Tutti si ricordano la Serie A del 2009. Sono gli anni di Milito all’Inter, Palacio al Genoa con la numero otto e della Sampdoria in Champions League. Nomi e partite che hanno lasciato un segno nel cuore dei romantici. Ma sono gli anni in cui il campionato entra come non mai nei salotti degli italiani con colori, sigle e tabelloni iconici. Tutti quindi si ricordano la Serie A del 2009 anche per il vestito che indossava: il pallone giallo Total 90 della Nike, oggetto del desiderio di qualsiasi bambino, il suono di Sky che introduceva gli highlights delle partite, ancora oggi nella memoria di ogni appassionato. Se lo ricorda bene anche Fabrizio Torchia. Che nel 2009 era un tifoso come gli altri, ma poi crescendo è diventato un designer. Ed è la persona che compare sui vostri social mentre si diverte a disegnare un nuovo abito al nostro campionato. «La mia è una passione», racconta Fabrizio in un’intervista a Undici, «mi diverto a giocare con la creatività per offrire qualcosa di nuovo. Troppo spesso critichiamo senza fare niente. La Serie A ha un grande potenziale». E allora giochiamo con l’arte di Fabrizio.
Il percorso di Fabrizio è simile a quello di ogni adolescente che decide di lasciare la città in cui è cresciuto per vivere a Milano. Il suo punto di partenza è la Sardegna. Lì porta avanti gli studi: convince i genitori a frequentare il liceo artistico, conosce l’arte, poi studia media e design allo Ied di Cagliari. Presa la laurea, salta su un aereo e atterra a Milano. Diventa un designer a tutti gli effetti, lavora per agenzie, studi di design e marketing che si affidano a lui per costruire una nuova identità. Che sia la comunicazione o il disegno di un nuovo logo. «Lo Ied mi ha dato un metodo, ma quello che c’è oggi sul mio profilo Instagram è tutto fatto come autodidatta a livello creativo. La creatività è molto versatile, varia in base agli interessi».
Nel fiume delle idee Fabrizio un giorno ha pescato un nuovo spunto: cambiare il look della Serie A. D’altronde guarda il calcio con l’occhio del tifoso, certo, ma anche attraverso la lente del creativo. Le idee rimbalzano di continuo davanti ai suoi occhi. E qualcosa nella grafica dello scoreboard (il tabellone dei gol, per intenderci) non lo convinceva. Anzi, più lo guardava e più gli veniva voglia di metterci mano. Sfida accettata.
Le nuove grafiche sullo stile della Premier League
Partiamo dal primo punto: il lavoro di Torchia ha come riferimento la grafica della Premier League. Quante volte sentiamo dire che gli inglesi hanno il miglior campionato del mondo? Andando oltre a ciò che succede in campo, in Inghilterra sono riusciti a fare un salto in avanti anche grazie alla comunicazione. E non parliamo soltanto del modo di diffondere la Premier League in giro per il mondo, bensì della capacità di valorizzare dettagli che sono sempre stati sotto lo sguardo dei tifosi, ma sono dati per scontati. Come lo scoreboard che fluttua sulla sinistra dei nostri televisori. Serve soltanto a ricordare il punteggio, ma in Inghilterra sono stati i primi a rinnovarlo con animazioni che prendono vita in occasione dei gol. E quindi il cannone spara quando segna l’Arsenal e la coda del diavolo sbuca con un forcone quando a esultare è il Manchester United. Semplice, divertente e impattante.
Fabrizio è partito proprio da qui. «Sono sempre stato legato al calcio. Tutti oggi fanno i paragoni con la Premier League. Per certi versi è vero, è il miglior campionato del mondo. Ma ho cercato di capire dove può arrivare la Serie A dal punto di vista estetico. Negli ultimi anni secondo me sono stati fatti dei grandi passi in avanti sul trattamento visivo, quattro anni fa era imbarazzante. Non è facile, anche per caratteristiche. La Premier League ha il leone, la corona. Sono spunti che favoriscono il lavoro creativo. Il nostro campionato ha soltanto la A. Sono andato a vedermi i loghi vecchi, ed è molto difficile dare una nuova interpretazione. Dobbiamo dare dignità a ciò che già abbiamo. E secondo me La Liga o la Ligue 1 hanno meno spunti potenziali rispetto al campionato italiano».
Il calcio italiano è una miniera di simboli, a volte anche sconosciuti
Fabrizio ha cominciato a lavorare. Ha studiato il passato del nostro campionato e si è perso nei simboli utilizzati dalle curve. «Dal punto di vista creativo c’è comunque l’idea di prendere le animazioni della Premier League mostrando che la Serie A può stare allo stesso livello. Nel caso dello scoreboard, ho cercato di seguire il ragionamento inglese applicandolo alla Serie A. Il Milan avrà quindi un’animazione legata al diavolo, l’Inter alla biscia e così via. Ho sviluppato le simbologie delle varie squadre trasformandole in delle animazioni grafiche. A volte il significato di uno stemma è conosciuto solo dalle curve. In Serie B molti non conoscevano il baciccia, il marinaio con la pipa nel logo della Sampdoria. Sviluppare il trattamento visivo aiuta anche la comunicazione del brand della singola squadra. E poi strizza l’occhio al senso di appartenenza. Secondo me la Premier League ha tralasciato la simbologia di alcuni club limitando un po’ l’animazione».
Una volta che l’idea ha preso forma, Fabrizio ha disegnato le animazioni su carta per poi trasferirle sul computer. E così via anche per la Serie B. «Dopo aver pubblicato il restyling della Serie A, nei commenti tutti mi chiedevano di farlo con la B. Qualcuno mi ha chiesto di farlo anche con la C. Quindi un po’ per sfida, un po’ per accontentare i tifosi, mi sono messo a lavorare. E anche con le squadre della Serie B mi sono divertito molto. Certi club hanno anni di storia alle spalle con stemmi davvero simbolici, penso al galletto del Bari, al lupo del Cosenza. Ci sono più spunti. Dal mio punto di vista però la B ha bisogno di un trattamento ancora più drastico della Serie A». Fabrizio si diverte a navigare nel mare della fantasia. «Mi piacerebbe uniformare le grafiche di Serie C, Serie B e Serie A. Come se fosse un sentiero grafico con più step. Anche se ho visto che nel mondo non lo fanno, è abbastanza complicato».
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Il percorso sui social di Fabrizio però è cominciato lo scorso settembre. Lo scopo è stato sin da subito quello di divertirsi e analizzare le cose con un occhio critico. Offrendo sempre delle alternative. «Il mio obiettivo è dare degli spunti, non criticare senza fare niente. Le sigle delle Serie A sono anonime o non fanno leva su cose importanti. Il trofeo della Premier lo conoscono in tutto il mondo, quello della Serie A no. Parliamo di una coppa importante creata negli anni Sessanta da un artista italiano. Non è brutta, va contestualizzata. Così ho pensato di inserirla nelle transizioni video».
Lavori che sono stati apprezzati una volta arrivati sul palcoscenico dei social. Nel futuro di Fabrizio c’è sempre la creatività. «Il mio sogno è quello diventare art director del Milan. Credo la comunicazione della società sia troppo improntata sulla vendita dei prodotti, è molto americana ma in senso negativo. Si è perso il legame con i tifosi. Poi naturalmente mi piacerebbe anche contribuire a rinnovare lo stile della Serie A svecchiandolo, prendere parte a un cambiamento. Ovviamente sono cose che si fanno con un team. Questo lavoro è nato esclusivamente per la passione che ho per il calcio».
Il 2009, dicevamo. I dettagli di quel campionato sono rimasti nella mente di tutti. «Erano transizioni, suoni, scoreboard iconici. Non erano il massimo esteticamente, ma apparivano in linea con i tempi. Allora però gestiva tutto Sky. Oggi secondo me la Lega Serie A dovrebbe fornire per Dazn e Sky degli asset, delle linee guida. Manca una direzione comune per costruire qualcosa di nuovo». Fabrizio gioca con l’arte, la unisce alla passione e offre una nuova prospettiva. E quindi immaginate il mare che invade il tabellone del punteggio dopo un gol del Napoli, oppure un gladiatore con la sua spada che esulta per la Roma, poi la freccia della Dea dell’Atalanta che risponde attraversando la vostra televisione. Certo, la Premier League sarà il miglior campionato del mondo, ma il calcio italiano può ancora dire la sua. Basta saper accettare le sfide. Come ha fatto Fabrizio Torchia.