L’eclatante caso del Bordeaux e tante altre notizie – sui diritti televisivi, sulla situazione finanziaria di altri club – in arrivo dalla Francia non lasciano spazio ai dubbi: la Ligue 1 è un campionato dove è davvero difficile far quadrare i bilanci. Al punto che anche delle società importanti rischiano costantemente di venire risucchiate dentro spirali da cui poi è difficilissimo venire fuori. In questo senso, l’ultimo esempio riguarda l’Olympique Lione, una delle grandi storiche del calcio francese: nel 2022, dopo la fine della fastosa e controversa era-Aulas, l’OL è passato nelle mani di John Textor, uomo d’affari americano che – attraverso la sua conglomerata Eagles Football Holdings Limited – detiene la maggioranza delle azioni e le quote di altri club in giro per il mondo, vale a dire il Crystal Palace, il Botafogo e il Molenbeek. Ecco, secondo quanto riportato da diversi quotidiani francesi – primo tra tutti L’Équipe – il fondo di Textor ha reso pubblico un debito poco al di sotto di 500 milioni di euro: una condizione che ha costretto il Lione a presentarsi davanti alla DNCG (acronimo di Direction Nationale du Contrôle de Gestion, ovvero l’organizzazione responsabile del monitoraggio e della supervisione dei conti delle squadre di calcio professionistiche francesi) per discutere la sua posizione.
Cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere? Semplice: i debiti della “casa madre” costringeranno Textor a presentare garanzie per una cifra tra 100 e 200 milioni, in modo da poter assicurare la sostenibilità finanziaria della sua gestione. Questo denaro potrebbe essere racimolato vendendo le azioni di uno dei club della multiproprietà, oppure – molto più semplicemente – attraverso la cessione dei giocatori più ricercati sul mercato. Che, naturalmente, sono nella rosa dell’OL, ma a quel punto Textor dovrebbe fare i conti con la comprensibile rabbia dei tifosi lionesi. In un comunicato ufficiale, il club francese ha annunciato che «Eagles Football Holdings Limited garantirà contributi per 75 milioni di euro». Al di là della differenza rispetto a quanto richiesto, il problema sarà convincere la DNCG. In caso di mancato assenso da parte dell’ente di controllo, infatti, potrebbero scattare delle sanzioni.
È chiaro che non siamo ancora in zona-Bordeaux, nel senso che il fallimento e la ripartenza dalle serie minori sono scenari ancora distanti, ma l’OL potrebbe ritrovarsi con il mercato chiuso o bloccato. Nella peggiore delle ipotesi, potrebbero essere comminate delle penalizzazioni e/o la retrocessione in Ligue 2 per illecito amministrativo. In ogni caso, quindi, ci saranno un po’ di problemi per la squadra allenata da Pierre Sage. Che, per altro, ha iniziato abbastanza bene la stagione: in questo momento, infatti, il Lione è quinto in Ligue 1 (anche se accusa già undici punti di distacco dal PSG capolista) ed è virtualmente qualificato ai playoff primaverili di Europa League. Certo, la rosa è meno competitiva e ha meno appeal rispetto a qualche anno fa, ma non mancano dei talenti interessanti: in questo senso si possono citare Fofana, Abner, Gift Orban, Cherki e Mikautadze, ma anche i leader storici Lacazette, Benrahma, Tolisso, Caleta-Car, Caqueret e Veretout, arrivato a settembre dal Marsiglia. Insomma, sarebbe un peccato vanificare quanto di buono fatto in mezzo alla tempesta. E invece molto – se non tutto – dipenderà dalla DNCG, da un’udienza che potrebbe portare l’OL dentro una crisi ancora più profonda.