Sinfonia con un solo piede, nel solco dei grandi mancini della storia. Che sia il Barcellona o la Nazionale, Lamine Yamal non smette di fare meraviglie. L’ultima è arrivata domenica sera, nella gara di ritorno dei quarti di Nations League, che ha visto la Spagna superare l’Olanda al termine di una doppia sfida combattuta ed altissima intensità. A rompere l’equilibrio, sul finire del primo tempo supplementare, ci ha pensato poi l’esterno blaugrana su lancio di Huijsen. Lancio chirurgico, a onor del vero. Ma da qui a trasformarlo in oro, con la disarmante facilità di chi va a segnare a porta vuota – quando invece si giocava da oltre 100 minuti, a difesa schierata, in corsa sull’esterno – ci voleva soltanto il talento dell’adolescente più forte del calcio mondiale.
Yamal ci ha pure ingannati. Dei quattro tocchi che gli sono serviti per battere Verbruggen, uno in realtà è col destro: il secondo, dopo un fantascientifico controllo d’esterno sinistro, a eludere il diretto avversario per preparare così la conclusione perfetta. Ma che a velocità normale non si riuscisse a cogliere – complici le maglie sulle traiettoria, che coprivano la visuale delle telecamere –, aspettando un replay per chiarire ogni dinamica balistica, rende bene l’idea dei fulminei tempi di gioco di Lamine. Un altro calcio, ad altre sfere di qualità. E infatti soltanto quando il gioco è fermo, durante la lotteria dei rigori, torna a prevalere la componente anagrafica: quella di un ragazzino, chiamato a calciare un penalty decisivo per il suo paese in un torneo a eliminazione diretta (palla debole, telefonata, tra le braccia del portiere: esito inevitabile).
Un’opera d’arte
Per fortuna di Yamal, ci hanno pensato i suoi compagni a raddrizzare la serie e a spedire la Spagna in semifinale. Così nessuno si ricorderà più di quel rigore: pesa molto di più il gol segnato nell’extra time, in tutta la sua bellezza. È “soltanto” il quarto dell’esterno blaugrana in 19 presenze con la Roja, il primo da campione d’Europa in carica: naturalmente alla sua età sono numeri fantascientifici, ma Yamal ci sta abituando talmente bene e rapidamente all’eccellenza che ogni tanto – forse pure De la Fuente, mandandolo sul dischetto – ci si dimentica dei suoi 18 anni ancora da compiere. Comprensibile, quando tra club e Nazionale è già a quota 14 reti più 18 assist in stagione. Sempre più decisivo, sempre più protagonista.
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Prima di castigare l’Olanda, l’ultima volta che Yamal aveva segnato per la Spagna era stata contro la Francia, nella semifinale degli Europei. Anche allora un capolavoro tutto mancino, ancora più bello e da videogame: sembra passata una vita, da quel sinistro a giro che cambiò l’andamento di una partita importantissima. E in un certo senso, in effetti, è così: oggi gli exploit di Yamal già non sorprendono più, sono un’affermata realtà del calcio. Il tempo è soggettivo. Il suo.