Malta ha perso contro la Polonia (0-2) nella prima gara delle qualificazioni ai Mondiali 2026. Niente di nuovo o di inatteso, viene da dire. Chi ha guardato la partita e/o segue i siti calcistici britannici, però, avrà notato che, in occasione della gara giocata a Varsavia, è successa una cosa curiosa: nella formazione maltese, guidata per altro dal ct italiano Emilio De Leo, ha esordito James Carragher, figlio di Jamie. Sì, avete letto bene: il figlio di quel Carragher, uomo-simbolo del Liverpool e della Nazionale inglese, adesso gioca con Malta.
A livello regolamentare non c’è nulla di illecito: Carragher junior ha ottenuto la cittadinanza grazie alle discendenze maltesi di suo nonno Paul Vassallo, e così si è reso eleggibile per la Nazionale. La cosa ha un senso anche dal punto di vista prettamente tecnico: il 22enne James Carragher è cresciuto nel Liverpool e poi nel Wigan, da quest’anno gioca stabilmente nei Latics – che militano in League One, la terza divisione della piramide britannica – e quindi la sua convocazione è in linea col valore della Nazionale maltese (che in questo momento è 171esima nel Ranking FIFA).
Il punto davvero interessante di tutta questa storia è che il caso di Carragher non è isolato. Anche Malta, infatti, ha iniziato a fare un vero e proprio “calciomercato” per la propria Nazionale, nel senso che sta cercando di scovare/convincere diversi giocatori ad accettare la convocazione. Guardando ai giocatori chiamati nell’ultimo anno per le gare ufficiali, la lista dei “nuovi maltesi” è bella corposa: come Carragher, anche Teddy Teuma (centrocampista francese del Reims) ha ottenuto il passaporto maltese per via della sua discendenza ed è stato aggregato alla rappresentativa senior; e poi sono stati chiamati anche Trent Buhagiar (nato in Australia, è passato da Brescia e ora gioca in Azerbaijan), Ilyas Chouaref (nato in Francia, gioca nel Sion), Joseph Mbong (nato in Nigeria, gioca a Malta fin da piccolo), Brandon Paiber (nato in Argetina, gioca a Malta dal 2017), Enirico Pepe (nato a Vico Equense, in provincia di Napoli, gioca a Malta dal 2015), Gabriel Mentz (nato in Brasile, gioca a Malta dal 2019), Jodie Jones (nato in Inghilterra, gioca nel Notts County), Kemar Reid (giamaicano, gioca a Malta dal 2016), Matías Garcia (argentino, gioca a Malta dal 2019), Dylan Scicluna (nato in Australia, gioca a Sydney).
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È evidente, non stiamo parlando di giocatori riconoscibili sul palcoscenico internazionale. Ma Malta resta un’isola di 500mila abitanti, quindi queste “integrazioni” danno comunque un senso tutto nuovo a una delle Nazionali meno competitive del panorama europeo. E sono esplicative rispetto alla strategia di crescita perseguita dalla Federcalcio locale: secondo quanto riportato da The Athletic, il presidente della FA Malta – che si chiama Bjorn Vassallo, ma non ci sono notizie sulla parentela con il nonno di Carragher – ha detto che «stiamo facendo il possibile per ingaggiare nuovi giocatori di livello internazionale. Lo fanno tutte le Nazionali, quindi perché non possiamo farlo anche noi?». Difficile trovare qualcosa di inesatto o di scorretto, in fondo è proprio così: tantissime Nazionali, anche di primo piano, ormai operano come dei club, fanno scouting nelle giovanili e cercano di convincere i giocatori a rendersi eleggibili per la convocazione, quando ovviamente possono farlo a livello regolamentare. L’ultimo caso significativo è stato quello dell’Indonesia, ma come detto anche le grandi rappresentative ormai ragionano in questo modo. Basti pensare al clamore suscitato dall’esordio di Huijsen con la Spagna, un episodio così lontano da quello relativo a Carragher con Malta.