Dieci mesi e oltre 68 tornei: il tennis ha la stagione sportiva più lunga di tutti gli sport insieme al golf, con gli ultimi due tornei del calendario fissati al 10 novembre. Solo a questo punto i giocatori iniziano a pensare alla preparazione in vista dell’anno seguente, alle vacanze, a ciò che vogliono. Ma non è così per tutti. I migliori otto giocatori dell’anno, quando tutti gli altri sono già in vacanza a distendere i nervi dopo un anno estenuante, sono ancora in campo per le ATP Finals. Si tratta del torneo più importante organizzato dall’ATP, il più atteso dopo gli Slam, quello che vede in campo gli otto giocatori migliori dell’anno secondo la Race, una classifica basata sul rendimento stagionale. Le Finals sono anche il momento della stagione in cui la Race, praticamente, si allinea con il ranking ufficiale: gli otto tennisti migliori al mondo in singolo e le otto migliori coppie cercano di accaparrarsi l’unico torneo che consente di trionfare anche perdendo una partita, proprio come successo un anno fa a Djokovic – sconfitto da Sinner nella fase a gironi e poi vincitore della finale, giocata sempre contro Sinner, qualche giorno dopo.
Le ATP Finals sono anche l’evento in cui viene premiato il giocatore che conclude l’anno come numero uno del ranking. Quest’anno toccherà a Jannik Sinner ricevere il premio da Andrea Gaudenzi, per giunta a Torino. Difficile immaginare un momento più importante e significativo di questo, nella storia del tennis italiano. Gli astri si sono allineati a ridosso del 2020: dapprima la nomina di Andrea Gaudenzi (2019) a presidente dell’ATP, poi la scelta di Torino come sede delle Finals per cinque anni e, infine, la definitiva consacrazione di Jannik Sinner come uno dei migliori tennisti al mondo, fino ad arrivare al primo posto del ranking ATP. Torino era in lizza con Manchester, Singapore e Tokyo per succedere a Londra, sede delle Finals dal 2009 al 2020. Decisivo fu quello che Angelo Binaghi, il presidente della FITP, ha definito «il sistema Italia», ovvero gli aiuti pubblici, regionali e statali, necessari per offrire garanzie economiche per circa 78 milioni di euro. Ma anche la visione di lungo raggio di Binaghi è stata decisiva. E se c’è una cosa che non manca al numero uno del tennis italiano, è proprio la capacità di puntare in alto con coraggio: durante il Covid è riuscito a far giocare tornei ATP a Cagliari, Parma, Firenze, infilandosi in buchi di calendario con una prontezza e una scaltrezza tipiche dei grandi condottieri. Si è guadagnato il favore del pubblico con anni di tennis gratis su SuperTennis TV, addirittura ha investito un budget consistente per riportare uno Slam in chiaro in televisione, gli US Open, per poi accordarsi con Sky e rimpinguare un palinsesto che si era svuotato dopo che la tv satellitare aveva comprato i diritti per i tornei maschili più importanti, segno tangibile del ritrovato interesse del pubblico italiano per il tennis.
Il tennis italiano, insomma, vive un momento florido in ogni aspetto: abbiamo il numero uno del mondo nel maschile, Jasmine Paolini che gioca due finali Slam, siamo campioni in carica in Coppa Davis, i tesserati sono in aumento anche grazie ai soci dei circoli. Senza dimenticare il Paddle e Pickleball, sport forieri di allargamento di prospettive ed entrate. Infine, il bilancio della FITP, con i soldi guadagnati dai biglietti (sempre più cari) degli Internazionali d’Italia a Roma e quelli delle Finals di Torino, si può definire al sicuro. Si può dire senza dubbio che l’assegnazione delle Finals a Torino è la più grande vittoria di Binaghi da presidente. Solo per l’edizione 2023, la FITP ha presentato uno studio che calcola in 306 milioni di euro l’impatto totale del torneo; il Festival di Sanremo, tanto per fare un altro esempio importante, si ferma a 205 milioni. Quasi duemila persone lavorano alle Finals, che computano 65 milioni di gettito fiscale, oltre 483 milioni di spettatori complessivi (contando anche i social media), oltre il 40% degli spettatori che viene dall’estero e una soddisfazione del pubblico, tra paganti e hospitality, che si attesta al 98%. E se il torneo di Roma rimane ancora avanti, almeno nei numeri, c’è anche da dire che si tratta di un avvenimento più lungo, con molti più giocatori e molti più partite. Aver riportato un grande torneo di tennis nel Nord Italia è stato un grande successo.

Adesso c’è da convincere l’ATP che Torino sia ancora la sede giusta. Si vocifera che Milano, che pure ha ospitato le NextGen Finals, possa essere in lizza per prendersi le Finals. Ma si tratta di una città sprovvista di un impianto che possa accogliere tanto pubblico come quello di Torino – l’Allianz Cloud ospita al massimo 5000 spettatori. Binaghi vuole l’aiuto di tutti per la conferma di Torino anche per evitare lo spettro arabo, considerato che da quest’anno le finali WTA si svolgeranno per la prima volta a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita. Ecco perché il presidente FITP, ogni volta che ha vicino un microfono, ricorda che serve l’impegno di tutti per fare in modo che si possa ospitare più gente, per ampliare la InAlpi Arena. «Tutti devono fare la loro parte, contro di noi ci sono gli arabi, le più grandi nazioni, grandi capitali mondiali». Ampliare o riqualificare la struttura realizzata da Isozaki per le Olimpiadi di Torino 2006, come anche costruirne di nuove, significherebbe offrire a Torino e all’Italia nuove possibilità di ospitare grandi eventi. Come per esempio i concerti al chiuso di artisti che di solito, quando organizzano i loro tour mondiali, finiscono per saltare il passaggio in Italia. Binaghi è fermamente convinto che il pubblico delle Finals possa crescere ancora: «Gli attuali 15.657 posti», ha detto, «sono veramente pochi. Bisogna investire sulla InAlpi Arena: deve aumentare la capienza».
La grandezza degli impianti sportivi in Italia è un pallino del presidente, che ciclicamente paventa lo spostamento del torneo di Roma in altre parti d’Italia proprio per la capienza limitata del Foro Italico. Anche per questo, a pensarci bene, l’unico modo che ha per far crescere i numeri economici del torneo è aumentare i prezzi dei biglietti. Pratica che avviene con regolarità: si pagano almeno 25 euro per vedere gli allenamenti al Circolo della Stampa sporting di Torino o alla InAlpi Arena, se poi si vuole vedere qualche match del torneo servono almeno 240 euro per una Tribuna alta – dalla quale la partita si vede, sì, ma non così bene. Ci vogliono ben 380 euro per il settore platea due e 450 per la platea uno, il parterre costa quasi 500 euro. Per la finale si parte da oltre 300 euro per i posti a scarsa visibilità fino ad arrivare ai 600 delle prime file. A Monte Carlo e in altri tornei Masters 1000, si può vedere la finale anche con meno di cento euro. La Federazione offre sconti del 20% sui biglietti e del 10% sugli abbonamenti, ma solo ai suoi tesserati. Per la maggior parte delle persone, i prezzi dei biglietti del tennis – non solo a Torino – sono diventati insostenibili.
Ciò che rende imperdibili le Finals, però, è la formula con cui vengono giocate: i due gironi nascono con l’obiettivo di offrire più match tra i migliori giocatori del circuito. Ogni partecipante ha la garanzia di disputare almeno tre partite, in un’atmosfera solenne creata dalle luci soffuse sul pubblico e dal campo come unico spazio illuminato. Le Finals sono inoltre l’unico torneo di tennis in cui gli orari d’inizio delle partite sono noti con mesi di anticipo. Bisogna però attendere il sorteggio per sapere chi giocherà. Questo permette una programmazione ineguagliabile per chi desidera assistere ai match. Dal punto di vista dei giocatori, oltre al prestigio di essere in campo nell’ultimo evento della stagione, c’è un montepremi da record: il vincitore imbattuto può incassare circa 4,8 milioni di dollari, mentre la sola partecipazione, anche senza vittorie, vale circa 325 mila dollari.
L’albo d’oro del torneo testimonia la qualità dei vincitori, ma solleva qualche obiezione sull’assenza di titoli Slam per alcuni di loro. Dimitrov, Zverev e Tsitsipas, ad esempio, non hanno mai conquistato un major, e le ATP Finals rappresentano il successo più importante della loro carriera. Prima di loro, solo Davydenko riuscì a vincere il torneo non essendo un vincitore Slam, inserendosi nell’albo d’oro tra Djokovic, Murray e Federer. Le ATP Finals sono indubbiamente il torneo che celebra la conclusione della stagione tennistica. E per sublimare questa terza edizione italiana, un successo ormai consolidato a livello economico e federale, manca solo una cosa: che domenica 17 novembre sia Jannik Sinner ad alzare la coppa con i nastri azzurri.