Quello contro l’Augsburg, per la cronaca la gara è finita 0-0, è stato il quarto pareggio del Lipsia negli ultimi cinque turni di Bundesliga. In questo momento, la squadra di Marco Rose è quarta in classifica e quindi virtualmente qualificata alla prossima Champions, ma accusa un distacco siderale da Bayern Monaco (18 punti) e Bayer Leverkusen (dieci punti). Anzi, in realtà deve guardarsi principalmente alle spalle: Friburgo, Mainz, Stoccarda e Mönchengladbach sono tutte nel giro di tre punti. Considerando anche la bruttissima eliminazione dalla nuova Champions League, una sola vittoria e ben sette sconfitte in otto partite, non è esagerato affermare che la stagione del Lipsia stia andando maluccio. Diciamo pure male. L’unico modo per risollevarla un po’ potrebbe essere vincere la Coppa di Germania, ma anche in caso di successo finale parleremmo inevitabilmente di un contentino. Soprattutto se consideriamo la presenza in rosa di Sesko e Xavi Simons, due dei talenti più brillanti del calcio europeo.
Il problema, se vogliamo, sta proprio in tutto il resto: gli altri colpi estivi (Nusa, Geertruida, Ouédraogo, Vermeeren in prestito dall’Atlético Madrid) stanno vivendo una stagione interlocutoria, di certo non positiva. La sensazione è che il meccanismo su cui si regge il Lipsia, quel continuo ricambio di giocatori che che ha portato il club ai vertici del calcio tedesco ed europeo, si sia inceppato. Al punto da non riuscire più a produrre ciò che serve per restare competitivi. È la stessa sensazione che attanaglia anche il Salisburgo, l’altra big della multiproprietà Red Bull: la squadra austriaca non è riuscita a superare un inizio di stagione a dir poco disastroso e adesso si trova addirittura al quinto posto della Bundesliga austriaca. Il ritardo dallo Sturm Graz capolista, nove punti, non è né abissale né incolmabile. Ma resta comunque molto ampio se pensiamo a quello che è stato il dominio della squadra Red Bull per un decennio abbondante.
Due indizi non fanno una prova, e allora ecco il terzo: il Red Bull Bragantino, la prima squadra della multiproptietà a raggiungere una finale continentale, ha rischiato seriamente di retrocedere dal Brasilerão, il massimo campionato brasiliano. Anzi, diciamo le cose come stanno: due mesi e mezzo fa, solo la sconfitta dell’Athletico Paranaense all’ultimissima giornata (0-1 in casa dell’Atlético Mineiro) ha permesso al club paulista di uscire dalle ultime quattro posizioni della classifica. Con un altro risultato, le cose sarebbero andate diversamente. E così la Red Bull avrebbe dovuto far fronte alla prima retrocessione di un suo club arrivato in prima divisione.
Ora non possiamo dire che ci troviamo di fronte a una crisi di pensiero e quindi di sistema: le situazioni delle varie squadre, naturalmente, sono sempre complesse e pure diverse tra loro. In questo senso basti pensare che, anche se non sono ancora riusciti a vincere la MLS, i New York Red Bulls sono arrivati in finale e sono stati sconfitti soltanto dai Los Angeles Galaxy. E quindi, si può dire, sono sono reduci da una stagione positiva. Ma per il resto i fatti dicono che tutti i club della multiproprietà austriaca stanno andando piuttosto male. Dopo anni di crescita e di successi, questa stagione sta trascorrendo all’insegna della stagnazione. Se non addirittura della regressione. Forse è anche per questo che la casa madre è corsa ai ripari assumendo Jürgen Klopp, come volto ma anche come garante per i progetti del futuro. Che riguarderanno anche il Paris FC, va bene, ma dovranno necessariamente risistemare le situazioni del Lipsia e del Salisburgo. Magari dando nuovi stimoli, nuovi impulsi, a un modello che sta vivendo il suo primo momento di difficoltà.