Guardate i tre gol segnati da Justin Kluivert nel corso della partita che il Bournemouth ha vinto a Newcastle con un roboante 4-1. Osservate la consapevolezza della propria forza, la serenità con cui Kluivert attacca la zona centrale del campo (dunque: la porta) e con cui segna. Per l’ex Roma, siamo già a dieci gol in questa Premier. Del giocatore un pò fumoso passato in giallorosso, è evidente, non c’è più traccia. Il Bornemouth lo ha riscattato per 11 milioni nel 2023 e gli ha fatto fare clic, trasformandolo da esterno a trequartista. Kluivert e la sua esplosione, però, sono solo l’immagine di copertina del Bornemouth sesto in classifica, squadra-rivelazione di questa Premier League. Il vero uomo-simbolo di questa impresa siede in panchina e si chiama Andoni Iraola, una vita all’Athletic Bilbao e ora stratega e motivatore che sta facendo credere alle Cherries di poter stare là in alto. Dopotutto, battere Arsenal, Man City (in casa), Newcastle e Man United (in trasferta) non può essere un caso.
Iraola è lo stesso allenatore che portò il Mirandes in semifinale di Copa del Rey. Era il 2020, e alla fine la squadra castigliana venne eliminata dalla Real Sociedad. Oggi il suo Bournemouth si schiera in partenza con il 4-2-3-1. E fonda il suo gioco su due concetti-chiave: pressione e qualità in verticale, che sembrano fondere le caratteristiche del calcio inglese con quello spagnolo. Il calcio delle Cherries potremmo associarlo a quello espresso dalla Lazio, in cui i giocatori offensivi sono chiamati a sacrificarsi e pressare alto. Oppure, soprattutto se guardiamo alle ultime settimane, al Bologna di Italiano, una squadra che è un chiaro manifesto di intensità.
Per capire in profondità il gioco del Bournemouth ci aiuta un dato: il PPDA, indice calcolato in base ai passaggi concessi mediamente a un avversario prima di recuperare il pallone. In Serie A a dominare c’è appunto il Bologna, che concede solo nove passaggi agli avversari prima di riprendere il possesso. La media del campionato è 13. Il Bournemouth è la squadra di Premier con il dato più alto nel recupero palla in generale: a Newcastle ha concesso in media sei passaggi ai Magpies, una cifra che evidenzia la pressione collettiva e l’intensità del calcio di Iraola. Nella metà campo avversaria, invece, il Bournemouth è superato soltanto da tre colossi: Manchester City, Liverpool e Arsenal.
Una volta recuperato il pallone grazie alla sua aggressività, soprattutto nella zona centrale del campo, il Bournemouth cerca immediatamente la verticalità sugli esterni. In qualche modo Iraola sta cercando di dar vita a un’evoluzione, di passare da un calcio mirato al possesso a una proposta più verticale. Il trequartista, come detto, lo fa Kluivert: dopo il pressing, l’olandese è l’uomo perfetto per innescare velocemente i laterali offensivi, grazie al suo 70% di precisione sui passaggi lunghi.
Questo video l’ha caricato il canale ufficiale della Premier League, e nel titolo c’è scritto che Andoni Iraola è «un genio»
Velocità e tecnica: gli esterni del Bournemouth devono avere queste caratteristiche. Proprio come il classe 2003 Semenyo, che riceve 8.5 passaggi in profondità a partita, che tenta ben quattro dribbling e quattro tiri in ogni gara che gioca. Finora, il suo score è di sei gol segnati e tre assist serviti. La spinta, però, arriva anche dai terzini. Per esempio il classe 2003 Kerkez, mancino della Nazionale ungherese con un passato al Milan U19 che fa praticamente l’ala, toccando più palloni nella metà campo avversaria rispetto alla propria e ha dati altissimi sui dribbling riusciti (67%).
Il Bournemouth ha una proprietà americana che, sulla scia di quanto fatto a Brighton e Brentford, impone modelli analitici a vari livelli societari. A cominciare dal calciomercato. Ma c’è anche un lato romantico, in questa storia: a fine anni Novanta il club ha quattro milioni e mezzo di debiti, i conti sono bloccati. Le banche sono chiare: se non entrano 300mila sterline entro pochi giorni, le Cherries falliscono, finiscono nei libri di archivio. Qui accade il miracolo, l’atto di amore della gente in quella che passerà alla storia come la notte del Winter Garden: duemila tifosi si ritrovano a teatro e salvano il club con una colletta.
Eddie Howe, oggi manager del Newcastle, da calciatore si fece male prestissimo e nel 2009 divenne il più giovane manager del calcio professionistico inglese, proprio al Bornemouth. Aveva solo 32 anni, metà dei componenti della squadra era più grande di lui. Salvò immediatamente le Cherries dall’incubo della discesa nei dilettanti. Poi cambiò per sempre lo status del club con tre promozioni, fino ad arrivare alla Premier League. Il calcio è uno dei pochi sport in cui possono accadere storie del genere: raccolti come ciliegie, quei pound hanno salvato un club, un popolo. E di fatto hanno dato il via a un processo che ha portato il Bournemouth a lottare per un posto in Europa, con Iraola in panchina e tanti talenti in campo.