Il tennis senza Sinner ci ha detto che Sinner non ha avversari

La squalifica per il caso Clostebol avrebbe potuto rimettere in discussione il dominio del tennista italiano, ma le cose non sono andate così.

L’albo d’oro dei tornei di Indian Wells e Miami è passato in solo anno da Alcaraz e Sinner a Draper e Mensik, con la differenza che Jannik Sinner non ha potuto giocare nessuno di questi tornei mentre Alcaraz, e Medvedev, Zverev, Fritz, Rublev, Rune, Ruud e Tsitsipas, hanno giocato. E hanno fallito in entrambi. E quindi il responso di questi tornei è molto chiaro: Jannik Sinner non ha più avversari. 

Con la vittoria degli Australian Open 2024, la carriera di Jannik Sinner ha finalmente trovato piena concretezza. L’anno prima aveva vinto il suo primo 1000 e conquistato le prime semifinali Slam, ma il primo Major gli ha dato una consapevolezza che si è tradotta in una continuità di risultati impressionante. Dopo il trionfo a Melbourne del 2024, è arrivata la vittoria a Rotterdam, dove ha dominato Medvedev in finale, seguita dalla corsa fino alla semifinale di Indian Wells, interrotta solo da Alcaraz. A Miami, poi, ha trionfato senza perdere nemmeno un set. L’estate ha sorriso ad Alcaraz, ma nel frattempo Jannik era già diventato il numero uno del mondo, il padrone del tennis. Il finale dell’anno scorso, giocato con il fardello della possibile squalifica in arrivo, è stato un suo monologo: vittoria delle ATP Finals, della Coppa Davis e con la chiusura dell’anno da numero uno del Ranking ATP.  Il 2025 è iniziato nello stesso modo, con gli Australian Open che si sono rivelati quasi “noiosi” per la prevedibile vittoria di Sinner, mai davvero in discussione. L’unico brivido è arrivato per un malessere fisico nel match contro Rune. Il tutto in attesa della sentenza della WADA e della squalifica concordata, che si è rivelata il male minore considerando il calendario del tennis e il margine di vantaggio in classifica. Un’occasione d’oro per i suoi avversari, che avrebbero dovuto approfittare della sua assenza. E invece, dove sono finiti i rivali di Sinner?

La crisi di Zverev e Medvedev

La possibile conquista del primo posto in classifica con la doppia vittoria Indian Wells-Miami, ha pesato oltremodo su Sascha Zverev, che nei sei tornei giocati in assenza di Sinner non è riuscito ad accorciare il divario tra lui e il numero uno in classifica. Sinner ha ancora oltre 3500 punti di vantaggio sul numero due, addirittura Jannik è ancora in testa nella classifica Race to Turin, quella che conta i punti conquistati nell’anno solare; Sinner la guida con 2000 punti, quelli dell’unico torneo giocato, gli Australian Open, Sascha Zverev è secondo a quota 1665 punti con sette tornei giocati. Zverev, insomma, aveva un’ottima opportunità di diventare il numero uno del mondo, e teoricamente potrebbe ancora farcela, ma è stato logorato dalla pressione, finendo per implodere tra febbraio e marzo. In Australia era uno dei candidati alla vittoria, l’unico insieme ad Alcaraz in grado di contrastare Sinner, ma la netta vittoria per 3-0 in finale di Jannik gli ha evidentemente inferto un contraccolpo psicologico enorme. Gli ha tolto fiducia e certezze, lo ha ridimensionato, è stato evidente a tutti che Zverev fosse molto lontano dal livello di gioco di Sinner. Lo si è visto anche nei tornei minori giocati subito dopo, come gli ATP 500 di Rio de Janeiro e Acapulco, in cui il tedesco è riuscito a perdere partite che pure lo vedevano in vantaggio contro gente come Tien, Griekspoor e Fils. 

Prima di Zverev era già imploso Daniil Medvedev, che da questa settimana è fuori dalla top 10 del tennis dopo cinque anni. Sconfitto da Tien in Australia, Medvedev si è barcamenato fino a Indian Wells senza grandi risultati. In California ha raggiunto la semifinale dopo aver vinto un po’ fortunosamente contro Fils nei quarti, ma è stato sconfitto da Rune. La seguente sconfitta contro Munar al primo turno di Miami ci restituisce l’immagine di un giocatore in confusione, avviato quasi alla fase finale della sua carriera, di un tennista di 29 anni che non è mai progredito tecnicamente e tatticamente negli ultimi anni e che sembra non avere più nemmeno la forza mentale e fisica per contrastare il tennis sempre più potente e veloce delle nuove generazioni. 

Che fine ha fatto Carlos Alcaraz?

L’ultimo a implodere è stato Carlos Alcaraz. Sembra un’affermazione forte, in fondo parliamo di un tennista che è più giovane di Sinner di due anni e che ha vinto più Slam dell’italiano, ma oggi Carlos Alcaraz ha poco meno di 7000 punti nel ranking, lontano da Sinner, e 4000 di questi sono da difendere tra Roland Garros e Wimbledon. Il vero problema, però, è che l’ultimo Alcaraz visto in campo è un giocatore che può perdere contro chiunque: si è fatto sconfiggere malamente dal 37enne – e mezzo infortunato… – Djokovic nei quarti dell’Australian Open, e lì in poi è andato quasi tutto male, al netto della buona settimana di Rotterdam. Indian Wells è il torneo che ama giocare, lo ha vinto due volte di fila, quest’anno tutto sembrava pronto per eguagliare l’ennesimo record di Djokovic e Federer, il triplete consecutivo in California. E invece è arrivata l’inaspettata sconfitta contro Draper. A Miami Carlos ha fatto anche peggio: ha perso, contro David Goffin, una partita che era in suo controllo. 

Fin qui Alcaraz è stato l’unico giocatore capace di sconfiggere la nostomania tennistica per Nadal, Federer e Djokovic, l’unico capace di connettersi emotivamente con il pubblico attraverso il suo gioco. A neanche vent’anni aveva già fatto più di Zverev, Tsitsipas e Medvedev messi insieme. Dopo la strepitosa estate del 2024, per Carlos è arrivata la crisi: la sconfitta contro Djokovic nella finale delle Olimpiadi, quella contro Van de Zandschulp agli US Open, un finale di stagione che è stato addirittura mesto. Il primo trimestre del 2025 certifica che Carlos Alcaraz è in crisi, forse ha problemi con il suo coach, sicuramente non riesce a essere continuo anche all’interno dello stesso torneo. Non è così che può tornare a vincere e, compito ancora più difficile, scalfire il dominio di Jannik Sinner: il re della continuità. 

Djokovic, Tsitsipas, Rublev, Ruud, Rune

Djokovic continua a giocare cercando di rifiutare l’obsolescenza fisica, che puntualmente si manifesta dopo qualche grande partita. A Miami gli è sfuggito contro Mensik il titolo numero 100, in finale Novak è sembrato stanco, si è lamentato del campo. Se non vince al meglio dei tre set questi tornei, senza Sinner e Alcaraz di mezzo, sembra difficile che ci riesca in uno Slam, con troppi set e match da giocare. Ma, chiaramente, Djokovic è il più giustificato di tutti, anagraficamente non è tra gli avversari che possono impensierire Sinner. 

Più staccati da questi ci sono tennisti che sembrano aver accettato il loro destino di comprimari di lusso nel tennis, magari dopo averci provato davvero a rimanere in alto. Parliamo dei vari Tsitsipas, Rublev e Ruud, che dopo i 25 anni di età sembrano essersi accontentati di quanto hanno fatto. Rublev è anche più indietro di Tsitsipas e Ruud, che almeno hanno giocato finali Slam e sono stati anche numero due o tre del mondo. Il norvegese quest’anno è 25esimo nella Race con soli 625 punti, poco dietro Tsitsipas (18esimo) che sembra stia provando a pescare l’ultimo jolly del mazzo: il cambio di racchetta per tornare a vincere. Questo in attesa di capire se affidarsi a un nuovo coach e provare di nuovo a dedicare tutto se stesso al tennis, questa volta senza la famiglia a esercitare pressione su di lui. Ci sarebbe anche Fritz, ma agli US Open 2024 ha dato il massimo raggiungendo la finale e poi ha fatto una magra figura contro Sinner. Sempre lui

A questo elenco di avversari oramai solo in teoria fa eccezione Rune, che proprio a Indian Wells ha dato segnali di ripresa dopo un lungo periodo di crisi. In finale ha ceduto a Draper, però ha ritrovato un po’ di continuità da quando ha ripreso a lavorare con il suo coach storico, colui che lo ha cresciuto e che può instradare nella maniera corretta la sua esuberanza. Rune ha tutto il potenziale per affiancare Sinner, Alcaraz e magari un giorno anche Fonseca e Mensik, ha 21 anni e ha già dimostrato di saper vincere, non a caso ha conquistato un Masters 1000 addirittura prima di Sinner, battendo peraltro Djokovic in finale, ed è stato anche numero quattro del mondo a vent’anni. 

La terra battuta e il rientro di Sinner

Adesso arriva la stagione della terra battuta, che può rinvigorire Sascha Zverev, Stefanos Tsitsipas (che ha vinto il torneo di Monte Carlo tre volte), magari anche Casper Ruud. E può testare proprio la continuità di Holger Rune. Anche Carlos Alcaraz è chiamato a dare segnali di ripresa tra Monte Carlo, Madrid e Roma, dove però tornerà a giocare Jannik Sinner, che in molti ipotizzano ci metterà tanto a tornare quello di prima. L’azzurro in questa pausa forzata si sta riossigenando tra sciate, corse in bicicletta con gli amici e allenamenti in palestra. A breve lo rivedremo allenarsi anche in campo con la racchetta, e a chi ipotizza che questi mesi di lontananza dai campi potrebbero fargli perdere tempo per tornare competitivo ricordiamo che stiamo parlando di un tennista che ha già gestito sei mesi di incertezza legati alla vicenda doping, un tempo nel quale ha dimostrato la sua forza mentale. Adesso che la vicenda è stata archiviata, Jannik potrà tornare in campo e giocare senza condizionamento alcuno, con energie mentali fresche, voglia di riprendersi tutto quello che è suo. Tutto quello che, salvo cataclismi tennistici, rimarrà ancora suo, come numero uno del ranking. 

I pensieri capaci di generare pressione non saranno i suoi, semmai entreranno – in realtà sono già entrati – nella testa dei suoi avversari, di Alcaraz, Zverev, Medvedev, Tsitsipas, Rune. A cui sono rimasti solo pochi tornei, tra cui i due 1000 di Monte Carlo e Madrid, per fare legna per l’inverno, il torneo di Roma, quando in campo per vincere bisognerà battere anche l’italiano. Perché, conoscendo Sinner e vedendo quanto ha già fatto, il suo ritorno non sarà un’incognita. A Roma potremmo rivederlo ancora più forte di prima. E da quel momento in poi, ogni avversario dovrà batterlo, se vorrà vincere un torneo.

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