Nell’estate del 1970 il “vecchio” Ken Rosewall — all’epoca 35enne, un’età notevole per i canoni dello sport di quel tempo — tornò in finale a Wimbledon 14 anni dopo l’ultima volta. L’australiano non aveva mai vinto lo Slam sull’erba inglese, e il giorno della partita decisiva il pubblico era tutto dalla sua parte. Tanto che il suo avversario — un altro australiano, John Newcombe, dieci anni più giovane di lui — arrivò a chiedersi: «Perché mi odiano tutti?». Non odiavano Newcombe: semplicemente, come spesso avviene nel tennis, tifavano per lo sfavorito, per l’underdog. Purtroppo la favola non ebbe il suo lieto fine: la freschezza di Newcombe fu determinante in una partita che si protrasse fino al quinto set, 5-7 6-3 6-2 3-6 6-1, ma Rosewall continuò a provarci e a giocare e a vincere, tanto che nel 1972 — a 37 anni, un mese e 24 giorni — conquistò per la quarta volta gli Australian Open. Quel trionfo è tuttora il più longevo nella storia del tennis. Rosewall, tra l’altro, tornò in finale a Wimbledon anche nel 1974, a quasi 40 anni, ma a quel punto stava già cominciando una nuova era, quella di Jimmy Connors.
Se la finale maschile di Wimbledon 1970 racchiude in sé tutte queste storie, ancor più incredibile fu quella femminile, vinta da un’altra australiana, Margaret Smith Court, contro la statunitense Billie Jean King. Due soli set in un’epoca in cui però non esisteva ancora il tie break, e quindi venne fuori un 14-12 11-9 in due ore e 28 minuti, per decenni la finale femminile dei Championships più lunga di sempre, ora superata dalle due ore e 46 minuti che servirono a Venus Williams per sconfiggere la connazionale Lindsay Davenport in tre set nel 2005. «Una delle finali più drammatiche mai viste a Wimbledon», come la definì il telecronista John Barrett, la prima trasmessa a colori e non più in bianco e nero, ma anche una tappa decisiva per il primo Grande Slam femminile dell’era Open, realizzato proprio quell’anno da Smith Court, la tennista più vincente di sempre, 24 Slam in singolare come Novak Djokovic.
Mentre sui campi in erba di Wimbledon — come spesso accade — si scriveva la storia, nel 1970 nasceva sempre in Gran Bretagna il più importante brand di SUV di lusso al mondo: Range Rover. E da quest’anno Range Rover sarà Official Vehicle Partner di Wimbledon per una partnership tra due iconiche istituzioni britanniche di luxury ed eleganza. Una flotta di veicoli Range Rover, tra cui le nuove Range Rover e Range Rover Sport electric hybrid plug-in, sarà a supporto dei trasferimenti dei giocatori, dei loro team e degli ufficiali di gara per tutta la durata dello Slam (1-14 luglio). Le auto saranno ricaricate presso l’All England Lawn Tennis Club utilizzando energia elettrica rinnovabile al 100%, un passo d’avvicinamento in più verso l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2030 dell’All England Club. Il brand Range Rover sarà inoltre presente sui display che mostreranno la velocità del servizio sul campo centrale e sul campo numero 1 del torneo.