La Nations League non piaceva a nessuno, adesso piace a tutti

Spettacolo in campo, stadi pieni e successo in televisione: la UEFA si sta prendendo una rivincita sugli scettici.

Ci ha messo un paio di edizioni, ma alla fine la Nations League ce l’ha fatta: ha centrato l’obiettivo per cui l’UEFA l’aveva creata. Il progetto della Confederazione europea nasceva per sostituire quelle amichevoli un po’ noiose – e anche abbastanza inutili – che intervallavano le qualificazioni all’Europeo o al Mondiale. Il proposito, nello specifico, era di far giocare partite in grado di attrarre pubblico, cercando di equiparare il numero degli spettatori dei campionati nazionali o delle competizioni europee ai match delle Nazionali. Da questo punto di vista, la Nations League è partita a rilento: poco pubblico negli stadi, partite giocate a basso ritmo e diversi esperimenti da parte dei commissari tecnici. Nell’ultima tornata, però, qualcosa è cambiato. Il livello tecnico si è alzato, i commissari tecnici hanno convocato i migliori giocatori e il calendario ha portato a degli ottavi di finale da nobiltà del calcio europeo.

Inghilterra a parte, promossa a novembre dalla Lega B alla Lega A, le altre big c’erano tutte: Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Germania, Italia e Croazia. Una contro l’altra per centrare l’accesso alla Final Four, in programma a giugno, ma soprattutto per assicurarsi un girone di qualificazione ai Mondiali 2026 più breve (e forse anche più abbordabile). Dati alla mano, questi quarti di finale hanno attirato tantissimo pubblico, gli stadi si sono riempiti fino quasi al sold out: le sfide tra Germania e Italia, per esempio, hanno fatto registrare un’affluenza di 60mila e di 65 mila persone tra San Siro e il Signal Iduna Park di Dortmund, capaci entrambi di contenere circa 80mila tifosi.

Il Parken di Copenaghen ha accolto il Portogallo con gli spalti praticamente esauriti, così come è stato per il Mestalla di Valencia nella gara contro l’Olanda e per lo Stade de France, – che però potrebbe prendersi una pausa – contro la Croazia. Anche sul fatto che il De Kuip di Rotterdam andasse sopra i 40mila per Olanda-Spagna, poi, non ci sono grossi dubbi. Anche a livello televisivo la Nations League ha fatto colpo. In Italia, ad esempio, i dati dell’auditel sono stati davvero importanti: come comunicato dalla FIGC, il match d’andata tra Italia e Germania è stato seguito da 8.213.000 telespettatori (36.5% di share) nel primo tempo e da 7.828.000 (37.9% di share) nella ripresa, mentre al ritorno la media si è assestata sui 7.107.000 (34.2% di share).

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Il cambio di passo si è avuto anche grazie a una revisione del format. All’inizio il torneo si componeva di una tradizionale fase a gironi con quattro squadre che si sfidavano per un solo accesso alla Final Four. Si sono verificate quindi delle sorprese, perché poteva capitare che le grandi Nazionali arrivassero secondo nel proprio gruppo. Da quest’anno, però, con l’introduzione dei quarti di finale, è stata concessa una chance in più alle seconde classificate. Si è rivelata un’idea semplice ma efficace. Che, unita alla formula del doppio confronto senza la regola del gol in trasferta abolita da tempo, ha rinvigorito il torneo.

Anche lo spettacolo in campo è stato di alto livello: al di là dei nove gol segnati tra Italia e Germania, una gara dei quarti di finale si è conclusa ai supplementari (il Portogallo ha battuto la Danimarca prima dello scadere dei 120 minuti per 5-3), mentre Spagna e Francia hanno dovuto ricorrere ai rigori per sconfiggere rispettivamente Olanda e Croazia. Una vero successo, soprattutto se si considera che a contendersi la vittoria finale saranno quattro Nazionali di alta nobiltà: le vincitrici delle prime tre edizioni del torneo – Spagna, Francia e Portogallo – e la Germania. Come dire: non poteva andare meglio di così.