Come lo Stoccarda è diventato il serbatoio della Nazionale tedesca

Il secondo posto dello scorso anno può sembrare un exploit isolato, ma la realtà è ben diversa.

Come il Borussia Mönchengladbach che fece fuori l’Inter ai gironi nel 2020, come l’Union Berlino che ha fatto da comparsa nella scorsa edizione, come l’Eintracht Francoforte eliminato agli ottavi dal Napoli di Spalletti o come il Wolfsburg 2021 di cui non si ricorda nessuno, anche lo Stoccarda all’apparenza ha quell’aspetto di squadra da mezza classifica di Bundesliga che imbrocca la stagione buona, si qualifica in Champions League, porta a casa il suo percorso e i suoi soldi e poi, per un po’, non si fa più vedere ad altissimi livelli. È un pensiero piuttosto diffuso e che ci può anche stare, per certi versi. Eppure, rispetto a tutte le altre squadre citate, lo Stoccarda, questo Stoccarda, sembra avere qualcosa di diverso. A partire dal fatto di aver concluso una stagione con 73 punti, per altro davanti al Bayern Monaco. Lo stesso Bayern, più o meno che da undici anni consecutivi vinceva il campionato.

E poi lo Stoccarda è la squadra che, tra tutte quelle a cui è riuscita un’impresa di questo tipo, è risalita partendo dal punto basso. Solo nel giugno 2023, infatti, ha evitato la terza retrocessione in sette anni battendo l’Amburgo allo spareggio – un playout stradominato, per la verità, con un risultato complessivo di 6-1 e senza mai dare la sensazione di essere inferiore. e che, nel 2022, aveva evitato il terzultimo posto solo grazie a un colpo di testa del suo leader, pilastro e capitano Wataru Endo in pieno recupero all’ultima giornata contro il Colonia. Insomma, i presupposti perché lo Stoccarda fosse o sia considerato un fuoco di paglia c’erano tutti. Anzi, ci sono ancora, visto che il calendario segna ancora la data del 22 ottobre e ci sono sette mesi abbondanti di stagione in cui può succedere qualunque cosa.

C’è anche da dire che la sorte ha avuto un certo peso, nell’exploit dello Stoccarda. Un esempio? Il tecnico Sebastian Hoeness è arrivato dopo due esoneri nella stessa stagione (2022/23), quello di Pellegrino Matarazzo a dicembre e quello di Bruno Labbadia a inizio aprile, con la squadra ultima in classifica e firmando un contratto che lo stesso club specificò essere valido «fino al 30 giugno 2025, sia per la Bundesliga che per la Zweite». Malignamente, ma neanche troppo, viene da pensare che, nella testa dei dirigenti dello Stoccarda, Hoeness – nipote di Uli e figlio di Dieter – fosse un allenatore con cui ricostruire, per l’ennesima, volta un nuovo progetto partendo dalla seconda serie. In effetti Hoeness non è che avesse dimostrato chissà cosa: al di là dell’etichetta di raccomandato che portava appiccicata addosso per via del suo cognome, nel suo curriculum c’erano due campionati chiusi a metà classifica con l’Hoffenheim, un grande 4-1 contro il Bayern durante la sua annata d’esordio – sotto gli occhi dello zio Uli, naturalmente – e un titolo di 3.Liga, conquistato nel 2020 alla guida della seconda squadra del Bayern. Stop, fine delle trasmissioni.

Guai, però, a pensare che quanto successo l’anno scorso sia solo frutto del caso e delle contingenze. La stagione 23/24, tra l’altro, era partita con  la cessione di tre pilastri della squadra – Endo al Liverpool, Mavropanos al West Ham e Borna Sosa all’Ajax – per un incasso complessivo di 50 milioni di euro, più o meno. Per non parlare di Sehrou Guirassy: per tutta l’estate 2023 è stato sul punto di andare via, è rimasto quasi controvoglia, ha fatto 30 gol in altrettante partite e oggi continua a segnare anche al Borussia Dortmund, che lo ha portato via per neanche 20 milioni pagando la clausola rescissoria presente nel suo contratto. Ecco, proprio l’ottimo rendimento di Guirassy con un’altra squadra dimostra che i giocatori dello Stoccarda 2023/24 sono davvero migliorati e cresciuti. Questo è il merito più grande di Hoeness, ma anche di chi ha dato la possibilità di lavorare in un contesto sereno, cosa che dalle parti della MHPArena – il nuovo nome del Neckarstadion di Stoccarda – non si vedeva da tempo.

La vita interna allo Stoccarda era infatti caratterizzata da correnti interne che andavano in contrasto tra di loro e da lotte durissime, da grandi figure che circolavano intorno alla società senza che si capisse bene quale ruolo avessero (Sami Khedira, tra gli altri) e soprattutto dall’ingombrante figura di Sven Mislintat, l’ex capo scout che fece grande il Dortmund di Klopp, tanto abile nello scovare i talenti quanto controverso nel rapportarcisi, come dimostrano le fallimentari esperienze con Arsenal e Ajax e pure le difficoltà che sta avendo a Dortmund. Il rendimento sportivo altalenante ha reso un inferno gli anni in cui la società si è affidata a Thomas Hitzlsperger nel ruolo di amministratore delegato: quando al suo posto è stato chiamato un manager come Alexander Wehrle, con esperienze tra Colonia, nazionale e anche Lega calcio tedesca (la DFL) l’aria è iniziata a cambiare.

Nel dicembre 2022 dal Paderborn è arrivato il direttore sportivo Fabian Wohlgemuth, al primo incarico di tale rilievo dopo anni in squadre di seconda serie o lavorando nelle giovanili. Con lui, e a partire dall’estate 2023, il progetto sportivo dello Stoccarda ha iniziato ad avere un senso completamente diverso, a partire dallo sfoltimento di un organico che poteva contare su un’infinità di potenziali talenti pescati dal nulla alla, ma che finivano per essere bruciati dopo poche partite. Stiamo parlando di giocatori rimasti anonimi come Klimowicz Kuol, Mola, Sankoh, Perea, Beyaz, Coulibaly o Massimo: tutta gente voluta da Mislintat, tutta gente giovane e magari promettente che però non ha dato nulla al club.

Lo scorso anno, Hoeness ha potuto lavorare con un gruppo che già si conosceva – a partire dalla coppia di centrali formata da Anton e da Ito, ceduti in estate rispettivamente al Dortmund (per 22 milioni) e al Bayern (quasi 30 milioni) – più altri aggiunti in corso d’opera, come il suo pupillo Angelo Stiller, già allenato al Bayern II e all’Hoffenheim. Nel cuore del centrocampo lo ha affiancato Atakan Karazor, in rosa dal 2019 (e oggi capitano), e così si è formato un duo completo da ogni punto di vista, confermatissimo anche per la stagione 24/25. E infatti Stiller è arrivato a esordire in Nazionale in occasione della pausa di ottobre.

A proposito: da quando è arrivato Hoeness, ben otto calciatori dello Stoccarda hanno giocato la prima partita con la Mannschaft. E non stiamo parlando di giocatori già formati, che brillavano in altri club e che sono stati pagati a peso d’oro: Chris Führich è stato acquistato nel 2021 – quando aveva 23 anni, si era fatto notare nel Dortmund II e nel Paderborn ma non aveva mai giocato in Bundesliga – e col tempo è diventato un esterno di grande impatto, al punto che Nagelsmann ha deciso di portarlo con sé agli Europei. Insieme a lui c’erano anche il già citato Anton e soprattutto Deniz Undav, preso un anno fa dal Brighton in prestito e riscattato – per oltre 25 milioni di euro – dopo i 18 gol e i dieci assist accumulati nella scorsa stagione. La sua è una storia di crescita costante e di duttilità: in sei delle ultime otto stagioni, che fosse prima o seconda divisione belga con l’Union St. Gilloise o in precedenza nelle serie minori tedesche con SV Meppen o TSV Havelse, ha segnato almeno 16 reti; l’anno scorso ha mostrato il meglio di sé come spalla di Guirassy, ma ha saputo anche sostituire il centravanti guineano come riferimento offensivo. 

Qualche immagine della grande stagione di Undav

Ben diverso, invece, è il discorso che riguarda Maximilian Mittelstädt, il quarto giocatore dello Stoccarda convocato per Euro 2024 – e quello che ha fatto anche più minuti, visto che  è stato il terzino sinistro titolare di Nagelsmann. A maggio 2023, infatti, Mittelstädt retrocedeva in Zweite con l’Hertha Berlino, di cui non è mai riuscito a essere un titolare in pianta stabile nonostante una concorrenza mediocre. Sembrava impensabile che un giocatore del genere potesse arrivare anche solo a giocare stabilmente in Bundesliga, eppure Hoeness – che lo conosceva dai tempi dell’Under 19 dell’Hertha Zehlendorf, succursale dell’Hertha Berlino – lo ha messo nel contesto ideale per riuscire a sfruttare la sua dote migliore: la corsa in avanti. Lo Stoccarda lo ha pagato soltanto mezzo milione, oggi vale almeno trenta volte quella cifra. E il merito è di Hoeness, che ne ha saputo esaltare le caratteristiche grazie a un gioco aggressivo, a un baricentro tenuto sempre alto – anche a costo di rischiare delle imbucate.

Anche il terzino destro Josha Vagnoman, il già citato Stiller e l’esterno offensivo Jamie Leweling — che prima di arrivare a Stoccarda nell’estate 2023 veniva da una stagione anonima con l’Union Berlino, mentre ora gioca e segna in Nazionale – hanno esordito con la Mannschaft. E poi c’è Alexander Nübel, da qualche anno etichettato come erede di Neuer per la sua fisicità e per lo stile dei suoi interventi, su cui il Bayern ha puntato forte nel 2020 dopo averlo visto esordire nello Schalke. Non sembra un caso, quindi, che il Bayern abbia deciso di blindarlo con un rinnovo fino al 2029 e lasciarlo poi in prestito a Stoccarda fino al 2026, anno in cui sembra che Neuer possa ritirarsi – o almeno questa è la percezione dei giornalisti tedeschi.

A questa ossatura di matrice tedesca si aggiunge anche il talento di Enzo Millot, arrivato a Stoccarda nel 2021 e che oggi indossa la maglia numero 10 della Francia Under 21: anche lui, come Führich, è arrivato a Stoccarda per un paio di milioni e oggi ha una valutazione venti volte superiore. Millot è in grado di giocare in qualsiasi ruolo sulla linea dei centrocampisti come su quella dei trequartisti, e appartiene a pieno titolo a quel gruppo di ragazzi che in una sola stagione hanno cambiato totalmente la loro prospettiva di carriera, grazie a una chimica perfetta tra allenatore e squadra. A Stoccarda, quindi, un ambiente che era al limite della depressione calcistica ha cambiato totalmente registro grazie alle idee, alla voglia di proporre calcio e di imporlo a qualsiasi avversario. Thiago Motta ha detto che a Madrid, in casa del Real, lo Stoccarda non meritava di perdere: parere comune a chiunque abbia visto quella partita. Il tutto con la sesta rosa più giovane della Champions League per età media, composta da giocatori che vengono dal basso e che ora giocano sui palcoscenici più importanti. No, non può essere solo frutto del caso.