Parlare con Federico Ferrero è come sintonizzarsi sulle frequenze della propria infanzia e rivivere quei pomeriggi infiniti in cui cinque o sei ore ininterrotte di tennis sembravano durare, nello stesso tempo, un attimo e una vita. Telecronista puntuale e pungente senza essere mai metallico, è narratore dei silenzi del tennis – il suo libro Parlare al silenzio, uscito nel 2024 per ADD parla proprio di questi silenzi e di come raccontarli – scrittore e giornalista non solo di sport, Ferrero è anche la persona migliore con cui parlare degli Australian Open che stanno per cominciare, il primo Slam della stagione. Il torneo di Melbourne accompagna le mattine dei tanti appassionati italiani, dura due settimane in cui parlare di Sinner, di Berrettini, dei 14 quattordici tennisti del nostro Paese distribuiti nel tabellone maschile e in quello femminile femminile. La chiacchierata con Federico, però, inizia con un doveroso passo indietro per il tributo alla grandezza di Rino Tommasi. che solo pochi giorni fa è andato a giocare il quinto set da un’altra parte. «In questi giorni ne hanno parlato in tantissimi», dice Ferrero. «e mi sembra che sia cominciato un po’ lo sport del va bene ma adesso parliamo di me quindi voglio stare il più possibile lontano da questa retorica. Rino è stato innanzitutto il cantore perfetto del tempo analogico in cui viveva. Conosceva una mole incredibile di dati e di numeri prima che tutti ne fossimo investiti e li sapeva scegliere e utilizzare come nessuno. La sua mitica frase “prima di internet, internet ero io” sembrava una provocazione ma invece è ancora verissima. Insieme a Clerici ha rappresentato alla perfezione quello che dovrebbe fare una coppia che racconta il tennis. Lui si prendeva sulle spalle la cronaca in maniera magistrale, e Gianni pensava alla poesia. Se dovessi invece indicare la sua eredità morale, una cosa in cui tutti possiamo imitarlo in maniera virtuosa, allora ricordo la maniera in cui trattava le persone: tutte allo stesso modo. Che fosse un ragazzo ancora minorenne che lo importunava fuori dalla sala stampa di un torneo o il Principe di Monaco, Rino era Rino con tutti».
Tommasi e Clerici sono diventati delle icone raccontando in televisione Sampras, Agassi, Safin, poi una bella parte di Federer e Nadal, ma hanno sempre navigato nella povertà assoluta del movimento italiano. Gli Australian Open che stanno per cominciare invece vedono la presenza in tabellone di undici giocatori e tre giocatrici italiane, un parterre incredibile impreziosito da Jannik Sinner che ci arriva da numero uno del mondo, campione in carica, testa di serie principe uno e favorito clamoroso. Grazie a Sinner, attraverso Sinner, il tennis è diventato uno sport di massa, ma non è detto che questo sia solo un bene. «Quando ho iniziato a lavorare con le telecronache, l’unico top 100 italiano era Gianluca Pozzi, alla soglia dei 35 anni. Sono felice che il tennis stia facendo ascolti da “calcio”, è un bene per lo sport e nel mio piccolo anche per il lavoro che faccio, sarei pazzo a dire il contrario. Dall’altra parte, però, non è facile sentire e vedere tutti che parlano di tennis dappertutto. I social permettono a chiunque di esprimersi su qualunque argomento e il tennis in Italia diventa troppe volte una questione di tifo, ma la cultura sportiva della nostra nazione deve ancora assimilare alcuni concetti molto importanti. Lancio una provocazione: se nel prossimo mese di maggio sul centrale di Roma giocasse Sinner contro Federer, siamo sicuri che la maggioranza del pubblico tiferebbe per Jannik?».
Anche con Federico il piano inclinato di ogni discorso tennistico va a finire sul tennista italiano più forte di tutti i tempi. Jannik arriva agli Australian Open senza aver giocato neanche una partita ufficiale dopo il trionfo in Coppa Davis. «L’ho visto nelle esibizioni di queste settimane», spiega Ferrero, «e di polvere o ruggine ne ho notata ben poca. Non c’era niente in palio ma non dobbiamo pensare alle esibizioni a cui eravamo abituati nei decenni scorsi. Sinner non è sceso in campo per cazzeggiare, ma ha giocato delle partite vere battendo anche Tistsipas. L’ho sentito dire che è stato molto contento della preparazione ed è evidente che abbia avuto un ottimo tabellone con Djokovic e Alcaraz nella parte bassa pronti ad affrontarsi ai quarti. Il sorteggio non è più un problema per Sinner ma penso che non lo sia mai stato. Una volta lo intervistai a Marsiglia quando ancora non era arrivato a questo livello, e parlando proprio dei tabelloni e dei sorteggi mi disse che preferiva giocare subito con i giocatori forti per capire il suo livello».
Sulla sua strada potrebbe trovarsi anche Matteo Berrettini, che prima però è atteso da un vero e proprio campo minato composto da Norrie, Rune e Hurkacz. «Berrettini è l’avversario che nessuno vorrebbe trovarsi davanti ed è atteso da un cammino difficile determinato da una classifica che non gli rende merito. Ma se Matteo sta bene non ha paura di nessuno e dobbiamo solo fare il tifo per la sua salute e il suo fisico». Il primo giocatore italiano che in 144 anni di storia ha raggiunto la finale di Wimbledon rimane sempre troppo sottovalutato, anche dopo due anni devastati dagli infortuni. «La percezione del tennis in Italia non è cambiata dopo la vittoria di Fognini a Montecarlo nel 2019 ma neanche dopo quella finale a Londra e questo non me lo spiego. Berrettini è bellissimo, fortissimo, brillante nelle interviste: non se la prenda nessuno, ma in questo è molto meglio di Sinner. Ed è arrivato in finale nel torneo di tennis più prestigioso del mondo. Come se non bastasse, ha fatto prestazioni incredibili in tutti gli altri Slam, impreziosite da una qualificazione alle ATP Finals. Eppure, anche in quei momenti, tutto il mondo guardava a Sinner e pensava a Sinner. Non so darvi una spiegazione, ma è andata così».
Se Berrettini potrebbe rappresentare una mina vagante di ritorno in Australia, uno dei volti nuovi più attesi a questo slam è il brasiliano João Fonseca che in tantissimi hanno visto giocare e perdere in Davis a Bologna proprio contro Berrettini. «Fonseca ha smesso di perdere l’anno scorso ed è in una forma clamorosa. Gioca il primo turno contro Rublev, un ragazzo a cui tutti vogliamo bene, un personaggio di Nabokov che spesso si fa male da solo. Il brasiliano mi piace tantissimo, ho solo un piccolo dubbio sulla sua tenuta fisica contando che è così giovane e che quindi sta ancora “crescendo”. Può essere una grande sorpresa».
Chi invece non è più un sorpresa, ma deve confermarsi dopo la stagione fantascientifica dello scorso anno, è Jasmine Paolini. Che ha pescato un buon sorteggio: «Io adoro il modo di stare in campo di Paolini e la sua attitudine», confessa Ferrero. «;a se analizzo la scorsa stagione penso che solo Renzo Furlan potesse pensare di vederla fare così bene. Jasmine è passata dalla fatica nel vincere anche solo una partita slam ad arrivare sempre alla seconda settimana con due finali storiche. Ripetersi su questi livelli mi sembra un’impresa quasi impossibile, e penso sia ingeneroso da parte di tutti aspettarselo. Ha un tabellone favorevole, può fare bene ma è necessario abbassare le aspettative su di lei e lasciarla giocare tranquilla».
Nel torneo femminile tutti aspettano la vittoria di Aryna Sabalenka, che è la favorita per la vittoria finale, una dominatrice del veloce grazie a un tennis efficace e a un atletismo spaventoso. C’è una stella però che brilla dentro al tabellone per talento ed estro. Nessuno nel circuito ha il senso del tennis di Karolína Muchová. «L’ho vista alla United Cup e il modo in cui gioca e colpisce la palla quando sta bene è una delizia. La sua classifica non le permette di avere un cammino felice. Ma è un’atleta che, quando e se sta bene fisicamente, gioca davvero meglio di tutte le sue avversarie. Sono affascinato da lei così come sono affascinato da Naomi Osaka, che spero di vedere fino alla seconda settimana. Il suo primo turno contro Garcia è una delle partite più interessanti dei primi giorni».
Interessante sarà anche capire cosa combinerà in campo Nick Krygios, un uomo ormai votato completamente alla sua crociata contro Sinner, arrivando addirittura a commentare le foto su Instagram di Cruz Hewitt – il figlio di Lleyton che ha fatto da sparring a Jannik – con l’emoticon delle siringhe. «Kyrgios sta dimostrando ancora una volta di essere una persona poco intelligente, Lui dice di essere un atleta professionista rimasto a lungo fuori per infortunio e vuole che tutti rispettino le norme, che le regole siano uguali per ogni giocatore e che si parli in maniera costruttiva di lotta al doping. Tutto perfetto e condivisibile ma per fare questo che senso ha attaccare Sinner? Basta leggere i documenti del suo caso, o farseli spiegare da qualcuno che li sa leggere. Se Kyrgios non lo capisce è poco intelligente, se lo capisce ma gli fa comodo parlare a sproposito allora è in malafede».