Guida agli Europei – Girone F

La presentazione di Portogallo, Repubblica Ceca, Georgia e Turchia.

Portogallo
Il 9 gennaio 2023, Roberto Martínez è stato nominato ct del Portogallo. Da allora la Seleção ha vinto tutte le dieci partite del proprio girone di qualificazione – 39 gol fatti e appena due subiti – ed è stata sconfitta solo in amichevole dalla Slovenia, un anno e due mesi dopo l’insediamento del tecnico spagnolo. E allora cosa ci impedisce di inserire i portoghesi nel tier delle reali favorite alla vittoria finale? Probabilmente il fatto di non aver mai giocato contro un avversario di livello medio-alto, una circostanza che si ripeterà almeno fino alla prima partita della fase a eliminazione diretta del torneo. Le sei gare terminate in goleada contro Lichtenstein, Lussemburgo e Bosnia (29 reti complessive) ci hanno raccontato qualcosa che già sapevamo, e cioè l’abbondanza di alternative e soluzioni di un reparto offensivo probabilmente mai così ricco e ben assortito, ma non sono state lo stress test necessario per capire limiti e potenzialità reali di una squadra che si aspetta tanto da Rafael Leão, João Félix, Gonçalo Ramos. E da tutti gli altri giocatori chiamati a essere all’altezza della leadership di Cristiano Ronaldo. A proposito di CR7, giunto al suo passo d’addio (ma sarà vero?) con la Nazionale: a fine marzo, João Cancelo ha rilasciato un’intervista a RTP Notícias in cui ha sottolineato come Ronaldo sia «un giocatore importante per noi, ma la Nazionale non dipende solo da lui perché abbiamo molti giocatori di talento in squadra». Queste dichiarazioni non solo hanno creato clamore e polemiche in Portogallo, ma hanno anche squarciato il velo di Maya su una situazione che nessuno aveva avuto il coraggio di affrontare. E cioè che, per la prima volta negli ultimi vent’anni, il destino del Portogallo calcistico potrebbe non dipendere per forza dallo stato di forma e dalle lune del suo totem, tanto più che nel 4-3-3 di Martínez (che all’occorrenza può trasformarsi in un 4-1-3-2 o in un 4-1-4-1) il giocatore-chiave sembra essere diventato quel João Palhinha che, con la sua sola presenza, rende sostenibile un modulo in cui Bruno Fernandes e Bernardo Silva sono le due mezzali incaricate di connettere il tridente offensivo al resto della squadra.

Repubblica Ceca 
La Repubblica Ceca è una squadra quasi del tutto priva di grandi stelle, non a caso Soucek e Schick sono di gran lunga i giocatori più riconoscibili a disposizione del ct Ivan Hasek, ma ha anche un’ossatura giovane, proiettata al futuro: Hlozek e Jurasek sono dei talenti in ascesa, anzi proprio l’Europeo in Germania potrebbe offrirgli una buona vetrina in vista del prossimo calciomercato. Certo, va detto che siamo molto lontani dai tempi di Nedved e Poborsky, di Cech e Rosicky e Baros: la Cechia può puntare agli ottavi di finale e poi sperare in un incrocio favorevole, ma da quel punto in poi non ci sono grandi speranze. Almeno per quest’anno.

Georgia 
Se c’è una squadra per cui la frase «esserci è già una vittoria» ha un senso, questa è la Georgia che Willy Sagnol ha portato per la prima volta alla fase finale di un Europeo. L’epica gara di spareggio contro la Grecia vinta ai calci di rigore ci ha mostrato tutto quello che sarà lecito aspettarsi dai georgiani in Germania, quindi Kvicha Kvaratskhelia ma non solo: il 3-5-2 da battaglia di Sagnol si regge, infatti, sull’inamovibilità di Mamardashvili in porta e sulla linea a tre guidata da capitan Kashia , sorretta nelle lunghe fasi di difesa posizionale dai due esterni a tutta fascia, Kakabadze e Shengelia, che hanno anche il compito di accompagnare il gioco del campo con le loro infinite corse senza palla . In attacco, accanto a Kvara, Sagnol ha dato fiducia e minuti a Budu Zivzivadze, ma il ritorno di Georges Mikautadze al Metz dopo i mesi grigi all’Ajax ha riconsegnato al ct uno degli attaccanti più interessanti del panorama europeo. E se ci fosse da mettere palloni in mezzo c’è Giorgi Kvilitaia pronto a entrare per aiutare a fare la storia. Come quella notte di fine marzo a Tbilisi.

Turchia 
Vincenzo Montella è alla guida di una squadra con tanti elementi di qualità: Cahlanoglu e Güler, naturalmente, ma anche Enes Ünal, Orkun Kökçü e quel Kenan Yildiz che ha manifestato il suo talento proprio con la Nazionale senior. Insomma, dopo tanti anni la Turchia può legittimamente coltivare qualche ambizione. È anche una questione di entusiasmo: al netto del pesante 1-6 in amichevole contro l’Austria, Montella ha messo insieme risultati importanti e un gioco sofisticato, offensivo, che ha riacceso l’ambiente intorno alla sua squadra. E poi in Germania ci saranno tantissimi immigrati e/o turchi di seconda generazione, quindi sarà come giocare in casa.