La stagione del Tottenham va piuttosto male, ma almeno gli Spurs stanno lanciando un sacco di giovani

Gli Spurs sono il primo club in Europa a mandare a segno cinque Under 21 diversi nel corso della stessa annata.

Se Wilson Odobert non avesse sbrogliato la scorsa notte di Europa League con una provvidenziale doppietta, lanciando la sua squadra ai quarti di finale, probabilmente la stagione del Tottenham Hotspur sarebbe già finita. Puntualmente senza trofei – a questo i tifosi londinesi sono ben avvezzi – ma al contempo in una spirale di risultati negativi altrettanto rara per la storia recente del club: 14esimo posto in Premier League, fuori da tutte le coppe nazionali, già a quota 18 sconfitte stagionali. Eppure non tutto è da buttare. Anzi: quel che sta raccogliendo la squadra di Postecoglou sarebbe perfino in linea con gli obiettivi societari. E cioè valorizzare dei giocatori giovanissimi, portandoli sui grandi palcoscenici europei come nessun altro top club s’arrischia di fare.

Un dato su tutti: Odobert, con i suoi due gol all’AZ Alkmaar, è il quinto giocatore sotto i 21 anni a trovare la via della rete nella stagione degli Spurs. Gli altri sono Will Lankshear, ora in prestito al WBA, Damola Ajayi, Dane Scarlett e Mikey Moore – il più giovane del gruppo, appena 17enne. Sono tutti prodotti del vivaio. Insieme valgono più di 30 milioni di euro. Per adesso. E l’approccio calcistico dell’allenatore è chiaro: dare spazio a questi ragazzi. Dargli lo spazio per segnare, sbagliare, crescere. Gli Spurs hanno la quarta rosa più giovane della Premier League (25,4 anni di media), ma per minutaggio e centralità tecnica si affidano alle nuove leve come poche altre squadre. Di certo come nessun altro club che appartiene al club esclusivo delle Big Six. Le formazioni schierate da Postecoglou, sin dall’inizio della stagione, sono regolarmente all’insegna di questa filosofia. Anche in una partita che, come detto, avrebbe potuto condannare il Tottenham alle vacanze anticipate: dell’undici titolare che ha battuto gli olandesi, il più vecchio fra gli Spurs era Guglielmo Vicario. 28 anni, portiere.

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Naturalmente sono scelte che non bastano a garantire risultati immediati. Al contrario, il Tottenham è al centro di ricorrenti proteste da parte dei tifosi, nonostante uno stadio all’ultimo grido e una gestione patrimoniale particolarmente solida. Il problema è il cronico digiuno di risultati sportivi. E siccome il ciclo dei grandi nomi – da Kane a Lucas Moura, quello della finale di Champions 2019 – non è riuscito a fare la differenza, gli Spurs hanno fatto tabula rasa all’insegna dell’avvenire. Oggi dunque nessuno si aspetta coppe in bacheca, e anche per questo Postecoglou finora ha mantenuto la panchina. Ma nel futuro prossimo dovrà subentrare una competitività sistematica, come lo è stato l’impatto in zona gol di Odobert e compagni. Se lo aspetta perfino Daniel Levy, che in un quarto di secolo da presidente ha racimolato soltanto una League Cup nel 2008. Annali da aggiornare, con sguardo sull’Europa League.