Jamal Musiala è capitato alla Germania nel momento giusto

Cioè quando la Mannschaft aveva bisogno di svecchiarsi dopo due eliminazioni consecutive nella fase a gironi dei Mondiali.

Quando Jamal Musiala ha firmato il suo primo contratto da professionista con il Bayern Monaco, aveva 18 anni e otto giorni. Era un giovane talento in rampa di lancio, con enormi margini di crescita: chiunque lo avesse visto giocare almeno una volta già allora aveva capito che quel ragazzino dal fisico minuto poteva fare ciò che voleva con la palla. Del resto se due superpotenze calcistiche come Germania e Inghilterra danno vita a una vera lotta per aggiudicarsi un adolescente da portare in Nazionale non lo fanno per caso. Ecco, ora che lo vedete scambiare il pallone con un altro talento generazionale come Wirtz, facendo impazzire le difese avversarie, pensate che in un qualche universo parallelo Musiala divide il campo con Bellingham dopo essere stato suo compagno nelle rappresentative giovanili: beh.

Comunque, le realtà terrena ha visto Musiala propendere per la Germania. Scelta dettata dalle sue radici, considerando che, mentre il papà è nigeriano, la mamma è tedesca e lui è nato a Stoccarda. L’Inghilterra fa parte della sua vita perché è stata casa della sua famiglia dai sette ai 16 anni, ma nel momento in cui, nell’estate 2019, il Bayern Monaco lo ha soffiato al Chelsea, le sue prospettive sono inevitabilmente diventate tedesco-centriche. Non serve nemmeno ricordare quante leggende del Bayern abbiano contribuito a forgiare la grande Mannschaft nel corso dei decenni. 

Da quando Musiala ha firmato il suo primo contratto professionistico, sono passati tre anni e qualche mese. Nel marzo del 2021 più di qualcuno sosteneva che offrire cinque milioni di euro (lordi) a un ragazzino che stava solo affacciandosi ai livelli più alti del calcio fosse una mezza follia, così come regalargli uno slot nei 26 convocati per Euro 2020 fosse una scelta oltre il mero merito sportivo. Quell’opera di convincimento, portata avanti dall’allora ct Joachim Löw e dal direttore sportivo della nazionale Oliver Bierhoff, è stato l’ultimo capolavoro della loro esperienza ultradecennale, prima però che si concludesse in maniera ingloriosa.

Insomma, Jamal Musiala è capitato alla Germania proprio quando la Germania aveva disperato bisogno di uno come lui. Un giovane di personalità capace di portare freschezza in un movimento che d’improvviso si è ritrovato a essere vecchio, troppo ancorato a principi del passato, che contrariamente a quanto capitava fino al decennio scorso non è più stato avanguardia. Semmai era diventato l’esatto opposto, se esiste un opposto. Il Mondiale in Qatar dell’autunno 2022 è stato lo specchio di quel momento di crisi. Prime Video ha seguito l’avventura – anzi: il fallimento – della Nazionale guidata da Hansi Flick passo per passo, mostrando i dubbi sulle strategie proposte dal ct — tra l’altro, in un passaggio che ha fatto molto discutere, durante una riunione tecnica video Kimmich muove una critica molto diretta sulla scelta di giocare con la difesa a quattro che ricorda sinistramente quanto accaduto all’Italia di Spalletti a Euro 2024. Paragone non casuale, con numerose assonanze: scarso feeling tra giocatori e idee dell’allenatore, confusione in campo, mancanza di una chiara applicazione dei principi, errori più che banali.

E poi c’era Musiala, che silenziosamente stava scalando sempre di più le gerarchie, al punto da diventare un titolare in pianta stabile. Fino a quel momento non era mai stato considerato un inamovibile, ma inevitabilmente lo è diventato. Dopo il deludente 4-2 contro la Costa Rica che, abbinato alla sconfitta della Spagna contro il Giappone, ha sancito la seconda eliminazione consecutiva ai gironi in un Mondiale, il pensiero ricorrente era pressappoco questo: la Germania se lo merita di uscire così, ma Musiala no.

Qatar 2022 è stato il suo secondo grande torneo giocato con la Nazionale dopo aver fatto da comparsa agli Europei tre anni fa. La scelta di non schierarlo non era legittimata sul campo, visto che, nel Bayern, Flick non lo faceva giocare per dargli un contentino o per fargli fare minuti, una frase fatta quando si parla di giovanissimi che entrano in prima squadra, ma perché lo credeva davvero utile alla causa. E lo era davvero. Quella chimica tra allenatore e giocatore è emersa anche in Qatar, peccato che Jamal sia stato il solo a percepirla davvero. Tant’è vero che Flick è stato esonerato in autunno e sostituito da Julian Nagelsmann. Appena insediato, il nuovo ct ha fissato subito i suoi capisaldi: Musiala e se possibile Wirtz, poi il resto vediamo.

Euro 2024 è solo il primo di tanti grandi eventi che gioca con la 10 sulla schiena, ricalcando le orme di chi ha fatto la storia della Germania. Anche questa è una manifestazione di grande personalità, quella che Musiala ha sempre avuto, ma che ora sta canalizzando sempre di più per affermarsi come star internazionale. Un esempio banale potrebbe essere quel three to the Dome che mima esultando dopo ogni gol, portando le tre dita alla tempia. Un tributo a Carmelo Anthony, leggenda nonché decimo miglior marcatore di sempre della NBA. Ha messo in soffitta per un po’ la M mimata con la mano con cui festeggiava di solito, sostituendola con una celebrazione più iconica, internazionale e ormai anche sdoganata, soprattutto dopo che lo stesso Carmelo ha commentato un suo post con una gif dell’esultanza. Quant’è vero che il talento riconosce il talento.

 

 

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Che poi è probabilmente la stessa cosa che chiunque ha pensato nel momento in cui, qualche anno fa, è diventata virale la foto di Jamal e Jude Bellingham con la maglia della Nazionale inglese. Erano piccoli e per certi versi lo sono ancora, considerando che davanti hanno potenzialmente altri 15 anni di carriera, ma già adesso sono i principali rappresentanti del nuovo che avanza. Quest’anno Bellingham, con i traguardi raggiunti da protagonista indiscusso del Real Madrid, ha temporaneamente messo la freccia, ma ciò a cui ci si avvia potrebbe essere un dualismo destinato a segnare una generazione. Entrambi classe 2003, entrambi uomini-franchigia di due top club, di due tra le Nazionali più importanti al mondo, entrambi numeri 10 che si sono già affrontati vis a vis numerose volte anche in Bundesliga, quando Bellingham era del BVB. Va da sé che i commenti “Jamal is better than Jude” o viceversa – a seconda del tifo – siano all’ordine del giorno sotto ogni post che li riguardi. La differenza per ora la fa l’iconicità prorompente dell’inglese, quella a cui Musiala sta ancora lavorando, anche se siamo proprio alle inezie.

Il tabellone di Euro 2024 potrebbe metterli di fronte in finale: mentre l’Inghilterra ha sulla carta il cammino più semplice, con la Svizzera ai quarti e poi eventualmente una tra Turchia e Paesi Bassi in semifinale, la Germania dall’altra parte deve prima misurarsi con la Spagna e poi, eventualmente, con una tra Francia e Portogallo. Insomma, Jamal deve battere il suo quasi omonimo Yamal e poi come, se non bastasse, uno tra Mbappé e Cristiano Ronaldo. Ma in fondo sono proprio queste le sfide che consacrano i fuoriclasse: quando battono altri fuoriclasse.

La Spagna in questo senso di fuoriclasse ne ha più che altro a centrocampo (Rodri), ma la sfida più che affascinante con altri due esterni d’attacco come Nico Williams e Yamal è senza dubbio il grande tema, la sfida nella sfida su cui molto probabilmente si giocherà poi la partita. A prescindere da chi ci sarà dall’altra parte, se Wirtz o Sané – ma tanto l’avvicendamento nella ripresa è scontato a prescindere da chi sarà titolare, come avvenuto nelle partite precedenti – le responsabilità dell’attacco tedesco saranno soprattutto sulle spalle di Musiala, che interpreta il ruolo in modo unico. Ciò che gli chiede Nagelsmann è di stringere la sua posizione, di far collassare le difese per creare spazio o per la sovrapposizione sempre profonda del terzino, oppure di andare in uno-contro-uno quando ne ha la possibilità, da quella che è la sua zona di comfort massima, l’half-space al limite dell’area. Quella zona da cui può mirare con il destro con una precisione ormai chirurgica, considerando che in stagione segna un gol ogni due tiri totali. D’altronde non si va per due anni di fila in doppia cifra per caso, soprattutto alla sua età. 

A proposito di segnare: i tre gol realizzati a Euro 2024 rendono Musiala il miglior marcatore del torneo al pari di Schranz, Mikautatdze e Gakpo. Lo ha fatto con un totale di appena 1.00 xG, ma d’altronde il suo pregio migliore è rendere facili le cose che sembrano difficili, addentrarsi negli spazi stretti e uscirne con una soluzione. Con la sua freschezza, Musiala è riuscito a svecchiare la Germania, a renderla nuovamente competitiva e attrattiva. Lui forse non aveva bisogno della Germania, ma non c’è alcun dubbio che la Germania avesse bisogno di lui.