magari colpire con rapide transizioni. Per questo ha deciso di tenere dentro Thuram, uomo da contropiede, e togliere Lautaro e Calhanoglu, i governatori della manovra nerazzurra, quelli che ne controllano il battito. Inutile girarci tanto intorno: normale che Inzaghi pensasse al quarto di finale di Champions di martedì con il Bayern Monaco, per certi versi anche giusto in una stagione così lunga. Eppure quella reazione stizzita del capitano al momento della sostituzione è un piccolo spoiler del tardo pomeriggio nerazzurro. Il 10 sentiva che la gara stava sfuggendo di mano, voleva rimanere per dare una mano ai compagni in fase di costruzione. La mossa da scacco alla regina di Chivu non si è fatta attendere. Il tecnico ha guardato Ondrejka, inserito al posto di Sohm al 54esimo, gli ha chiesto di avanzare un po’ il raggio d’azione, lavorando dietro le punte. Una decisione che ha pagato. Lo svedese, giunto nel mercato di gennaio dopo aver spaccato il campionato belga con l’Anversa, ha trovato il primo gol in Italia. Dopo quello di Bernabé, un’ altra prima volta, in meno di dieci minuti. È bastato un pallone ripulito da Pellegrino ad azionare il 17 che ha messo il turbo e puntato dritto Acerbi. Un passo di lato e il sinistro che, complice una deviazione, è diventato imprendibile. Un doppio pugno che ha gettato l’Inter nel vortice della rabbia.
Nell’ultimo terzo di partita, infatti, nei nerazzurri hanno prevalso tensione e nervosismo. Thuram e compagni capivano che due punti persi sarebbero pesati nella corsa scudetto, ma non riuscivano a essere lucidi. Anche perché erano usciti altri due big, Dimarco – ancora in fase di recupero ma comunque autore dell’assist sull’1-0 – e Bastoni, affaticato. Ecco, qui forse si affaccia un altro mini problema dell’Inter di questa stagione: gli uomini di rotazione. Straordinari giocatori di sistema, ma abituati a inserirsi in una catena di montaggio collaudata. Quando c’è da improvvisare, faticano. Non è un solo un discorso tecnico. Certo, uno chance creator, uno che salta l’uomo, a Inzaghi servirebbe, anche se non lo metterebbe in cima alla lista dei suoi desideri. È anche una questione di responsabilità, di forzare una giocata. Con questa rosa, l’Inter non può permettersi di abbassare la tensione, anche solo per quindici minuti. Ha tanti campioni, ma non quello che risolve la situazione con una magia.
In conferenza stampa non ha parlato Inzaghi, ma Farris: «Se in quel momento la squadra è in calo è difficile entrare al meglio», ha detto il vice allenatore dell’Inter. «Purtroppo a volte vengono fatte delle scelte per salvaguardare i giocatori, vedi i cambi di Lautaro e Dimarco. Bisogna pensare anche al futuro, non credo che oggi sia colpa dei cambi». Parole che servono a cementare il gruppo e a voltare pagina. La spia si è illuminata, però, quando ha spiegato i motivi del calo. «Non è sorprendente, era già successo», ha rivelato, «una ragione di energie mentali e fisiche». Contro l’Udinese, l’Inter era stata salvata da Sommer, ieri non è bastato neanche lo svizzero. «Abbiamo fatto qualche aggiustamento sul giro palla, per il resto all’intervallo avevamo solo messo in allarme i ragazzi di rimanere dentro la partita». Sembrava normale amministrazione, potrebbe aver infiammato la lotta al titolo. Se infatti il Napoli vincesse a Bologna lunedì, andrebbe a -1.