Non che ce ne fosse bisogno, visti i suoi numeri fuori dal mondo, ma la tripletta contro il Manchester City di Erling Haaland è un timbro forte, fortissimo, sotto il curriculum calcistico di Viktor Gyokeres. Che attualmente, si può dire senza essere tacciati di blasfemia, è l’attaccante più forte d’Europa. I numeri, dicevamo, parlano in modo chiaro: in questo momento, l’attaccante svedese dello Sporting Lisbona è a quota 16 gol in dieci gare di campionato, a cui vanno aggiunte le tre reti realizzate nelle coppe nazionali portoghesi e le cinque messe a segno in Champions League. Totale: 23 marcature in 17 presenze. Queste cifre sono addirittura superiori a quelle (già mostruose) dello scorso anno: 43 gol in 50 partite di tutte le competizioni.
Ci sarebbe tanto da dire su Gyokeres, sul suo modo di giocare, sulla crescita vertiginosa che ha vissuto negli ultimi due anni. Stavolta, però, vogliamo parlare della sua incredibile storia di mercato. Di come gli osservatori dei grandi club, come dire, non sempre riescono a individuare un talento non ancora pienamente espresso. Oppure, ribaltando la prospettiva, di come i giusti incastri – tattici, ambientali, anche motivazionali – possano cambiare la carriera di un calciatore. Fino a portarlo nell’élite mondiale, anche se fino a poco tempo prima era sostanzialmente uno sconosciuto. A Gyokeres è andata proprio in questo modo: dopo gli esordi in Svezia (con il Brommapojkarna), la prima società ad accorgersi di lui è il Brighton. Siamo nel 2018, Viktor ha vent’anni e viene acquistato per un milione di euro. Dopo gli assaggi con la squadra riserve e le prime gare in Premier League, la società di Tony Bloom decide che lo sviluppo di Gyokeres deve procedere altrove, e così allestisce un prestito al St. Pauli: in Germania, nella stagione in cui scoppia la pandemia, il centravanti svedese mette insieme 26 presenze e sette gol in 2. Bundesliga.
Passiamo all’estate 2020, a un altro prestito. Stavolta Gyokeres si unisce allo Swansea, club di Championship, solo che le cose vanno peggio: l’attaccante svedese gioca poco e non segna. A gennaio 2021, ecco un nuovo cambio di maglia: stavolta è il Coventry a prenderlo, sempre in prestito, e Gyokeres ripaga la fiducia con tre gol in 19 partite (di cui però solo sette dal primo minuto). Niente di clamoroso, viene da dire, ma evidentemente i dirigenti e i tecnici del Coventry percepiscono che acquistare e dare fiducia quel centravanti dal fisico possente può essere un buon investimento. E allora in estate lo riscattano, versando (ehm) 1,2 milioni di euro al Brighton.
Da lì in poi, come dire, la storia prende una piega diversa: in due stagioni con il City, Gyokeres mette insieme 40 gol complessivi; lo Sporting Lisbona – nella persona di Hugo Viana, direttore sportivo illuminato che qualche settimana fa è stato assunto ufficialmente dal Manchester City – si accorge di lui, lo prende per 24 milioni, il tecnico Amorim lo lancia come centravanti titolare e ormai siamo arrivati ai giorni nostri. A questo punto, considerati i numeri snocciolati qualche riga fa, è inevitabile pensare che l’investimento del club portoghese sia destinato a generare una plusvalenza gigantesca. Si dice già che i maggiori club europei sarebbero disposti a versare i 100 milioni della clausola rescissoria inserita nel contratto di Gyokeres, e forse pure a queste condizioni sarebbe un affare. Anche se Gyokeres va per i 27 anni, li compirà a giugno prossimo.
Il punto, come detto in precedenza, sta proprio nel fatto che parliamo di un calciatore esploso tardi, o comunque a un’età più avanzata rispetto ai campioni contemporanei. Insomma: Gyokeres è un’anomalia di sistema, ma è anche un monito, una lezione da mandare a memoria. Non solo ci sono dei grandi calciatori a cui vale la pena dare (più) tempo e fiducia, ma a volte è anche una questione di contingenze favorevoli, di pura e semplice casualità. In fondo, di fatto, Gyokres è stato scartato dal Brighton, da uno dei migliori club al mondo quando si tratta di scovare e valorizzare il talento. Certo, i dirigenti e gli allenatori dei Seagulls avranno sicuramente sbagliato qualcosa, nella gestione centravanti svedese. Ma non è il caso di fargliene una colpa. In certi casi, semplicemente, non era destino.