Scott McTominay è dominante

Il centrocampista scozzese ha avuto un impatto enorme sul Napoli e sulla Serie A.

Negli ultimi anni, soprattutto in Italia, ogni giocatore che emerge sugli altri per fisicità, velocità e qualità viene definito con la seguente frase fatta: è un giocatore da Premier League. È chiaro, lo sanno tutti, in quest’epoca calcistica quello inglese è il campionato più ricco e quindi più competitivo al mondo, è inevitabile che i migliori talenti si concentrino tutti lì e che quello che vengano scartati siano titolari altrove, che anche delle squadre piccolo-borghesi come Aston Villa, West Ham e Bournemouth possano permettersi gli stipendi di atleti di primo livello come Pau Torres, Carlos Soler, Lucas Paquetá, Evanilson. Allo stesso tempo, però, la tendenza tutta italiana all’esterofilia e all’autocommiserazione ci fa dimenticare che, come dire, diversi giocatori dell’Everton, del Southampton o dell’Ipswich Town, con tutto il rispetto, saranno anche dei portenti atletici, non c’è dubbio, ma possiedono qualità tecniche simili, spesso anche inferiori, rispetto a quelli che militano in tanti altri campionati. Serie A in testa.

In virtù di questo ragionamento, forse sarebbe il caso di riscrivere – o magari di riporre in un cassetto, ma vabbè – il carnet delle frasi fatte. Una spinta in più, in questo senso, potrebbe arrivare dopo aver guardato verso Napoli, dopo aver cercato di quantificare e raccontare l’impatto di Scott McTominay sulla squadra di Antonio Conte. E sulla Serie A in generale. Nelle ultime settimane, con il Napoli in testa alla classifica e con McTominay che ha offerto un rendimento in crescendo, un crescendo quasi rossiniano, abbiamo letto/sentito spesso che l’ex centrocampista del Manchester United è un giocatore da Premier League. E invece la verità è un’altra: McTominay è qualcosa di diverso, è qualcosa di più. È un giocatore da top club.

Ci sono diversi elementi a sostegno di questa tesi. Eccone alcuni: Scott McTominay è un giocatore da top club perché negli ultimi anni non solo ha giocato nel favoloso e inarrivabile campionato inglese, ma è stato determinante nel favoloso e inarrivabile campionato inglese (ha segnato sette gol nella stagione 2020/21 e dieci nella stagione 2023/24); perché ha racimolato certi numeri in una squadra a dir poco disfunzionale come il Manchester United di Mourinho (!), di Solskjaer (!!), di Rangnick (?!) e poi di Ten Hag (!!!); perché è sbarcato in quella che, Ranking Uefa alla mano, è la seconda lega più competitiva d’Europa – di gran lunga, tra l’altro – eppure si è imposto subito, in poche settimane, come un centrocampista completo, dominante. E che sa essere decisivo nei momenti decisivi delle partite.

La forza di McTominay sta nella sua tendenza a nascondersi tra le pieghe del gioco, negli anfratti della partita, per poi manifestarsi con tempistiche e modalità perfette. Questa dote viene fuori dalla somma algebrica di due caratteristiche molto importanti, per un centrocampista come lui: il fiato, inteso come capacità di correre tanto, e ad alto ritmo, e una spiccata intelligenza calcistica. La prima qualità è misurabile in maniera empirica, vale a dire consultando la classifica dei giocatori di Serie A che macinano più chilometri: McTominay è al primo posto, con una media di 11,78 km percorsi ogni 90 minuti. Per quanto riguarda la seconda virtù, l’intelligenza calcistica, bisogna affidarsi alle percezioni, più che ai numeri: in questo senso le immagini dei gol segnati contro Como, Inter e Torino, così come quelle delle chiusure a ridosso dell’area di rigore difensiva, dei duelli spalla a spalla a metà campo e delle incursioni palla al piede nella trequarti avversaria, ecco, sono piuttosto indicative.

Tutto questo campionario non deve far passare in secondo piano la tecnica di McTominay. Certo, bisogna essere onesti: lo scozzese non gioca in modo sinuoso e ammaliante, non è un torero come Lobotka e non è una mezzala dal tocco aristocratico come Zielinski, giusto per restare nel recinto del Napoli di oggi e di ieri. Allo stesso tempo, però, parliamo di un centrocampista che sembra avere dei tentacoli lunghissimi al posto delle gambe, che sa condurre e sa proteggere e sa indirizzare benissimo la palla, anche in spazi e tempi ridotti al minimo. Contro il Milan, per dire, è partito in progressione solitaria – tra l’altro al minuto 89′, mentre compagni e avversari boccheggiavano per la stanchezza – e ha superato tre avversari in quattro secondi netti con dribbling tutti diversi, una finta di corpo, una sterzata secca, un diabolico tunnel che ha costretto Musah al fallo da ammonizione.

Anche il gol segnato contro il Torino rappresenta un altro saggio delle qualità totali di McTominay: lo scozzese stava occupando l’area di rigore, in posizione di seconda punta, ma l’andamento e le prospettive dell’azione lo hanno spinto a staccarsi dal suo marcatore, a farsi servire da Kvara al limite dell’area; una volta ricevuto il passaggio del compagno, ha usato lo stop per portarsi avanti la palla e per potersi coordinare nel miglior modo possibile, poi un attimo dopo ha scoccato un tiro dritto e preciso sul primo palo. Tutto col sinistro, che in teoria sarebbe il suo piede debole.

Niente male, come inizio

Un altro indicatore rilevante dell’impatto di McTominay sta nel comportamento e nelle scelte di Antonio Conte. Che, almeno stando alle ricostruzioni dei giornalisti esperti di mercato, di fatto ha preteso e ottenuto il suo acquisto dal Manchester United – al punto che il Napoli si è tirato indietro da un affare praticamente già concluso, vale a dire l’acquisto di Marco Brescianini. Ma non è solo questo, anzi: pur di inserire lo scozzese senza rinunciare a Lobotka, ad Anguissa e a schierare Kvaratskhelia nel ruolo che ama di più, quello di laterale d’attacco a sinistra, Conte ha anche abbandonato la sua amata difesa a tre, la pietra angolare di tutti i suoi progetti tattici da dieci anni a questa parte. Sì, è vero: spesso in fase passiva Politano retrocede nel ruolo di esterno basso e così il Napoli si dispone con una linea a cinque. Eppure quando c’è da costruire la manovra offensiva gli azzurri non partono praticamente con tre centrali in linea, alternano il 4-3-3 puro al 4-2-3-1, a volte anche al 4-2-4. E indovinate chi è l’uomo-cuneo tra questi sistemi di gioco, il centrocampista che ha licenza di alzarsi sulla linea dei trequartisti o accanto a Romelu Lukaku? Esatto: Scott McTominay.

È chiaro, l’abbiamo anticipato: il passaggio alla difesa a quattro e la nuova fluidità tattica di Conteil passaggio alla difesa a quattro e la nuova fluidità tattica di Conte vanno oltre McTominay, nel senso che si tratta di trasformazioni attuate per sfruttare il potenziale dello scozzese, ma anche di altri giocatori. Al tempo stesso, però, c’è da dire che nelle prime partite di questa stagione – e quindi prima dell’inserimento effettivo di McTominay, arrivato in Italia quando mancavano poche ore alla chiusura del calciomercato – il Napoli si disponeva in campo con il 3-4-3, un sistema decisamente più vicino alla storia tattica di Conte. Lo stesso allenatore, dopo la vittoria col Torino, ha detto queste parole: «McTominay lo conoscevo bene, sono contento di non aver sbagliato il colpo». Forse, come dire, Conte coltivava da tempo l’idea di disegnare e disporre il suo Napoli in modo diverso rispetto al suo Tottenham, alla sua Inter, alla sua Nazionale italiana, alla sua Juventus. Ma i fatti restano fatti: la squadra in testa al campionato italiano, che tiene quella posizione ormai da nove giornate, è stata (ri)costruita intorno a McTominay. A un calciatore-ombra che all’improvviso si accende ed emana una luce potentissima, così potente da stordire tutti gli avversari.

Ecco, influenzare così tanto il destino di una squadra forte come il Napoli e le idee di un allenatore come Conte, al punto di scuoterne le fondamenta tattiche e ideologiche, è un altro indizio sulla dimensione di McTominay. Sul suo status di giocatore di primo livello, di potenziale co-titolare – o comunque di primissima alternativa – di qualsiasi squadra candidata a vincere il campionato a cui partecipa, a dire la sua in Champions League. Forse è per questo che la maggior parte degli analisti calcistici inglesi – inclusi e soprattutto i grandi ex che commentano quotidianamente le vicende del Manchester United – sono rimasti interdetti dalla notizia della sua cessione. Basta una veloce ricerca su Google per rendersene conto: Rio Ferdinand, Ole Solskjaer e Gianfranco Zola, giusto per fare qualche nome di rilievo, hanno criticato la scelta fatta dalla dirigenza dei Red Devils; The Athletic ha pubblicato un articolo dal titolo eloquente, “Manchester United will miss Scott McTominay”. Il fatto che McTominay si sia impadronito del Napoli e della Serie A, insomma, non deve essere considerata una grande sorpresa. Il fatto che ci sia riuscito così velocemente, risolvendo in un baleno tutti i dubbi tecnico-tattici che c’erano al momento del suo arrivo, è un’ulteriore conferma: stiamo parlando di un giocatore da top club. E infatti il Napoli, da quando ci sono lui e Conte, è tornato a essere una candidata credibile per la vittoria dello scudetto. Difficile pensare che possa essere un caso.