Rashford è la risposta giusta ai problemi offensivi del Milan?

I problemi con lo United, in campo e fuori, hanno portato allo strappo. Ma stiamo parlando di un grande attaccante, che può ritrovarsi in rossonero.

Ogni volta che segna ci regala una parte di sé. Delle sue opinioni, delle sue sicurezze, della sua filosofia di vita, ma anche delle sue turbolenze, delle sue inquietudini e delle sue incertezze. In quell’esultanza dopo ogni gol, quando appoggia il dito indice alle tempie, Marcus Rashford sembra dirci: “Hey, ragazzi, dipende tutto dalla testa, più è sgombra e più possiamo sentirci noi stessi”. Una massima che forse non vale per tutti, ma che vale per lui. Lui, figlio di Manchester e del Manchester United, un club che gli ha dato un futuro ma che forse non lo ama più. Lui, figlio delle contraddizioni, capace di impegnarsi in un progetto benefico a tal punto da cambiare il sistema sociale inglese ma anche di impigrirsi, di trascurare gli allenamenti, di isolarsi dai compagni. Dopo 426 partite e otto allenatori diversi con i Red Devils, Rashford potrebbe essere un po’ saturo. Lasciare lo United significherebbe lasciare la squadra della sua vita, il suo mondo. Ma a volte, per svuotare la mente, vale la pena staccarsi. Lontano dagli occhi, lontano dal cervello, in questo caso. 

Lo United continua a non considerarlo in vendita, ma i suoi agenti in questi giorni hanno fatto il giro d’Europa. C’è la fila dietro Rashford e, tecnicamente parlando, ce ne sarebbero tutte le ragioni. Perché è un classe ’97, perché ha ancora un bel pezzo di carriera davanti. E perché solo due anni fa ha messo insieme un 2023/24 da 30 gol e nove assist, cifre mai raggiunte prima di allora. All’inizio del 2023 sembrava che il suo processo di maturazione fosse finalmente finito. Ma poi, nella scorsa stagione, Rashford si è quasi eclissato. Senza un apparante motivo. 

Ha fatto scelte sbagliate, come quella di darsi malato per l’allenamento di venerdì 26 gennaio prima del match di FA Cup contro il Newport County, quando stavano già girando sui social i video delle sue serate per i pub e le discoteche di Belfast nei due giorni precedenti. Risultato? Mancata convocazione e tutti i media a chiedersi come fosse possibile che un ragazzo così serio, in grado di garantire pasti gratis ai bambini nelle scuole, non fosse altrettanto professionale nel suo lavoro. Come se non si potesse scindere le scelte l’uomo dal giocatore. Un aspetto già emerso durante la pandemia, nel 2020. A gennaio di quell’anno, infatti, l’attaccante dello United ha cominciato a lavorare con FameShare, un ente che si occupa di distribuzione di generi alimentari. Ha spinto il premier Boris Johnson a prolungare il programma di copertura dei pasti per gli alunni inglesi durante i mesi estivi. Appena saputo che però a ottobre il governo aveva respinto la petizione dei labouristi per estendere la proroga fino a Pasqua 2021, ha organizzato lui stesso la raccolta cibo, condividendo sui social diversi luoghi in cui i ristoranti e i negozi potevano portare gli alimenti invenduti. Per Manchester ha scelto il Bideford Community Centre a Wythenshawe, 20 minuti a piedi da dove andava a scuola.

Il giorno dopo la sua tripletta in Champions contro il Lipsia, a fine ottobre 2020, i volontari delle varie associazioni da lui radunate consegnavano la spesa a migliaia di persone rimaste senza lavoro per via del Covid. Il movimento generato da Rashford, riassunto nell’hashtag  #ENDCHILDFOODPOVERTY ha avuto effetti concreti. Ha riportato l’argomento povertà nel dibattito nazionale inglese, stimolando moltissimi aziende e organizzazioni del territorio a offrire il loro aiuto attraverso pasti gratuiti e donazioni. Il tema è sempre stato caro a Marcus, cresciuto in zona non semplicissima di Manchester, con la mamma che faceva più lavori per mettere qualcosa in tavola per lui e i suoi tre fratelli. Poter contare sul pranzo gratis alla mensa scolastica per anni è stato un sollievo. Quando è stato scelto dallo United a 11 anni, la madre Melania lo ha mandato all’accademy per permettergli di mangiare sano con regolarità. Per il suo impegno benefico, Rashford ha ricevuto la laurea ad honorem dalla University of Manchester ed è stato riconosciuto dal principe William come MBE, Member of the Order of the British Empire. 

Per via di tutte queste iniziative, però, Rashford è stato anche attaccato, criticato. Il Mail on Sunday  ha collegato il movimento di Rashford contro la povertà infantile con un suo investimento immobiliare da due milioni da sterline. Parole che hanno fatto male a Rashford, perché hanno toccato la sua sensibilità. L’imbrattamento del murales a lui dedicato ha fatto il resto. Dopo i primi mesi di grande sostegno, Rashford si è sentito un po’ solo. Non è un caso, infatti, che le stagioni 2019/20 e 2020/21, a cavallo della pandemia ce on gli stadi chiusi, siano state super, ma quella dopo non altrettanto. Up and down in campo, alti e bassi con gli allenatori. Thumbs up verso Van Gaal, Soskjaer e Mourinho che ne hanno curato l’evoluzione tecnica e caratteriale, thumps down invece per Ragnick, che non capiva come ci potesse essere un abisso tra il rendimento in allenamento e in partita. Pollice decisamente più giù per Amorim. 

Il portoghese, con Rashford, ha da subito optato per l’approccio duro. Niente bastone e carota come Ten Hag, che dopo i fatti di Belfast lo aveva reintegrato subito, affidandogli la maglia da titolare contro il Wolverhampton. Eppure il rapporto con il tecnico ex Sporting sembrava essere partito con il piede giusto. Pronti via e tre gol nelle prime due partite, contro Ipswich ed Everton. Da lì, due spezzoni in Premier contro Arsenal e Nottingham Forrest e una sola da titolare, in Europa League a Plzen. Amorim non ha convocato Rashford per le successive tre gare e lo ha lasciato in panchina contro il Newcastle. Ufficialmente, per scarsa dedizione in settimana. Nei giorni scorsi, però, The Athletic ha rivelato un confronto tra Marcus e l’allenatore, con quest’ultimo a chiedere lumi su una presunta serata in un bar di Rashford venerdì 29 novembre, due giorni prima della gara contro l’Everton. Su questo Amorim è categorico: non vuole che si esca così a ridosso del week-end. L’attaccante ha negato, ma evidentemente il portoghese non ci ha creduto e lo ha messo ai margini. Sempre secondo The Athletic, Rashford avrebbe confidato di sentirsi l’osservato speciale nel club e di essere trattato in maniera più severa rispetto ai compagni. 

Nella sua miglior stagione, Rashford era semplicemente incontenibile

In virtù di tutto questo, si può dire: Rashford è un giocatore che deve ritrovarsi. In totale sfiducia, ha visto da casa il derby con il City, partita in cui spesso è stato decisivo e si porta addosso la sensazione che il club lo voglia cedere, per fare una plusvalenza e liberarsi di un ingaggio da 8,6 milioni netti di sterline. Ma resta legato ai suoi luoghi, alla sua città, alle sue attività benefiche. Anche nelle ultime settimane ha trovato il tempo per portare i regali di Natale ai bambini della sua prima scuola, a Button Lane. Nonostante Amorim non gli abbia chiuso definitivamente la porta della sua squadra, Rashford si sente escluso, tanto da dirsi «pronto a una nuova sfida». Confrontando le sue statistiche in Premier tra questa e la passata stagione, si evidenzia un calo di xGol, xAssist, di corse in avanti e di passaggi progressivi. Non riesce più a condurre palla al piede, a saltare l’uomo in campo aperto o nello stretto, a verticalizzare o a rientrare sul piede destro per calciare. Insomma, a esprimere quel calcio rapido, intrigante, urban che ha mostrato fino a qualche tempo fa. 

In quest’ottica il Milan potrebbe essere il contesto perfetto, a livello tecnico e ambientale, per Rashford. Su di lui ci sono tanti club, ma i rossoneri sembrano in vantaggio, specie se lo United dovesse accettare di continuare a versargli parte dell’ingaggio. Pur sottolineando le qualità del calciatore, nel pre di Milan-Cagliari Zlatan Ibrahimovic ha confidato a Sky Sport la difficoltà dell’operazione. Rashford si incastrerebbe alla perfezione nell’attuale modulo di Conceiçao, il 4-2-3-1, potendo giocare in tutte le posizioni d’attacco, a sinistra, sua fetta di prato preferita, a destra, da prima e da seconda punta. Ragnick e Soskjaer hanno provato a spostarlo stabilmente a destra, ma quasi naturalmente, nel corso della partita, si accentrava o chiedeva il pallone sull’altra fascia. Ten Hag lo ha proposto spesso da punta centrale, con risultati più che incoraggianti: 59 gol in 152 gare.

Finora si è visto ancora poco dell’idea di calcio di Conceiçao, in termini di schemi e funzioni. Ma i principi che il Milan ha ormai interiorizzato, come la ricerca del campo aperto, gli interscambi per catene, i terzini alti con gli esterni alti a ripiegare, le imbucate dietro la linea sono compiti che si adattano alle caratteristiche di Rashford. Il 10 del Manchester United è un giocatore da profondità e il Milan è una squadra da profondità. Conceiçao vuole ampiezza e ritmo alto, Marcus è uno che può reggere atleticamente. Può inoltre essere una soluzione come chance creator quando i rossoneri affrontano un blocco basso, con la sua abilità di palleggio e di dribbling. Non è un centravanti d’area di rigore, non garantisce 20/25 reti a campionato, deve migliorare sotto porta, ma bisognerà anche capire cosa diventerà tatticamente il Milan sotto Coinceiçao. Sabato sera il tecnico portoghese ha lasciato qualche indizio di 4-4-2, ma Leão e Pulisic da esterni non garantirebbero l’equilibro necessario.

Per questo, come l’allenatore stesso ha sottolineato nel post partita a Dazn, sarà lui ad portare i suoi nuovi principi nel sistema collaudato dei rossoneri. In caso di arrivo dell’inglese, poi, dovrà prendere delle decisioni forti, lasciando fuori a turno uno tra Leão, Pulisic, Reijnders o Morata. La vittoria in Supercoppa Italiana ha portato entusiasmo, ma il pareggio contro il Cagliari ha rimesso in mostra i soliti problemi di una stagione altalenante. La strada per uscire dai guai è ancora lunga, eppure Rashford e il Milan si possono aiutare a vicenda. Come la squadra rossonera, anche l’inglese ha bisogno di ritrovare continuità di prestazioni, vuole sentirsi vivo come quando era l’idolo di Old Trafford. Cerca un reset da un periodo complicato. Vuole liberare la testa, per tornare ad indicarla nel modo più dolce possibile.