In tanti, soprattutto tifosi e simpatizzanti dell’Arsenal, ricordano – anche se vorrebbero dimenticarlo – il passaggio di Nicolas Pépé per la squadra del Nord di Londra. Era l’estate del 2019, i Gunners acquistarono l’attaccante francese del Lille per 80 milioni di euro, la commissione più alta mai pagata nella storia del club. Era una cifra altissima, non c’è dubbio, ma sembrava commisurata all’inflazione galoppante – soprattutto per le società di Premier League – e al valore potenziale del giocatore, a quello che aveva fatto (intra)vedere in Ligue 1. L’avventura di Pépé all’Arsenal iniziò male ma non malissimo, ma poi col tempo le cose peggiorarono in maniera esponenziale. E così Arteta e i suoi dirigenti decisero di cedere il giocatore in prestito al Nizza, poi di svincolarlo. Così Pépé è finito prima al Trabzonspor, e adesso si è trasferito in Spagna, al Villarreal.
Pépé, per dirla in poche parole, era una grande promessa che non ha saputo reggere le aspettative. Che ha deluso molto l’Arsenal e tutti quelli che credevano in lui. Ma questa è una lettura parziale della sua storia, della sua carriera. C’è anche il punto di vista dell’uomo e del calciatore-Pepé, raccontato in una lunga e significativa intervista rilasciata a The Athletic: l’attaccante della Costa d’Avorio ha raccontato, in modo amaro e anche tenero, l’enorme pressione da cui è rimasto schiacciato fin da quando si è trasferito in Inghilterra. Ecco alcuni dei passaggi più significativi della sua confessione: «L’Arsenal ha speso 80 milioni di euro per me, ma in realtà sono io stato io a pagarne il prezzo. Quando un club ti paga così tanto, i dettagli non contano. Ero giovane, era la prima volta che lasciavo la Francia. Ho dovuto adattarmi a tante cose, ma tutto questo la gente non lo vede. Vede solo ciò che accade in campo».
L’Arsenal, in qualche modo, ha anche cercato di proteggere il suo investimento, di aiutare Pépé a uscire fuori dalla crisi. Ma intorno a sé l’attaccante ivoriano sentiva più che altro sfiducia e astio. Soprattutto da parte del pubblico: «Ho sentito la vicinanza del club e dei compagni, ma la verità è che alla gente importa solo del calciatore, non importa niente di ciò che vivono i calciatori in quanto uomini, in quante persone. Sentivo che dovevo giocare, dovevo giocare, dovevo giocare bene. E basta. I tifosi sui social sono stati severi e ingiusti con me. Ho letto un sacco di commenti cattivi. È una cosa che colpisce te e la tua famiglia, e si riflette sul campo: io sono un calciatore che ama prendersi dei rischi, ma non riuscivo più a farlo. La gente ti dice che stai non giocando abbastanza bene, che non sei all’altezza. È frustrante quando le persone ti buttano giù quando sei già in difficoltà».
Pépé ha detto anche che le cose, all’Arsenal, ora sono cambiate: «È come se la mia esperienza fosse servita da esempio per quelli che sono venuti dopo Pepé. I club ora pensano che se hanno pagato molto per un giocatore, devono proteggerlo. L’Arsenal ha cercato di farlo, ma io sono stato uno dei primi giocatori pagati così tanto. Ora ci sono ragazzi che sono costati molto più di me e producono meno di quanto abbia prodotto io, ma non vengono criticati». Ora Pépé ha 29 anni, e ha ritrovato un po’ di serenità in Spagna: «Sono andato in Turchia perché non avevo alternative, il mercato era chiuso e avevo bisogno di una squadra. Il Trabzonspor mi ha dato un’occasione e li ringrazio, ma mi sentivo lontano dai grandi campionati. Ora al Villarreal le cose sono diverse, mi trovo bene, qui tutto è più rilassato, il calcio spagnolo è più tecnico di quello inglese o francese, mi si addice di più. Ho ricominciato a divertirmi, e questa è la cosa più importante».