Per la prima volta nello sport professionistico americano, una lega ha deciso di introdurre promozioni e retrocessioni

La seconda lega di calcio statunitense, la USL, lancia così la sfida alla MLS.

La svolta è di quelle storiche. Per la prima volta nello sport professionistico americano si mette mano a un principio fondamentale, la mancanza di promozioni e retrocessioni. A sfondare il muro ci ha pensato la United Soccer League (USL). Come riportato da The Athletic, i proprietari hanno approvato il cambiamento votandolo con una larga maggioranza.

Facciamo un po’ di ordine, dato che il sistema del soccer statunitense non è dei più semplici. Oltre alla MLS, che segue il sistema nordamericano delle franchigie ed esclude quindi il turn over delle squadre in base ai risultati sportivi, ci sono altre leghe professionistiche. Tra cui la USL, che gestisce due campionati: la USL Championship e la USL League One, considerati rispettivamente come la seconda e la terza divisione professionistica statunitense. Il mese scorso la USL ha annunciato di voler creare in tre anni una prima divisione sotto il suo patrocinio. Le proprietà dei club hanno ratificato di introdurre la promozione e retrocessione in tutta la piramide a tre livelli, con l’obiettivo di portarle anche nella prima divisione.

La scelta arriva da lontano. L’introduzione di retrocessioni e promozioni era stata discussa già una prima volta nel 2023, ma il numero dei voti non era stato sufficiente a far passare la mozione. A far cambiare la situazione è stato l’annuncio della divisione 1, che ha quindi spinto la USL a rivoluzionare le fondamenta dello sport americano. Sì, perché di rivoluzione si può parlare, in quanto tutte le varie leghe professionistiche tra Stati Uniti e Canada – MLS, MLB, NHL, NFL e NBA – sono fondate sul concetto che, per preservare un equilibrio competitivo e permettere a tutti di essere competitivi per il titolo, non debba esistere un malus sportivo e soprattutto finanziario come la retrocessione. Sarà quindi interessante osservare se la USL continuerà a mantenere intatti altri aspetti peculiari del sistema sportivo americano, a cominciare dal salary cap, o farà saltare del tutto il banco.

Per andare in prima divisione, o meglio per restarci, le varie squadre potrebbero aver bisogno di sforare certi standard, costringendo la USL a rivederli. All’inizio i proprietari temevano di perdere entrate nel caso in cui le loro squadre fossero retrocesse, come succede quasi sempre in Europa. Dalle nostre parti, però, il mercato è più ampio e lo sono anche gli interessi in gioco. Per i club che perdono la Serie A, per esempio, il meccanismo del paracadute – un sovvenzionamento economico legato agli anni di permanenza nella massima serie – serve proprio per colmare il cap di introiti con la B. Il discorso vale, pur con le dovute differenze tra Paese e Paese, anche per Inghilterra, Spagna e Francia.

Per ora la USL fa affidamento quasi esclusivamente sui ricavi delle partite e sugli accordi di sponsorizzazione locali. Sebbene abbia stretto un accordo con CBS e abbia attratto 431.000 spettatori nella scorsa stagione, le cifre sono molto lontane da quelle europee, in particolare inglesi. Oltre Manica, infatti, vengono garantite centinaia di milioni di dollari per le squadre che salgono e scendono dalla Premier League. Va pensata in quest’ottica la creazione di promozioni e retrocessioni che potrebbero generare un maggior interesse per tutta la lega. Forse il primo passo per far concorrenza alle star della MLS.