Anche in una stagione decisamente complicata per il Manchester City, Haaland, almeno a livello di numeri, è stato il solito Haaland. In 39 partite complessive, tra Premier, Champions e Coppe inglesi, ha messo insieme 29 gol e quattro assist, Sabato scorso, inoltre, il centravanti norvegese è diventato il giocatore più veloce di sempre a raggiungere quota 100 tra reti (84) e assist (16) in Premier League. Per raggiungere questa quota ha messo solo 94 match. Giusto per fare un confronto: Shearer ci ha messo 100 partite esatte, Cantona e Salah sono dovuti arrivare fino a 116.
Il fatto che Haaland abbia servito “solo” 16 assist farebbe pensare che sia un giocatore poco altruista, un finalizzatore e basta. Se guardiamo la classifica assist interna al Manchester City, però, viee fuori che solo De Bruyne e Bernardo Silva hanno servito più passaggi decisivi rispetto a lui. Di conseguenza, Haaland ha mandato i compagni in porta più spesso rispetto Foden, Grealish o Doku, per esempio. Allargando l’analisi a tutta la Premier, l’unico attaccante che ha più assist è Watkins, con sei.
Insomma, si può dire: Haaland è un punto di riferimento offensivo in tutti i sensi, a livello conclusivo ma anche creativo. Per uno come Guardiola, l’allenatore che ha detto «il mio centravanti è lo spazio», pensare di poter dipendere da un numero 9 sembra un paradosso. Ma la verità è che il norvegese è decisivo anche con i suoi assist. Che arrivano grazie alle sue doti uniche: la sua velocità esplosiva negli spazi, la capacità di andare allo scontro con i grossi centrali della Premier, ma anche una visione di gioco non banale. Il vero segreto – neanche troppo nascosto – di Haaland è che il suo mix di forza fisica e skill tecnico-tattiche non lo si trova da nessuna parte. E il problema vero, almeno di quest’anno, è che il City non è riuscito a sfruttarlo a dovere.
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Negli ultimi mesi, infatti, è sembrato quasi che Haaland si estraniasse dal gioco. È sicuramente frutto di una scelta concordata con Guardiola, per gestirlo a livello fisico e limitarne le corse inutili, in ottica di una prevenzione degli infortuni – una sorta di load management in stile NBA, ma senza farlo riposare. Il punto è che però, in questo modo, il City si è perso una parte determinante del gioco di Haaland. Il primo assist servito dal centravanti norvegese con la squadra di Guardiola, arrivato contro il Bournemouth all’inizio della stagione 2022/23, è una giocata provata poco nel corso di questa stagione: il norvegese tiene lontano l’avversario, si gira e si inventa un passaggio filtrante per Gundogan, inseritosi perfettamente in area. Un’azione che fa parte del menu tecnico di Haaland, come dimostra anche il modo in cui ha lanciato in porta De Bruyne nel quinto turno di FA Cup contro il Plymouth:
Dov’è finito questo Haaland?
Ecco, tutto questo negli ultimi mesi è mancato. Gli avversari sono riusciti a contenerlo meglio e di conseguenza Haaland si è un po’ isolato. In diverse occasioni è stato sfortunato, ha fatto la scelta giusta che non è stata trasformata in gol dai compagni – infatti il dato dei suoi assist attesi (xA di 2.8) è in linea con i tre effettivamente serviti in campionato. E quindi la produzione offensiva della squadra di Guardiola si basa sugli assist del suo centravanti molto più di quanto possiamo immaginare. Non è un caso che, quando Haaland ha servito un passaggio decisivo, siano arrivate tre vittorie importanti – le quality win, come le chiamano da quelle parti – contro Nottingham Forrest, Chelsea e Newcastle, tutte concorrenti per un posto Champions. Ecco, magari per arrivare quarto o quinto, Guardiola avrà bisogno di recuperare questa parte del gioco di Haaland.