Il caso San Siro è ancora senza soluzione

Sono passati diversi anni, abbiamo sentito ogni tipo di proposta possibile, ma lo stadio più importante d'Italia non ha ancora un padrone. Né un'idea di futuro.

«La sede ufficiale per la cerimonia di apertura dei Giochi invernali di Milano-Cortina 2026 sarà San Siro. E spero che San Siro nel 2026 sarà ancora lì». Quando il sindaco milanese Giuseppe Sala pronunciava questa frase, nel dicembre 2019, guardare al 2026 sembrava un orizzonte lontano. E c’era  la possibilità concreta di arrivarci con un altro impianto al posto del Meazza. Oggi, mentre scriviamo queste righe, siamo a novembre 2024 e prevale invece la sensazione che non si possano fare previsioni, che non ci sia più un progetto definito su cui puntare. E che, anzi, le prospettive siano anche meno chiare di cinque anni fa.

L’ultimo tassello di questa telenovela è la “manifestazione d’interesse” per l’area del Meazza, presentata da Inter e Milan al Comune di Milano pochi giorni fa. Un passaggio che sembra far tornare i club sulla prima proposta del 2019-2021, e accolta proprio in questo senso dal sindaco Sala come un «perseguire l’iter originale, (quello del 2019) aggiungendo qualche elemento di novità”. Dove la novità è che i club acquistino direttamente l’area dell’attuale Meazza (al costo valutato dall’Agenzia delle Entrate in 197 milioni di euro), uno step ancor più concreto rispetto all’iniziale ragionamento sul diritto di superficie.

Ma la manifestazione d’interesse non è un atto vincolante e i due club infatti continuano a lavorare su più fronti: l’Inter ha sempre in ballo l’idea del suo stadio a Rozzano, in un’area (Nuova Milanofiori) per la quale ha versato quasi un milione di euro per il diritto di esclusiva per lo studio di fattibilità; il Milan, da sempre più esposto mediaticamente su tutto il dibattito, per voce del presidente Paolo Scaroni definisce questo passaggio «utile per approfondire l’ipotesi della realizzazione di un nuovo stadio a San Siro insieme all’Inter», dopo aver ribadito a fine estate che «in ogni caso l’opzione San Donato per il Milan resta la priorità».

Il Milan su San Donato aveva in effetti fatto passi molto forti. Dopo aver valutato l’area ex Ippodromo La Maura e Sesto San Giovanni, il club rossonero aveva direttamente acquistato i terreni per una spesa di 50 milioni di euro e avviato l’iter burocratico, con le valutazioni ambientali e urbanistiche, le operazioni di bonifica e il masterplan affidato allo studio Manica Architecture per un impianto ecosostenibile da 70mila posti. Sganciarsi da questo impegno per il Milan ora diventa complicato, anche per via della pressione politica che arriva dalla parte politica del Comune dell’hinterland. Ma allo stesso tempo la possibilità di acquistare stadio e area del Meazza diventa uno scenario invitante e l’Inter, che non ha obblighi così vincolanti, aspetta che il club rossonero dichiari la sua preferenza.

Le strade rimangono due, diametralmente opposte per il futuro di Milano e dei due club: nell’area del Meazza si realizzerebbe il progetto condiviso presentato nel 2019, da costruire nel piazzale dell’attuale stadio con una porzione di San Siro salvaguardata e reinserita nella progettazione di un parco pubblico e attrezzato; oppure ognuno per sé, due stadi singoli fuori città e l’attuale impianto in carico al Comune e tecnicamente senza un padrone.

Che si sia arrivati a questo punto dopo cinque anni, rende comunque il dibattito vissuto fin qui praticamente inutile e improduttivo. La questione delle infrastrutture sportive a Milano continua a essere un problema politico anche su scala minore: si pensi per esempio al recente caso dell’Alcione che, dopo l’approdo in Serie C, è temporaneamente costretta a giocare allo Stadio Breda di Sesto San Giovanni, dopo il no all’utilizzo dell’Arena Civica e in attesa di altre soluzioni davvero concrete. Nel caso di San Siro, le dimensioni polarizzanti del dibattito, e il modo in cui è stato portato avanti dai soggetti coinvolti, hanno reso la situazione soltanto più confusa e ricca di provocazioni.

Attualmente, San Siro è omologato per ospitare 75.817 persone. Nell’immediato dopoguerra, quando venne realizzato il secondo anello, ha raggiunto una capienza massima di 100mila persone

Che i club giochino su due tavoli paralleli è comprensibile. Che il Comune di Milano stia provando a fare di tutto per tenerli a San Siro, anche. Ma dopo quasi sei anni (nell’estate 2025 scatterà il vincolo storico-architettonico automatico per la struttura del secondo anello del Meazza), qual è davvero la priorità per chi gestisce attualmente Inter e Milan? E qual è la priorità per il Comune di Milano? In questi anni abbiamo sentito parlare di un nuovo stadio vicino/al posto del Meazza, di due stadi vicini ma tenendo il Meazza, di tre stadi (due nell’hinterland e il Meazza al Comune), di un San Siro ristrutturato, insomma di tutto e il contrario di tutto

Arrivati a questo punto, meritiamo un’idea di progetto seria, concreta, condivisa, pensata per fare il bene dei due club e della città, per farlo a lungo termine, che abbia valore architettonico e urbanistico d’eccellenza. Lo meritiamo come pubblico, come cittadini, come tifosi di Inter e Milan e nel rispetto della storia e dell’identità dei due club, come appassionati di calcio e come addetti ai lavori e professionisti. Rincorrere i litigi e i botta e risposta non è più interessante. Come si dice, svegliateci quando avrete deciso qualcosa.