La Nazionale russa al momento continua a essere esclusa da tutte le competizioni ufficiali. Eppure non sta faticando a esistere, cioè a continuare a giocare partite amichevoli. Chi pensava sarebbe stato difficile trovare delle avversarie disposte ad affrontarla ha dovuto ricredersi: da inizio 2023, infatti, si sono svolti dei test match contro Iran, Qatar, Cuba e Iraq; in seguito è stata la volta di Siria, Bielorussia, Brunei, Grenada, Vietnam e Serbia; infine, queste sono le ultime avversarie: Egitto Under 21, Camerun, Kenya e infine Zambia. Come se non bastasse, è già stata annunciato il prossimo match: a giugno contro la Nigeria. Proprio queste ultime gare hanno attirato le attenzioni dei media internazionale. Che, giustamente, si sono chiesti: perché queste rappresentative africane hanno accettato di affrontare la Russia?
Una risposta piuttosto significativa è arrivata dal portale tedesco DW, secondo cui l’organizzazione di queste amichevoli sia legata al soft power esercitato da Mosca su questi Paesi. E sui loro governanti. I dirigenti africani interpellati dai giornalisti non hanno parlato di ingerenze politiche da parte della Russia: Sydney Mungala, direttore della comunicazione della FA zambiana, ha detto che «si tratta di una semplice amichevole: ci hanno annullato due partite, non avevamo avversari per la finestra di marzo, la Russia ci ha chiamato e non ci siamo fatti sfuggire questa occasione. E poi per noi il calcio non è discriminatorio: per noi è stato anche un atto di umanità, di solidarietà nei confronti della Russia».
Allo stesso tempo, però, lo stesso Mungala ha aggiunto che «Zambia e Russia hanno una relazione che dura da oltre sessant’anni. Penso che uno dei paesi che ha mostrato solidarietà allo Zambia pochi giorni dopo aver ottenuto l’indipendenza nel 1964 sia stata l’Unione Sovietica. Da allora, e anche dopo la dissoluzione dell’Unione e la creazione della Federazione Russa, il governo di Mosca ha avuto una forte presenza in Zambia». Proprio questi vecchi rapporti sarebbero alla base della disponibilità manifestata dalle rappresentative africane. Anche la Nigeria, che non ha ancora annunciato ufficialmente, l’amichevole di giugno, ha dei trascorsi significativi con l’URSS e poi con la Russia: Mosca ha sostenuto il governo insediatosi dopo la guerra civile del 1967, poi nel 2000 Putin ha accolto la visita del presidente neoeletto Olusegun Obasanjo; nel 2017, infine, è stato firmato un accordo bilaterale che dovrebbe portare alla costruzione di una centrale nucleare nel Paese africano.
Nel corso degli ultimi decenni, poi, moltissimi studenti africani si sono trasferiti in Russia per seguire corsi e progetti speciali: Michelle Sikes, associato di kinesiologia e studi africani alla Penn State University, ha detto a DW che «questo tipo di eredità significativa e soprattutto duratura». Non a caso, viene da dire, nel 2023 la stragrande maggioranza dei Paesi africani ha inviato dei rappresentanti a un summit del Comitato Olimpico russo. «Nei momenti difficili gli amici si riconoscono dai fatti, non dalle parole», ha detto il presidente del Comitato Olimpico russo Stanislav Pozdnyakov in occasione di quell’incontro. Difficile pensare a parole più significative.