Perché gli straordinari numeri della difesa della Juventus non sono una sorpresa

Thiago Motta ha sempre lavorato partendo dalla fase di non possesso, e l'ha fatto (benissimo) anche in bianconero.

È la prima volta nella sua storia che la Juventus non subisce gol nelle prime sei partite di Serie A. Il fatto che sia successo nella stagione d’esordio di Thiago Motta – e non con Allegri, con Capello, con Lippi, con Trapattoni – può sembrare sorprendente, probabilmente anche antistorico, ma la realtà è che dovevamo aspettarcelo. Chi ha seguito la carriera dell’allenatore italobrasiliano, infatti, sa benissimo che la sua fama/reputazione di tecnico giochista, cioè di tecnico ossessionato dal possesso palla e da una visione offensiva del gioco, non corrisponde alla realtà. O, quantomeno, è vera solo in una certa parte, una parte piccola e laterale. Motta, infatti, ha sempre lavorato sulle sue squadre a partire da concetti difensivi radicati, anche esasperati se vogliamo. Ok, il suo è un modo di difendere ambizioso, non passivo, che si nutre di pressing e di movimenti coordinati per chiudere le linee di passaggio, più che di baricentro basso e di blocchi al limite dell’area. Ma ciò non toglie che lo Spezia, il Bologna e oggi la Juve di Motta siano state costruite a partire dalla volontà di concedere il meno possibile agli avversari.

Nella Juve 2024/25, questa volontà si esprime in molti modi diversi, e in fondo è questa la vera grande novità portata da Motta: la squadra bianconera sa adattare i suoi principi difendivi agli avversari di turno, nel senso che sa alternare un pressing intenso e uno più contenitivo, sa orientarsi sull’uomo così come è in grado di andare a sporcare le linee di passaggio, il tutto senza rinunciare mai a distanze corte e a muovere i centrali, soprattutto Bremer, quando c’è da andare a marcare un attaccante di grande impatto fisico, o comunque di qualità.

È andata così contro la Roma e contro Dobbyk e contro Soulé, è andata così contro il Napoli e contro Lukaku – non a caso, viene da dire, quelle contro Roma e Napoli sono state le due partite in cui il centrale brasiliano ha offerto le sue prestazioni più brillanti. Proprio Bremer è l’unico difensore che Motta ha schierato sempre da titolare. Certo, sulle scelte del tecnico bianconero hanno pesato anche le contingenze, prima tra tutte l’infortunio di Gatti. Ma è vero pure che l’ex centrale del Torino deve essere considerato come l’uomo-simbolo del nuovo corso bianconero, quantomeno dal punto di vista puramente difensivo.

È andata piuttosto bene anche contro Vitinha

Se guardiamo ai numeri e al modulo di gioco, in fase difensiva la Juventus di Motta è sempre partita dal 4-4-2, con il trequartista centrale – di solito Koopmeiners – a supporto di Vlahovic nella prima pressione. I movimenti a rompere la linea di Bremer e gli scompensi numerici che possono determinarsi contro squadre che giocano con tre centrocampisti vengono sempre compensati dal grande lavoro dei due interni, che in qualche modo devono avere sempre la lucidità necessaria per capire dove occorre posizionarsi. Anche Locatelli, al di là di un evidente miglioramento in fase di costruzione, sta beneficiando di questo cambiamento: il suo dinamismo – più concettuale che puramente fisico – si sposa benissimo con l’approccio di Motta. Anche agli esterni è richiesto grande sacrificio: sia Yildiz – un altro giocatore schierato sempre da titolare, come Bremer – che il laterale scelto di volta in volta per giocare a destra devono accorciare il campo in avanti e poi rinculare a fisarmonica per evitare l’inferiorità in fascia. Per fortuna di Motta e della Juve, però, anche questo meccanismo sta funzionando piuttosto bene. E la scelta di confermare/acquistare dei calciatori in grado di svolgere questo doppio compito senza perdere lucidità – lo stesso Yildiz, Nico González, Conçeicão – va esattamente in questa direzione.

Insomma, i zero gol subiti dalla Juve di Motta non sono un caso: sono la conseguenza di scelte chiare sia in fase di mercato che sul campo di allenamento. Sono il primo frutto di un lavoro che è iniziato – è stato raccontato, è stato venduto – con altre etichette, ma che in realtà è andato in una certa direzione fin dal primo giorno. E la direzione è quella di creare una squadra che difendesse in modo diverso dal passato, ok, ma non per questo meno efficace. Ecco, sta andando esattamente così. E dovevamo aspettarcelo.