La Bundesliga 23/24 ha riscritto la storia del calcio tedesco. Basterebbe pensare e dire che il Bayer Leverkusen ha conquistato il suo primo titolo in assoluto, e che questo successo ha interrotto una striscia di undici (!) vittorie del Bayern Monaco, nuovo record delle cinque leghe top (Premier, Liga, Serie A, Bundes e Ligue 1). Lo stesso Bayern è finito addirittura al terzo posto, anche dietro lo Stoccarda. Ma ci sono tanti altre statistiche interessanti: tornando al Bayern, per esempio, era addirittura da 13 anni che non finiva fuori dalle prime due posizioni della classifica. La stagione in questione era quella 2010/11, all’epoca i bavaresi erano vice-campioni d’Europa in carica – l’Inter di Mourinho e Milito aveva vinto il Triplete togliendolo proprio al Bayern – e avevano una rosa davvero strana.
No, non stiamo esagerando con gli aggettivi. Basta consultare Wikipedia e Transfermarkt per rendersene conto: il tecnico Louis van Gaal era stato – inevitabilmente – confermato dopo l’ottima stagione precedente, e insieme alla dirigenza aveva avallato una campagna acquisti all’insegna dell’immobilismo. All’Allianz Arena, nell’estate 2010, arrivarono infatti solo i giocatori reduci da prestiti – un giovanissimo Toni Kroos, Breno, Ottl – e furono ceduti Luca Toni, Christian Lell, José Sosa. Anche a gennaio andò più o meno allo stesso modo: il Bayern formalizzò un solo acquisto vero, Luiz Gustavo dall’Hoffenheim in cambio di 17 milioni di euro, e gli addii di Demichelis, Van Bommel e del terzino olandese Braafheid. La conseguenza di quelle scelte fu una rosa, come detto, davvero strana. Il termine giusto sarebbe squilibrata: in porta c’erano il 36enne Butt, Sattelmaier e Kraft; c’erano cinque difensori di ruolo e non tutti affidabili, ovvero Lahm, Breno, Van Buyten, Contento e Badstuber; a centrocampo Van Gaal poteva contare su Luiz Gustavo, Schweinsteiger, Tymoshchuk, Pranjić, Ottl e sulle prime apparizioni di Kroos; il reparto offensivo era composto da tre centravanti di ruolo (Mario Gómez, Olic, Klose), tre esterni (Robben, Ribery, Altintop) e ovviamente Thomas Müller.
I risultati di questo Bayer disfunzionale furono, appunto, disfunzionali: terzo posto in Bundesliga dietro Borussia Dortmund e Bayer Leverkusen, con ben dieci punti di distacco dalla squadra di Klopp; miglior attacco del campionato con 81 gol ma anche 40 reti subite, addirittura 18 in più rispetto al BVB; eliminazione in Coppa di Germania in semifinale, per mano dello Schalke; eliminazione in Champions League contro l’Inter, per altro al termine di un doppio confronto ricco di emozioni: a San Siro finì 1-0 per il Bayern con gol di Gómez al 90esimo, poi però a Monaco la squadra di Leonardo impose la sua qualità fin dai primi minuti, andò in vantaggio con Eto’o, si fece rimontare da Gómez e Müller e poi si prese la qualificazione con Sneijder e Pandev. A fine anno, inevitabilmente, Van Gaal fu esonerato e sostituito con Heynckes. E la nuova gestione partì con l’innesto di un nuovo portiere e tre difensori: Neuer, Jerome Boateng, Rafinha e Alaba furono acquistati e/o inseriti in prima squadra. Non a caso, viene da dire.