Italia-Germania 1-2, lo ha detto testualmente Sandro Tonali, è stata «una partita strana». Nel senso: durante tutto il primo tempo di San Siro, gli Azzurri hanno dimostrato di avere idee chiare e anche una certa qualità, di poter reggere un certo grado di intensità senza rinunciare alla sofisticatezza tattica, al punto che un solo gol di vantaggio sembrava addirittura poco, per quello che si era visto in campo; poi però nella ripresa sono bastati poche mosse e pochi minuti per cancellare tutto: Musiala ha iniziato ad andare solo leggermente più forte, Naglesmann ha semplicemente inserito un centravanti con caratteristiche diverse (Kleindienst) rispetto al titolare (Burkardt) e così è arrivato il pareggio; a quel punto l’Italia ha ricominciato a tessere gioco, anche di buona fattura, avrebbe potuto riportarsi avanti (con Raspadori) e invece ha finito per perdere, condannata dal solito gol subito sugli sviluppi di una palla inattiva.
Luciano Spalletti, nel postpartita, ha parlato di «dettagli», di «episodi», ma anche di «scelte sbagliate» e di una Germania che «è stata più continua» nel corso della gara. Sembrano frasi interlocutorie, se non addirittura in opposizione tra loro, e invece è una lettura corretta. Perché l’Italia ha perso in modo non netto ma nemmeno casuale, ha un evidente problema a difendere sui palloni alti ma ha anche dimostrato di possedere dei discreti margini di sviluppo, di crescita. Quella di Spalletti è una Nazionale in cui ci sono una buona quantità di talento e delle buone intenzioni/intuizioni tattiche, che quando riesce a raggiungere a una certa velocità – il primo tempo con la Germania, la gara con la Francia al Parco dei Principi – produce un gioco imprevedibile e quindi efficace, ma che allo stesso tempo inciampa spesso in quello che sono dei veri e propri capogiri, è come se perdesse contatto con la realtà della partita, è come se si sciogliesse, se implodesse su se stessa.
La sintesi di Italia-Germania 1-2
A pensarci bene non è così assurdo che le cose vadano in questo modo, in fondo l’Italia e Spalletti hanno deciso di voltare pagina, di puntare su un gruppo essenzialmente nuovo, molto giovane, ancora da consolidare. Poi è chiaro, si può discutere per settimane intere sulle scelte di formazione – nel caso specifico: Bastoni centrale di una difesa a tre è stato un esperimento riuscito? – e sui cambi, così come sul valore assoluto della rosa di Spalletti rispetto a quella di Nagelsmann, sui problemi di sistema, su tutto ciò che sembra non funzionare. Il punto, però, è che la Nazionale doveva ripartire con un nuovo progetto. E farlo dopo un triplo shock – la mancata qualificazione a Qatar 2022, l’addio di Mancini a Ferragosto 2023 e il pessimo Europeo del 2024 – era e resta un’impresa difficile. Guardandola da questa prospettiva, una partita giocata alla pari – o comunque non male – contro la Germania, anche se persa, non è da buttare via.
Anche perché, dopo Italia-Germania 1-2, la Nazionale di Spalletti ha una stella in più. Stiamo parlando di Sandro Tonali, autore di un gol, motore e cuore e anche uomo d’ordine del centrocampo azzurro. Gli highlights della partita di San Siro sono pieni di momenti in cui l’ex giocatore del Milan ha giganteggiato con e senza la palla al piede, nei duelli fisici, negli sprint, negli spazi stretti tra il centrocampo e la difesa degli avversari. La crescita di Tonali, che in Inghilterra va avanti da un po’, ha restituito all’Italia – e quindi a Spalletti – una mezzala/interno di livello mondiale, al punto che forse il ct potrebbe anche pensare a un sistema alternativo, a una coppia di centrocampo composta da Tonali e Barella e all’inserimento di un attaccante in più – anche se al Newcastle Tonali ormai gioca stabilmente davanti alla difesa, non come regista classico ma come incursore che parte qualche metro più indietro rispetto ai compagni di reparto.
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Il fatto che Tonali sia tornato/arrivato a essere così determinante può allargare lo spettro di qualità della Nazionale, nel senso che da oggi Spalletti ha un nuovo pilastro su cui provare a progettare qualcosa di significativo – oltre a Donnarumma, oltre a Calafiori, oltre a Bastoni e a Barella e a Dimarco. Non era scontato e soprattutto non è una cosa da poco, a maggior ragione in questo momento di ricostruzione di sfiducia più o meno latente. Certo, magari Tonali e tutto il buono mostrato dall’Italia non basteranno per andare a ribaltare il risultato a Dortmund, per sconfiggere una Germania che non sembra essere tanto più forte degli Azzurri – da questo discorso va però escluso Jamal Musiala, fuoriclasse delizioso e dirompente – ma è decisamente più avanti nel suo progetto. In ogni caso, però, ci sono una base e delle idee da cui ripartire. E il fatto che si siano intraviste anche contro la Germania, in una partita strana finita con una sconfitta, è un segnale positivo. Incoraggiante, quantomeno.